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Il Passaro solitario

Nato a gennaio per sostenere le ragioni dei ristoratori contro le chiusure, nel tempo ha abbracciato posizioni sempre più estreme. Fino all’arresto di uno dei suoi leader. La storia di #IoApro, movimento pronto a sbarcare in politica e tra i protagonisti degli scontri di sabato 9 ottobre a Roma.

12 Ottobre 2021 13:4912 Ottobre 2021 13:51 Giovanni Sofia
La storia del movimento Io Apro, nato per sostenere le esigenze dei ristoratori e sabato in piazza durante le proteste no Green Pass.

Dagli appelli a misure più ragionevoli, in grado di andare incontro alle esigenze dei ristoratori piegati dalle chiusure, ai selfie dentro la sede Cgil, appena vandalizzata. In mezzo, c’è la cronaca dell’assalto, minuziosamente documentata in un video ancora disponibile sulla sua pagina Facebook. In sottofondo cori e insulti, tra gli altri al segretario del sindacato Maurizio Landini, con cui ad aprile, senza mascherina, invece posava in foto. Tra i 12 arrestati dopo i disordini di sabato scorso a Roma, compare anche Biagio Passaro, figura di spicco di #IoApro. Stanchi delle disposizioni governative, compatti dietro i loro “ambasciatori”, i membri del movimento nei mesi scorsi, da DiMartedì a Non è l’Arena passando per Dritto e rovescio, avevano sfilato davanti alle telecamere. Rifiutavano qualsiasi etichetta politica, figuriamoci la violenza, si dicevano animati esclusivamente dalla voglia di tornare a lavorare, attività loro impedita da norme anti-covid giudicate troppo stringenti.

#IoApro: multe e divieti aggirati, la storia del movimento

Per questo aggiravano i divieti e incassavano multe, come accaduto al ristorante Regina Margherita in via Santo Stefano, a Bologna, tra i primi ad alzare le saracinesche in barba alle misure in vigore. «Ho collezionato otto multe, una è stata fatta a una cliente, un’altra mentre ero in Trentino, ma abbiamo 20 avvocati che difenderanno pure le esigenze di chi sceglie di venire nei nostri locali», diceva Passaro. Parole riportate da Scatti di gusto, rivista di settore finita nel mirino del movimento perché insieme a Enrico Mentana aveva raccontato delle liste nere che giravano sulle app di messaggistica. In sostanza, inviti a boicottare trattorie e ristoranti pro-Green pass. L’accusa, piuttosto pesante, venne respinta da #IoApro con un comunicato urgente diramato il 6 agosto: «Mendace e diffamatoria la notizia diffusa da Enrico Mentana sul suo profilo social e dalla pagina Facebook Scatti di gusto. Noi di #Ioapro chiediamo solo di poter lavorare, siamo contro il Green pass ma nessuno chiederà mai di lasciare recensioni negative a quei ristoranti che lo accettano. Sarebbe una follia, noi non abbiamo alcuna intenzione di dividere le categorie dei ristoratori, speriamo solo che tutti possano lavorare dopo un periodo che ci ha economicamente e psicologicamente martoriati».

Umberto Carriera, il padre di #IoApro

Il comunicato era firmato da Umberto Carriera, proprietario di sei ristoranti a Pesaro e altro padre del movimento. Fu lui a crearlo nel mese di gennaio, spiega Domani, per reclamare attenzione ed esprimere dissenso nei confronti dei Dpcm dell’allora premier Giuseppe Conte. Gli appelli raccolsero immediatamente il sostegno e la solidarietà social di Matteo Salvini. E più in generale della Lega, con l’appoggio manifestato su Instagram anche dall’ex sottosegretario ai Trasporti Armando Siri. Era l’epoca dell’Italia ancora stretta nella morsa del Covid, divisa in zone gialle e arancioni, e, soprattutto, con i locali serrati. Anche per questo la popolarità fu immediata, come le ospitate nei salotti della tv. Dove, insieme a Carriera tra i più presenti c’era Momi El Hawi, 34 anni fiorentino, titolare di cinque ristoranti distribuiti tra Italia (tre) ed Egitto (due). Da Pesaro alla Toscana, passando per l’Emilia, quindi, la battaglia si allargò a macchia d’olio, come il malessere per ristori inconsistenti rispetto a fatturati ben più elevati.

