Spazzatura alla porta

Camilla Curcio
06/07/2021

Indonesia, Filippine e India sono da tempo alle prese con gravi problemi legati ai rifiuti. Da un po' di tempo, però, i tre Paesi hanno adottato iniziative per ridurne la quantità e potenziare i meccanismi di riciclaggio.

Spazzatura alla porta

L’educazione alla sostenibilità passa attraverso lo sforzo collettivo di istituzioni e cittadini. Soprattutto in paesi come l’India, le Filippine e l’Indonesia, dove la sovrapproduzione di spazzatura – e il suo accumulo lungo le strade – ha creato non pochi problemi di igiene. In questi Paesi, governi e residenti stanno provando a studiare programmi utili a ridurre gli sprechi, puntando a uno stile di vita sempre più green.

L’Indonesia e un futuro sostenibile

Negli ultimi anni l’attenzione dell’Indonesia verso la salvaguardia dell’ambiente è aumentata. Nonostante il Paese abbia ancora grossi problemi (nel 2015 la rivista Science mise Bali al secondo posto tra le capitali peggiori nella gestione dei rifiuti di plastica), soprattutto nelle piccole comunità sono aumentate le iniziative per mantenere i quartieri puliti e individuare soluzioni per uno smaltimento rapido. È il caso di Sukamiskin, quartiere della città di Bandung. Sui marciapiedi non c’è traccia di pattume, come di cassonetti pubblici, rimossi per evitare che i residenti li usassero.

Grazie all’intervento della Biotechnology and Bioscience Development Foundation, dal 2018 i cittadini hanno familiarizzato con un sistema circolare di gestione dei rifiuti che ha la sua base operativa nella Maggot House, un centro di smaltimento fuori città. È proprio lì che finisce l’organico (in genere, resti di cibo) che, accuratamente separato e ritirato porta a porta, viene ridotto in mangime per i vermi. Che, una volta morti, vengono essiccati e trasformati in fertilizzante o cibo per il bestiame, la cui carne viene consumata dagli uomini. Riportando il ciclo esattamente al punto in cui era iniziato. «Bandung ha un rapporto complicato con i rifiuti», ha spiegato a Vice Dedy Dharmawan, responsabile della Bandung Environment and Health Agency, «Stavano iniziando a invaderci. L’unica soluzione era insegnare ai residenti come gestire la situazione in maniera creativa». I risultati non si sono fatti attendere: rispetto al 2019, nel 2021 Bandung ha ridotto di un terzo la quantità di spazzatura dirottata verso le discariche.

L’impegno delle Filippine contro l’abuso di plastica

Anche altri Paesi si sono dotati di centri di smaltimento dell’organico, come le Filippine. A Maimpis, piccolo villaggio nei pressi di San Fernando, squadre di tricicli riempiono le strade tre volte a settimana per ritirare la spazzatura che le famiglie hanno differenziato. «Giriamo di casa in casa, ci spostiamo ovunque, per mostrare il metodo più corretto per gestire gli scarti», ha raccontato Marilen Malabanan, responsabile delle operazioni. San Fernando si è avvicinata a iniziative eco-friendly nel 2011, grazie alla partnership con Mother Earth Foundation. Oggi tutti i 35 villaggi della città sono provvisti di materiale e strutture per la raccolta e il riciclo, e in genere il cibo viene convertito in compost o fertilizzante. Quanto alla plastica, invece, dal 2014 è stato vietato l’uso di contenitori di polistirolo per i takeaway, ed è stato anche ridotto l’impiego dei sacchetti. «Nessuno ha spinto i cittadini a vivere secondo un regime a impatto zero», ha aggiunto Maricon Alvarez, manager della fondazione, «Sono stati loro a cercare una soluzione e noi li abbiamo aiutati a trovarla».

L’India ha ancora tanto da fare

L’improvvisa urbanizzazione che ha visto protagonista la città indiana di Bengaluru si è accompagnata a un aumento vistoso dell’inquinamento, con rifiuti solidi e liquidi scaricati in maniera indiscriminata nei laghi vicini, con conseguenti danni irreparabili all’ecosistema. Secondo recenti statistiche, Bengaluru produrrebbe ogni giorno dalle 3000 alle 3500 tonnellate di scarti. Una situazione a cui l’organizzazione Hasiru Dala sta cercando di porre rimedio dal 2010, lavorando fianco a fianco con aziende di smaltimento, educando i cittadini alla sostenibilità e attivando operazioni di pulizia dei corsi d’acqua. Partendo da zero, oggi ogni famiglia è arrivata a riciclare più del 50% dell’immondizia prodotta. La strada è ancora lunga.