Di Maio chiama il suo gruppo Insieme per il futuro: tutti i precedenti del nome in politica
Il nome del nuovo gruppo capitanato da Di Maio non è proprio originale. Non solo ricorda il partito di Gianfranco Fini, l’associazione di Montezemolo e la lista Insieme di Santagata, ma negli ultimi quattro anni è comparso per 50 volte alle Amministrative. Senza parlare degli omonimi (o quasi) all’estero.
«The future’s in the air/Can feel it everywhere/Blowing with the wind of change», cantavano gli Scorpions nel 1990. E il futuro è tornato nell’aria anche da queste parti, in particolare nella testa di Luigi Di Maio e degli scissionisti che da ieri sera hanno abbandonato il M5s per creare un nuovo gruppo-partito. Insieme per il futuro lo hanno chiamato, non brillando certo per fantasia e creatività. La scelta infatti non è esattamente originale. Tra l’altro l’uso dei termini ‘futuro’ e ‘insieme’ non è che abbia portato proprio benissimo in politica.
La parentesi finiana di Futuro e libertà e la lista Italia Europa Insieme
Ne sa qualcosa Gianfranco Fini che nel 2010 costituì il gruppo parlamentare Futuro e libertà in seguito a una scissione interna (tanto per cambiare) al Popolo della Libertà. FLI, fondato ufficialmente a Milano nel febbraio 2013, cercò di muoversi (o barcamenarsi) al centro: prima nel Nuovo Polo per l’Italia poi con il progetto Con Monti per l’Italia insieme a Scelta Civica e Unione di Centro. Dopo la batosta elettorale del 2013, Fini e Italo Bocchino fecero le valigie e il nuovo leader Roberto Menia spostò il baricentro verso destra. L’esperienza durò poco: nel 2014 Futuro e libertà venne sciolto. La vocazione centrista non portò bene ai futuristi di allora: Spadafora e Di Maio sono avvertiti. Nemmeno ‘Insieme’ preso da solo ha scritto la storia. Alle Politiche del 2018 fece il suo debutto, all’interno della coalizione di centrosinistra, la lista Italia Europa Insieme, di ispirazione ulivista e guidata da Giulio Santagata. La lista comprendeva il Partito Socialista Italiano, la Federazione dei Verdi e il movimento Area Civica. Alle urne ottenne lo 0,6 per cento, ben al di sotto della soglia di sbarramento del 3. Riuscì però a eleggere al maggioritario il deputato Serse Soverini, ora nel Pd, e il senatore socialista Riccardo Nencini. Nel dicembre 2018 i verdi hanno lasciato il progetto.
Gianfranco Fini (Getty Images).
Italia futura di Montezemolo
Il futuro ispirò anche Luca Cordero di Montezemolo che nel 2009 fondò con Diego Della Valle, Maria Paola Merloni Corrado Passera e Luigi Marino, Italia Futura. L’associazione venne presentata ufficialmente nel 2009. Nonostante gli annunci del presidente, la lista non si presentò alle Politiche del 2013 cessando le attività l’anno successivo.
Negli ultimi quattro anni Insieme per il futuro è comparso 50 volte
Veniamo invece a Insieme per il futuro. Come si legge sul sito I simboli della discordia di Gabriele Maestri, il nome scelto è un usato non garantito. Solo quest’anno nelle liste presentate per le Amministrative figurava quattro volte: è apparso, con simboli ovviamente diversi, sulle schede di Castiglione Messer Marino (Chieti), a San Marco dei Cavoti (Benevento), a Visciano (Napoli), e a Torella del Sannio (Campobasso). Si è riproposto poi con variazioni minime anche a Bagnara Calabra – Insieme per un futuro – e ad Arena (VV) Insieme verso il futuro. E non è tutto. Spulciando nel sito del ministero dell’Interno, negli ultimi quattro anni, compreso il 2022, di liste con lo stesso nome se ne contano 50: otto nel 2021, quattro nel 2020, 34 nel 2019 e le quattro di quest’anno. Liste che hanno incassato al massimo otto voti, più spesso zero.
Dalla Germania alla Russia, i partiti del futuro
Anche all’estero va detto il futuro tira. Ad aprile 2017 in Germania, alcuni studenti tra i 12 e i 13 anni di Xanten, nel Basso Reno, hanno fondato il Zukunftpartei, il partito del futuro. Nel settembre 2020, nonostante la pandemia, hanno partecipato alle elezioni locali con il Partito Social-Conservatore Ambientale (SKU). «Sfortunatamente, la maggior parte dei membri era ancora troppo giovane per potersi candidare alle elezioni. Quindi potevamo competere solo nella metà dei distretti», si legge sul sito. A questo si è aggiunta la difficoltà di una campagna elettorale sotto pandemia. Il risultato? Nessun eletto in consiglio comunale. «Per noi, però, solo partecipare alle elezioni è stato un grande successo», hanno messo in chiaro, dicendosi comunque soddisfatti. Cambiando continente si registra un Partito del Futuro nuovo in Thailandia. Fondato nel marzo 2018 su un programma progressista è stato sciolto dalla Corte costituzionale nel 2020.
Alexei Navalny (Getty Images).
In Egitto il Partito del Futuro della Nazione, fondato nel 2014, alle elezioni del 2020 si è imposto come prima forza politica con il 55 per cento dei seggi in Parlamento. Appoggia naturalmente al Sisi. Il Partito del futuro turco, di orientamento islamico conservatore, è stato fondato nel 2019 dall’ex primo ministro Ahmet Davutoğlu dopo la rottura con Recep Tayyip Erdoğan. Non va dimenticato poi Russia del Futuro, creato nel 2018 da Alexei Navalnye dichiarato nel 2021 dal tribunale amministrativo di Mosca ‘organizzazione estremista’. In Israele esiste invece lo Yesh Atid (C’è un futuro), fondato nel 2012 da Yair Lapid, ex giornalista e oggi ministro degli Esteri israeliano. Coincidenze?