 

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Un post condiviso da Armando Siri (@armandosiri)


Ne derivarono sit-in e manifestazioni in tutta Italia, compresa quella del 12 aprile a Roma. Qui El Hawi fu fermato dalle forze dell’ordine. «A un certo punto hanno cercato di levarmi di mezzo, forse perché sono il leader un po’ spirituale della protesta, hanno cercato di portarmi via di peso. Sto pensando di denunciare il fatto, va bene porgere l’altra guancia ma io ieri sono stato male e sto ancora male», raccontò al Riformista. «Restiamo uniti, non accettiamo episodi di violenza. Siamo persone che lavorano, non criminali. Siamo qui in piazza senza vessilli, vogliamo sederci a un tavolo e ottenere risposte concrete».

#IoApro, le critiche di Passaro a Salvini e Forza Italia

Richieste sistematicamente disattese evidentemente, al punto che in un altro post, appena cinque giorni dopo, Passaro criticò l’atteggiamento di Salvini e di Forza Italia: «Il fenomeno di Salvini che ieri spadroneggiava sui risultati, deve stare muto e rassegnato. I risultati ottenuti non sono frutto del suo paniere, perché lui e la sua bella Lega, Forza Italia hanno votato contro i due emendamenti della Camera. Si sono palesemente astenuti, per non perdere la poltrona e dire sì a Draghi. Mi riferisco al primo, in cui si votava per le aperture già ad aprile: in fascia gialla locali aperti a pranzo e cena, zona arancione solo a pranzo. Il secondo in cui si votava per redistribuire in sostegni i cinque miliardi destinati al cash back». Un colpo basso inaccettabile, che lo ha portato a definirli «codardi e vergognosi», quindi la precisazione: «A favore ha votato solo Fratelli d’Italia».

Gli esponenti di #IoApro pronti a scendere in politica

È stata forse l’ultima illusione politica a crollare, mentre, con il passare dei giorni, le strutture tornavano operative e il nuovo nemico da combattere si era rapidamente trasformato nel Green Pass. Con toni e slogan decisamente diversi, almeno a leggere Carriera: «Se c’è da morire, da sacrificarsi per il popolo italiano, moriremo».

Dovevamo dare un CHIARO SEGNALE.
100.000 persone a Roma: papà, mamme, nonni, lavoratori, studenti, partite iva, personale ospedaliero.

Ritirate il GREEN PASS per i lavoratori.
Avete ancora 6 giorni per farlo.

Se c’è da morire, da sacrificarsi per il popolo, moriremo. pic.twitter.com/mvNTLbHHet

— Umberto Carriera (@UmbertoCarriera) October 9, 2021

Il provvedimento, infatti, a loro dire, rimane lesivo della libertà di scelta, un limite per i lavoratori, contro cui occorre fare qualcosa di concreto. E subito. Magari entro il 2023, ha scritto Passaro sui Facebook, commentando le Amministrative 2021: «Con il 55 per cento degli Italiani scontenti davvero si può ribaltare il sistema. È la forza imparagonabile del Popolo, quello che si è rotto il BIPPPPPPP di tutti. Noi di #IoApro vogliamo rendere questa missione fattibile, partendo dal basso e percorrendo la salita insieme a tutti i nostri concittadini scontenti, delusi, arrabbiati».

 

Poi l’annuncio: «Abbiamo bisogno di tutti voi per iniziare a creare una squadra per il 2023. Seguiteci sulla pagina #IoApro scrivetemi in privato al mio indirizzo email». L’appuntamento è «per sabato 9 a Roma Piazza del Popolo alle 15, iniziamo nella roccaforte di questi farabutti». Il finale è storia nota.

 

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