Un gruppo di scienziati potrebbe aver trovato il modo per invertire le lancette dell’orologio biologico. Dagli Stati Uniti arriva infatti la notizia di una scoperta che potrebbe rivoluzionare la vita umana, rallentando l’invecchiamento e aiutando a combattere malattie come cancro e Alzheimer. Sperimentato per ora solo sui topi da laboratorio, lo studio avrà bisogno di nuove analisi prima di poter ipotizzare un test sulle cellule umane. «Siamo in una fase precoce», hanno dichiarato gli esperti al Guardian. «Ripetere gli esperimenti sugli umani è tutt’altro che semplice, ma le prospettive sono interessanti».
NEW: In vivo partial #reprogramming by OSKM expression is effective in delaying natural #aging-related molecular and physiological phenotypes @KristenBrowder @genentech @salkinstitute https://t.co/H3qnHC6dfT
— Nature Aging (@NatureAging) March 7, 2022
Il contrasto all’invecchiamento si basa sul lavoro del premio Nobel Yamanaka
La ricerca, disponibile sulla rivista Nature Aging, è opera di un team statunitense capeggiato da Heinrich Jasper dell’azienda Genentech. Con lui hanno collaborato scienziati del Salk Institute della California e del San Diego Altos Institute sotto la guida di Juan Carlos Izpisua Belmonte. Gli esperimenti hanno riguardato topi da laboratorio di età compresa fra 12 e 15 mesi, corrispondente ai 35-50 anni di un uomo. Durante la ricerca, gli esperti hanno somministrato agli animali una miscela di quattro molecole ideata dal premio Nobel per la medicina nel 2012 Shinya Yamanaka. Lo scienziato nipponico scoprì infatti che tale composto è in grado di invertire l’invecchiamento e riportare le cellule adulte allo stadio di cellule giovani, fondamentali per creare quasi tutti i tessuti organici del corpo umano.

Dopo un periodo di 7-10 mesi, i topi hanno mostrato segni di ringiovanimento nella pelle e persino un netto miglioramento della funzione renale. Diverso il caso per gli esemplari più adulti – corrispettivi degli 80enni umani – per cui l’impatto è stato comunque visibile ma minimo. Nonostante l’ottimo successo, alcune situazioni hanno portato alla formazione di teratomi, grumi di tessuto all’origine del cancro. «Difficile dire se ci sarà mai un’applicazione sull’uomo», ha detto al Guardian Tamir Chandra dell’università di Edimburgo. «In teoria, invertire l’invecchiamento è possibile, ma è ancora troppo presto per dirlo».
L’inversione dell’invecchiamento può portare a grumi cancerogeni
Il prossimo passo della ricerca è ora quello di studiare il processo in altri periodi e con diversi tempi di dosaggio. Sarà importante anche documentare la reazione delle cavie ad altre combinazioni di molecole, al fine di capire ogni effetto sul loro organismo. «Se alcuni topi hanno presentato grumi cancerogeni, il rischio sull’uomo è ben più alto», ha proseguito Chandra. «Noi siamo portatori di maggiori mutazioni in età avanzata che potrebbero svilupparsi in malattie mortali». Studiarne gli esiti potrebbe aiutare a prevenirle e persino evitarle, ma occorreranno mesi e nuove risorse.