Il futuro è già qui: il mercato italiano dell’intelligenza artificiale ha chiuso un 2022 da record, raggiungendo 500 milioni di euro, con una crescita del 32 per cento in un solo anno. Di questi soldi, il 73 per cento è stato commissionato da imprese italiane (365 milioni) e il 27 per cento ha riguardato export di progetti (135 milioni). È quanto emerso dalla ricerca dell’Osservatorio Artificial Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano. Questo è il risultato più alto da quando l’Osservatorio ha iniziato la stima (2018), «per di più senza il traino di obblighi o incentivi pubblici e in un periodo di grande incertezza economica e geopolitica», ha commentato Alessandro Piva, il direttore. «L’intelligenza artificiale sta entrando prepotentemente nel pensiero strategico e nella pratica operativa di imprese pubbliche e private, con impatti sulle prestazioni, sulla struttura di costo, ma anche sul ruolo delle persone».
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Un boom trainato dagli exploit di Dall-E2 e ChatGPT
Il merito di questo momento d’oro del comparto dell’intelligenza artificiale è dovuto ai continui progressi delle macchine e agli exploit di Dall-E2 e ChatGPT: la prima è un sistema di IA che permette di creare immagini e dipinti partendo da un messaggio di testo, mentre la seconda si sta facendo conoscere come un chatbot specializzato nella conversazione con un utente umano. In poche settimane, questi sistemi hanno coinvolto milioni di persone: stando a OpenAI, creatori dei due sistemi, Dall-E2 genera 2 milioni di immagini al giorno, mentre ChatGPT ha raggiunto un milione di utenti dopo soli due giorni. Certamente la strada è ancora lunga sull’applicazione di queste innovazioni nell’ambito industriale, e ci sono Paesi in Europa e nel mondo dove il mercato è molto più florido del nostro: ma il +32 per cento è il segno che l’Italia sta investendo in uno strumento che in futuro sarà sempre più centrale.

Quattro italiani su 10 usano già l’IA sul lavoro, ma restano i timori
A dimostrazione dell’ormai ampia diffusione di questa tecnologia, oggi il 61 per cento delle grandi imprese italiane ha già avviato almeno un progetto di IA, due punti percentuali in più rispetto all’anno precedente e 10 rispetto a cinque anni fa. Tra queste, il 42 per cento ne ha più di uno operativo. Tra le piccole e medie imprese, invece, il 15 per cento ha almeno un progetto di IA avviato (nel 2021 era il 6 per cento) ma quasi sempre uno solo; una Pmi su tre ha però in programma di avviarne di nuovi nei prossimi due anni. E più cresce il mercato, più le persone iniziano a conoscere la nuova tecnologia: secondo l’Osservatorio, il 93 per cento degli italiani ha già sentito parlare dell’intelligenza artificiale, il 55 per cento afferma che l’IA è molto presente nella quotidianità e circa 4 su 10 (37 per cento) nella vita lavorativa. Restano però le perplessità da parte dei cittadini: il 73 per cento ha dei timori legati soprattutto sugli impatti nel mondo del lavoro, in tema di erosione di posti oggi occupati dagli umani. Il 19 per cento della popolazione è invece fermamente contrario all’ingresso dell’intelligenza artificiale nelle attività professionali.

Gli usi estrazione di informazioni dai dati, linguaggi artificiali e…
La quota più significativa del mercato dell’intelligenza artificiale italiano (34 per cento) è legata a soluzioni per analizzare ed estrarre informazioni dai dati, soprattutto per realizzare previsioni in ambiti come la pianificazione aziendale, la gestione degli investimenti e le attività legate al budget. Ma è importante anche l’area di interpretazione del linguaggio, scritto o parlato, la cosiddetta Language AI (28 per cento), tipi di sistemi a cui appartengono i già citati ChatGPT o Dall-E2. Al 19 per cento si segnala poi l’area degli algoritmi che suggeriscono ai clienti contenuti in linea con le singole preferenze. Infine, il 10 per cento del mercato va alle iniziative di Computer Vision, che analizzano il contenuto di un’immagine in contesti come la sorveglianza in luoghi pubblici o il monitoraggio di una linea di produzione. A ogni modo, la gran parte degli utenti deve ancora sperimentare le reali potenzialità delle IA. L’esperienza quotidiana a oggi si concentra infatti sugli assistenti virtuali, in particolare con i chatbot. In futuro, queste intelligenze potranno assorbire le attività ripetitive degli esseri umani, automatizzando il lavoro di routine e diventando così dei validi partner per noi. Sempre che non ci rubino il lavoro.