Una multa per chi utilizzerà parole straniere all’interno della pubblica amministrazione. Sembra essere questa la via scelta da Fratelli d’Italia per promuovere la lingua italiana, una battaglia che il gruppo di Giorgia Meloni porta avanti fin dall’insediamento al governo. E la proposta di legge è stata anche presentata a Montecitorio, a firma di circa venti deputati di FdI, capitanati da Fabio Rampelli, deputato meloniano e attuale vicepresidente della Camera. Secondo il documento, chiunque utilizzerà termini non in lingua italiana all’interno della pubblica amministrazione rischia «una sanzione amministrativa consistente nel pagamento di una somma da 5.000 euro a 100.000 euro».
La proposta di legge di Rampelli
Agi svela gli otto articoli in cui è divisa la proposta di legge. Se il primo parla di una Repubblica che «garantisce l’uso della lingua italiana in tutti i rapporti tra la pubblica amministrazione e il cittadino», nel secondo si parla di uso «obbligatoria per la promozione e la fruizione di beni e di servizi pubblici nel territorio nazionale». In base a questi due articoli, quindi, la Pa dovrà produrre documenti solo con parole italiane e utilizzarle anche nei luoghi pubblici. Così si passa al terzo articolo in cui sarà obbligatorio sul territorio italiano organizzare manifestazioni, conferenze o riunioni prevedendo «l’utilizzo di strumenti di traduzione per garantire la perfetta comprensione in lingua italiana dei contenuti dell’evento».

Articoli per cariche istituzionali, scuole e università
Nell’articolo 4 si fa riferimento a «chiunque ricopre cariche all’interno delle istituzioni italiane», tenuto a conoscere e ad avere padronanza scritta e orale della lingua. Così come i regolamento che dovranno essere redatti in italiano. E in tal senso subentra l’articolo 5, che rendo obbligatoria la lingua italiana anche nel redigere i contratti. E ancora l’articolo 6 che guarda a scuole e università, le cui «offerte formative non specificamente rivolte all’apprendimento delle lingue straniere devono essere in lingua italiana».
Il Comitato per la tutela dell’italiano
La proposta di legge prosegue con l’articolo 7 in cui si parla di istituire al ministero della Cultura un «Comitato per la tutela, la promozione e la valorizzazione della lingua italiana nel territorio nazionale e all’estero». Nel documento si legge che a presiederlo dovranno essere rappresentanti dell’Accademia della Crusca, della società Dante Alighieri e dell’istituto Treccani, ma anche di diversi ministeri e di membri dei dipartimenti della presidenza del Consiglio e della Rai. L’obiettivo sarebbe quello di promuovere la conoscenza della grammatica, ma anche il corretto utilizzo e la pronuncia delle parole.
La sanzione: da 5 mila a 10 mila euro
E infine l’articolo 8, che parla delle sanzioni. Si legge: «La violazione degli obblighi di cui alla presente legge comporta l’applicazione di una sanzione amministrativa consistente nel pagamento di una somma da 5.000 euro a 100.000 euro». L’obiettivo di Fratelli d’Italia sarebbe di replicare i modelli di Francia e Spagna che da tempo hanno provvedimenti simili. I firmatari scrivono che «in un’ottica di salvaguardia nazionale e di difesa identitaria diventa quanto mai prioritaria la conservazione della lingua italiana» è necessario tutelare la lingua perché «chi parla solo l’italiano oggi rischia il fallimento dell’incomunicabilità, ma il rischio ancora più grande è che si perda la bellezza di una lingua complessa e ricca come la nostra».
