Senza insetti il mondo che conosciamo rischia di scomparire

Redazione
12/04/2023

Sono alla base della catena alimentare, formidabili impollinatori, mantengono pulito il suolo rimettendo in circolo nutrimento per le piante. Ecco perché un mondo senza insetti sarebbe catastrofico. L'ennesimo allarme lanciato dal biologo Dave Goulson autore di Silent Earth.

Senza insetti il mondo che conosciamo rischia di scomparire

Come sarebbe un mondo senza insetti? Praticamente invivibile. Lasciando per un momento da parte il dibattito tutto italico sulla farina di grilli e le crociate contro forme più sostenibili di alimentazione, il destino dell’uomo resta profondamente legato a quello di questi animali spesso sottovalutati, sconosciuti e ‘fastidiosi’ (ne sono note ‘solo’ 1,1 milioni di specie ma al mondo potrebbero essercene cinque volte di più). Un mondo invisibile che però permette all’ecosistema di funzionare. Ne è convinto il biologo britannico Dave Goulson, professore all’Università del Sussex, autore di Silent Earth. Firmatario con altri 20 mila scienziati di tutto il mondo di un appello per evitare «sofferenze diffuse e perdita catastrofica di biodiversità» pubblicato nel 2017 sulla rivista Bioscience, parlando a Libération nota come in questi anni nulla, o quasi nulla, sia cambiato. L’apocalisse degli insetti – e non solo – è ancora dietro l’angolo.

Senza insetti il mondo che conosciamo rischia di scomparire
Verosimilmente potrebbe essere scomparso il 90 per cento degli insetti che popolavano la Terra un secolo fa (Getty Images).

Il ruolo centrale degli insetti nella catena alimentare, nell’impollinazione e nel mantenimento del suolo

Senza questi animali infatti si spezza irrimediabilmente la catena alimentare. Gli insetti infatti rappresentano il nutrimento della maggior parte di uccelli, pipistrelli, ragni, lucertole, pesci.  Oltre a svolgere la fondamentale funzione di impollinatori. Come ricorda Goulson, l’80 per cento delle specie vegetali dipende per la riproduzione dalla loro attività. Non solo: tre quarti delle nostre colture calerebbero senza impollinatori: frutta, verdura, cioccolato e caffè. Riuscirebbero a sopravvivere solo le specie vegetali che si affidano al vento: grano, orzo, riso e mais. Ma le funzioni degli insetti non si esauriscono qui: coccinelle, vespe, forbici tengono sotto controllo altri insetti parassiti come gli afidi. Puliscono e aerano il terreno, riciclano legno, foglie ed escrementi di animali. Rimettendo in circolo i nutrimenti necessari alle piante. Per questo «un mondo senza insetti sarebbe un disastro», quasi difficile da immaginare.

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Un calabrone (Getty Images).

Un mix letale di fattori: dai pesticidi alla distruzione dell’habitat

Alcuni effetti della diminuzione di insetti sono già visibili. «Le popolazioni di uccelli stanno diminuendo drasticamente. In Inghilterra, tra il 1967 e il 2016, il numero di pigliamosche neri è diminuito del 93 per cento. Altri uccelli molto comuni hanno subito la stessa sorte, come la pernice grigia (-92 per cento), l’usignolo (-93 per cento) o il cuculo (-77 per cento)». E anche la nostra dieta ne sta risentendo: uno studio pubblicato a dicembre «stima che il 3-5 per cento della produzione globale di frutta, verdura e noci vada perso in tutto il mondo a causa del calo del numero di impollinatori, portando a un eccesso di mortalità di 427 mila persone l’anno». Se gli effetti della scomparsa di molti insetti sono sotto gli occhi di tutti, più complicato risalire alla sua causa anche in mancanza di studi a lungo termine. Per esempio poco si sa del loro declino in Sudamerica o in Africa dove per altro i numeri potrebbero essere preoccupanti vista la distruzione dell’habitat causato dalla deforestazione. Verosimilmente potrebbe essere scomparso il 90 per cento degli insetti che popolavano la Terra un secolo fa, prima dell’avvento dei pesticidi e dell’agricoltura industriale (l’allarme sugli effetti dei pesticidi venne lanciato in tempi non sospetti – era il 1962 – dalla biologa Rachel Carson nel suo Silent Spring). Una cosa è certa: sebbene le cause  siano diverse, tutte sono legate all’uomo. Dalla distruzione dei loro habitat all’uso di pesticidi sempre più pericolosi come i neonicotinoidi che colpiscono il sistema nervoso degli insetti (api in particolare) alterandone quello immunitario e che sono 7 mila volte più tossici del Ddt, vietato ormai in molti Paesi. Anche l’inquinamento luminoso uccide miliardi di esemplari, senza parlare del climate change. Tutti questi «fattori di stress», sottolinea Gouson, si accumulano lasciando praticamente senza scampo gli insetti. Solo poche specie riescono ad adattarsi o addirittura a trarre vantaggio dalla presenza dell’uomo. Ma attenzione: sono scarafaggi, zanzare, mosche o cimici dei letti.

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Un calabrone su un papavero (Getty Images).