Apple potrebbe ridurre la produzione di iPhone 13 di circa dieci milioni di dispositivi. A rivelarlo Bloomberg. Colpa delle difficoltà legate al reperimento dei chip per computer. Un problema che ha indotto la Casa Bianca, senza mezzi termini, a spiegare che «ci saranno cose che i cittadini non potranno ottenere», soprattutto in vista del Natale». Apple avrebbe dovuto immettere sul mercato circa 90 milioni di modelli entro il 2021, cifra che verrà ridimensionata in seguito alle difficoltà riscontrate dai fornitori di chip Broadcom e Texas Instruments nel reperire i componenti. La notizia, circolata nella giornata di martedì, ha contribuito al calo delle azioni di Apple del 1,2 per cento, valore che si pensa possa scendere ulteriormente nell’immediato futuro, a causa delle ripercussioni dell’annuncio non solo negli Stati Uniti, ma anche in Asia. A ciò bisogna aggiungere i timori di un impatto persistente del Covid sull’economia e le indicazioni della Federel Reserve che ha previsto un tasso di inflazione per il 2021 pari al 4,2 per cento. Oltre il doppio rispetto al dato diffuso negli scorsi mesi.
Apple, la crisi dei chip evidente già a luglio
Già a luglio, d’altronde, Apple subito un rallentamento nella crescita dei ricavi, attribuendolo alla difficoltà di reperire chip per la produzione su larga scala di Mac e iPad. Un disagio che non avrebbe risparmiato gli iPhone. Un problema di ampio raggio, scaturito anche da una ripresa post Covid caotica, scandita da carenze di manodopera, prodotti, componenti e, addirittura, energia. A cui non si sottraggono i produttori di automobili. L’assenza di semiconduttori ha determinato una contrazione della produzione nel 2021 di circa 7,7 milioni di veicoli. E molte fabbriche hanno dovuto alzare bianca a causa della mancanza di componenti, specie in Cina e Corea del Sud. Saracinesche abbassate che hanno implementato i ritardi su scala globale.
Per questo la Casa Bianca ha immediatamente avvisato gli americani circa la possibilità di trovare scaffali vuoti e prezzi più alti. «Speriamo che molti beni siano sostituibili con altri prodotti simili. Non credo ci sia motivo per farsi prendere dal panico, anche se avvertiamo un senso di scoramento. Ci vuole solo pazienza per superare un periodo che ci auguriamo sia breve», ha detto un funzionario. L’amministrazione Biden, intanto, ha creato una task-force che si riunisce con cadenza settimanale e al cui vertice c’è John Porcari, veterano del comparto trasporti. Lo stesso Biden ha in programma di incontrare nella giornata di oggi i massimi dirigenti dei colossi di vendita al dettaglio Walmart e Home Depot, insieme ai sindacati e ai rappresentanti delle parti interessate, per studiare insieme una strategia efficace.
Carenza di manodopera, i problemi del Regno Unito
La questione, in termini leggermente diversi, riguarda anche Regno Unito. A Felixstowe, alcune navi provenienti dall’Asia sono state respinte per l’insufficienza di camionisti e, quindi, di mezzi che caricassero il contenuto delle portacontainer. AP Moller-Maersk, la più grande compagnia di settore al mondo, ha raccontato che i container non venivano caricati e restituiti in tempi celeri, a causa della mancanza di manodopera, generando un grande arretrato. Il problema naturalmente si riflette sull’approvvigionamento di cibo e il relativo aumento dei prezzi, e che ha indotto il primo ministro Boris Johnson a nominare un nuovo consigliere, David Lewis, ex amministratore delegato di Tesco, con l’obiettivo di venire a capo della difficile situazione.