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Sentimenti di zanzara

Al contrario di quel che si crede, gli insetti sarebbero in grado di provare paura, felicità e dolore al pari degli altri animali. Dai test sulle api agli studi sulle mosche, ecco come gli scienziati hanno ribaltato i convincimenti del passato.

30 Novembre 2021 09:38 Camilla Curcio
Gli insetti, al contrario di molte teorie formulate in passato, sarebbero in grado di provare emozioni e sentimenti

Per quanto possa sembrarci strano, anche gli insetti pare siano in grado di provare emozioni. La teoria si sta facendo sempre più spazio nel panorama scientifico. Proprio come un essere umano, scarafaggi, api e cimici si troverebbero a fare i conti con una gamma diversificata di stati d’animo. Dalla gioia alla sorpresa, dalla depressione allo spavento, fino al dolore. E sebbene nessun ricercatore sia ancora riuscito a imbattersi in una zanzara nostalgica o una cavalletta felice, l’idea di una sensibilità analoga a quello dei mammiferi non sembra così assurda. Lo studio della loro attività cerebrale avrebbe dimostrato come questi animali, da sempre erroneamente considerati simili a dei robot, sarebbero provvisti delle capacità intellettuali che consentirebbero loro di provare sensazioni e, di conseguenza, reagire agli stimoli. «Se un’ape finisce in una ragnatela e il ragno si avvicina rapidamente a lei attraverso la rete non è escluso che i tentativi di fuga siano innescati da un’emozione», ha spiegato alla BBC Lars Chittka, docente a capo di un gruppo di ricerca della Queen Mary University di Londra, «Mi risulta difficile pensare che, in una situazione ad alto rischio come questa, l’ape non provi neppure un briciolo di paura».

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Gli insetti provano emozioni, come nasce lo studio

Il primo a dare il via a questi studi è stato Scott Waddell, docente di neurobiologia all’Università di Oxford. Quando, nel 2001, mise insieme il suo team, aveva un obiettivo semplice: scoprire se le mosche fossero in grado di accorgersi d’essere affamate. Col passare del tempo, le ricerche sull’intelligenza degli insetti si sono evolute e l’interesse degli esperti si è esteso anche ad altre sensazioni, facendo sì che la prospettiva di calabroni e farfalle potenzialmente dotati di un repertorio emozionale non fosse più etichettata come eretica. «Ho sempre creduto che negli animali soggetti a privazioni si verificassero dei cambiamenti fisiologici evidenti», ha sottolineato Waddell. «Non mi sono, però, mai preso la briga di chiamarle emozioni perché credevo che questa definizione mi avrebbe messo nei guai. E invece, prima che me ne rendessi conto, tutti i miei colleghi stavano già usando quella parola da cui io mi tenevo alla larga». Sebbene siano sempre più frequenti, tuttavia, questi studi rimangono complessi e ben lontani da un risultato definitivo. Perché fornire testimonianze incontrovertibili sull’emotività di queste specie rimane un’operazione complicata e discernere i loro cambiamenti d’umore continua a mettere alla prova gli esperti. 

I test sulle api, così gli insetti provano emozioni

Seppur nell’incertezza, sono state diverse le sperimentazioni che hanno lanciato segnali sulla probabile attendibilità dell’ipotesi. È il caso dei test dell’entomologa Geraldine Wright sull’umore delle api. Divise in due gruppi, il primo è stato scosso vigorosamente per simulare l’attacco di un predatore, il secondo, invece, è stato lasciato in pace a godersi una gustosa bevanda zuccherina. Per capire se queste esperienze avessero influito sul loro benessere, Wright le ha esposte a odori nuovi, a cui non erano state abituate. Quelle felici avevano allungato la bocca verso un ulteriore spuntino, quelle traumatizzate, invece, sembravano amareggiate e ciniche. Una sensazione simile a quella di un uomo esasperato, con bassi livelli di serotonina e dopamina. Sostanze che potrebbero essere individuate anche nell’organismo di diversi insetti come responsabili di esasperazione, esaltazione o abbattimento. «Ovviamente, non si tratta di un discorso valido per tutti perché le api sono animali insolitamente sociali: la vita comunitaria nell’alveare è impegnativa e le spinge a sviluppare un intelletto fuori dal comune».

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Gli insetti hanno modi diversi di esternare i sentimenti

C’è anche chi, ovviamente, valuta la possibilità che gli insetti siano capaci di provare emozioni ma non abbiano strumenti per esprimerle. O, comunque, le veicolino in un modo diverso dal nostro e quindi poco intellegibile. Ecco, dunque, che quelli che per millenni abbiamo considerato versi, potrebbero tranquillamente essere la ‘traduzione sonora’ della rabbia o della felicità. Così come le variazioni di colore in esemplari come i coleotteri. Ma i risultati più sorprendenti sono quelli legati ai moscerini della frutta: il report del professor Greg Neely, esperto di genomica, mette nero su bianco la loro tendenza a provare un dolore persistente, che dura anche dopo la guarigione delle ferite fisiche subite. «È paragonabile a uno stato d’ansia, che li porta a convivere con un dolore cronico», ha ribadito. «Credo non riguardi solo loro. Alla fine, l’architettura del cervello e i neurotrasmettitori negli insetti hanno caratteristiche molto simili tra loro e non sarebbe strano ritrovare questi comportamenti altrove».

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