Una 56enne cinese, nella provincia del Guandong, è morta dopo aver contratto l’influenza aviaria. Si tratta del primo caso al mondo per il ceppo H3N8, diffuso dal 2002 dopo l’identificazione negli uccelli acquatici del Nord America. Lo segnala l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha confermato i recenti dati della Commissione sanitaria nazionale della Cina. Si tratta del terzo contagio sull’uomo di questa variante, che però finora non si era dimostrata fatale. Il rischio di una diffusione maggiore e capillare sugli umani resta comunque basso ma, come sostiene l’Oms, è necessario operare una sorveglianza costante. A fine febbraio, una bambina di 11 anni in Cambogia era deceduta dopo aver contratto il ceppo H5N1, il più soggetto alle mutazioni e dunque maggiormente all’attenzione degli esperti.
LEGGI ANCHE: Influenza aviaria, Giappone senza spazio per seppellire uccelli abbattuti
Influenza aviaria, cosa sappiamo del decesso per il ceppo H3N8 in Cina
Secondo l’Oms, la donna aveva contratto l’influenza aviaria di tipo H3N8 lo scorso 22 febbraio. Dopo circa 10 giorni è stata ricoverata per una polmonite in ospedale, dove è morta il 16 marzo. «La paziente si era esposta al pollame vivo molteplici volte prima della malattia», si legge in un comunicato ufficiale. «Molti uccelli selvatici inoltre vivevano attorno alla sua abitazione». Diversi ancora i dubbi sulla fonte del contagio, anche se gli esperti ritengono plausibile che l’infezione derivi da un contatto diretto con il pollame. I casi sull’uomo infatti sono solitamente conseguenza di esposizione diretta o indiretta con esemplari infetti o con un ambiente contaminato. Campioni prelevati nella residenza della donna e nel mercato ortofrutticolo che frequentava aiuteranno gli esperti a capire meglio la diffusione della malattia.

L’Oms ha comunque assicurato che «nessun contatto stretto del caso presenta sintomi di infezione o di malattia al momento della segnalazione». Sulla base di tali informazioni, è plausibile che il virus non abbia la capacità di diffondersi rapidamente fra gli umani. «Il rischio a livello nazionale o persino internazionale è molto basso», hanno confermato gli esperti. «Tuttavia, vista la continua evoluzione dei virus influenzali, occorre una sorveglianza capillare e costante». Pur trattandosi del primo caso letale di influenza aviaria H3N8, non si tratta del primo riscontro su un paziente umano. Nel 2022 si registrarono altri due contagi, seppur con sintomi più o meno lievi. L’influenza aviaria può causare congiuntivite oppure malesseri di tipo influenzale, fino a gravi problemi respiratori. Più raramente può cagionare disturbi a livello gastrointestinale e neurologico.
Non solo H3N8, a febbraio in Cambogia un’11enne è morta per H5N1
Pur trattandosi del primo decesso per il ceppo H3N8, la morte della 56enne cinese non rappresenta un unicum per l’influenza aviaria nel 2023. Il 22 febbraio infatti una bambina cambogiana di 11 anni aveva perso la vita dopo aver contratto la variante H5N1, circolante dal 1997 e più diffusa fra le varie specie. Come sottolinea un report dell’Iss, questo ceppo ha una maggiore capacità di mutazione rapida, tanto da aver acquisito la capacità di infettare più specie, tra cui l’uomo. Anche l’influenza aviaria H5N1 ha bisogno di un contatto fra la persona e l’animale infetto in quanto non è in grado di diffondersi fra gli umani. Ciononostante, l’allerta resta massima. Secondo l’Oms, negli ultimi 20 anni si sono registrati 873 casi in 21 Paesi con 458 decessi.
LEGGI ANCHE: Aviaria, negli Usa misure drastiche per abbattere gli esemplari infetti