Secondo un recente studio dell’Università di Chicago inquinamento e povertà influirebbero sul sesso dei neonati. La ricerca, condotta su poco meno della metà della popolazione statunitense (150 milioni di persone) e su tutta quella svedese (10 milioni), ha preso in considerazione un centinaio di fattori che inciderebbero sul rapporto numerico tra i due generi. I risultati avrebbero dimostrato che l’inquinamento da mercurio, cromo e alluminio favorirebbe un aumento delle nascite di maschi, mentre quello da piombo incrementerebbe la percentuale femminile. Non solo. Tra gli elementi che condizionano il sesso dei nascituri ci sarebbero anche la maggiore o minore esposizione alle attività agricole, l’uso di agenti chimici, lo stress e l’indigenza.
Il primo step di una sperimentazione più capillare
«Abbiamo stilato una lista di fattori sospetti su cui indagare e tutti sembrano fornire prove credibili ma siamo molto lontani da un verdetto definitivo e accertato», ha spiegato al Guardian Andrey Rzhetsky, alla guida del team che si è occupato del lavoro. «Il nostro report evidenzia semplicemente una serie di correlazioni tra determinati fattori e il rapporto tra i sessi dei neonati, non parliamo affatto di relazioni causa-effetto. Occorre ancora tempo per esaminare, eventualmente, la reazione delle sostanze chimiche sulle cellule e verificare con accuratezza possibili collegamenti». Esclusi dalla lista, invece, rimangono per ora la stagione in cui i piccoli nascono, la temperatura e le condizioni atmosferiche, il tasso di criminalità e la disoccupazione.

Una discrepanza potenzialmente legata alla diversa reazione degli ormoni
In genere, il sesso di un bambino viene determinato al momento del concepimento. L’intervento della componente ormonale, tuttavia, può scombinare gli equilibri, determinando un sesso invece che un altro. «La fisiologia ormonale potrebbe essere ‘manipolata’ da forze esterne», ha sottolineato Rhzetsky. Pubblicato sulla rivista Plos Computational Biology, quello della squadra di ricercatori di Chicago è il primo progetto accademico sul tema a prendere in esame agenti inquinanti utilizzando grandi set di dati provenienti da due continenti diversi. Per l’opzione stress o eventi violenti, ad esempio, hanno studiato due casi: l’uragano Katrina nel 2005 e il massacro del Virginia Tech nel 2007. E hanno individuato una sola variazione degna di nota: 34 settimane dopo la sparatoria all’università sarebbero nate molte più femmine che maschi. Per approfondire l’indagine, però, sarebbe necessario studiare le famiglie coinvolte nei due fatti.