Ippopotami a elevato rischio estinzione: l’Africa lancia l’allarme

Fabrizio Grasso
03/08/2022

Dieci nazioni africane hanno chiesto di inserire questi giganti nell’elenco delle specie a rischio estinzione elevato a causa del bracconaggio ma anche della crisi climatica.

Ippopotami a elevato rischio estinzione: l’Africa lancia l’allarme

Gli ippopotami sono a rischio estinzione sempre più elevato. Bracconaggio e crisi climatica stanno infatti decimando la popolazione mondiale, che ora non supera le 130 mila unità. Per questo motivo, Togo, Gabon, Mali e altre sette nazioni dell’Africa occidentale hanno proposto di inserirli nella prima appendice di Cites, la Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione. A novembre, infatti, Panama ospiterà la nuova Cites Cop per fare il punto su flora e fauna selvatiche a rischio.

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Tutti i rischi per gli ippopotami dovuti a bracconaggio e crisi climatica

Fra gli animali terrestri più pesanti e imponenti al mondo, gli ippopotami sono da tempo vittime dei bracconieri. Oltre alla carne pregiata, sono infatti molto gettonati i denti in avorio. Si stima, come ha riportato il Guardian, che fra 2009 e 2018 circa 77.500 parti di animali siano state commerciate in tutto il Pianeta. Un elemento che, sommato alla costante crisi climatica e alla perdita del loro habitat, ne ha ridotto sensibilmente la popolazione. Per questo 10 nazioni dell’Africa occidentale, tra cui Gabon, Mali e Togo, hanno proposto di alzare l’asticella dell’attenzione al livello massimo. Si richiede infatti alla Cites si inserirli nell’appendice I, che si rivolge agli animali che necessitano tutela assoluta.

Dieci nazioni dell’Africa chiedono di inserire gli ippopotami fra le specie a rischio estinzione elevato per bracconaggio e crisi climatica.
Gli ippopotami sono fra i mammiferi più imponenti del pianeta (Getty)

Già dal 2016, gli ippopotami sono nella lista rossa dell’IUCN come “specie vulnerabile”, ma non è ancora sufficiente. Rebecca Levinson, co-presidente del gruppo di specialisti di ippopotami per l’organizzazione, ha espresso grande preoccupazione per la loro sopravvivenza. «La minaccia maggiore è il degrado del loro habitat», ha dichiarato al Guardian. «Necessitano di acqua dolce, entrando in conflitto anche con l’uomo che se ne serve per l’agricoltura e l’energia elettrica». Nei vari scontri con gli esseri umani in Africa occidentale, che causano vittime su entrambi i fronti, ad avere la peggio però sono spesso gli animali, che negli ultimi 20 anni hanno sensibilmente ridotto la loro presenza nell’area.

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L’efficacia di una riserva naturale e il caso della Colombia

La proposta è ora al vaglio del segretario di Cites che fornirà nei prossimi giorni una valutazione del caso. Qualora gli ippopotami dovessero rispettare i requisiti per l’inserimento in appendice I, sarà sottoscritta una raccomandazione basata sulle prove degli esperti. Eppure, secondo alcuni, sarebbe sufficiente la realizzazione di un’area protetta. «Un’ampia vegetazione consentirebbe una facile ripresa», ha spiegato Keenan Stears, ecologista dell’Università di Santa Barbara e da anni impegnata nel parco nazionale Kruger, in Sudafrica. «Qualsiasi area protetta aumenterebbe rapidamente il loro numero». Il quotidiano britannico ha inoltre posto l’attenzione sul caso della Colombia. In America Latina infatti si trovano ancora diversi esemplari un tempo parte della collezione privata di Pablo Escobar. È difficile però che un eventuale atto coinvolga anche tali ippopotami, che molti considerano una specie invasiva nell’ecosistema da eliminare.

Dieci nazioni dell’Africa chiedono di inserire gli ippopotami fra le specie a rischio estinzione elevato per bracconaggio e crisi climatica.
Gli ippopotami sono sempre più a rischio estinzione in Africa (Getty)