La regina Elisabetta II è stata uno straordinario collante per il Regno Unito e più in generale per il Commonwealth, ovvero ciò che rimaneva dell’Impero britannico. Adesso toccherà a Carlo III fare i conti con le spinte indipendentiste che hanno ripreso vigore in Scozia, Irlanda del Nord e persino Galles. Ma anche con le richieste di restituzione, da parte di India e Africa, di due diamanti dal valore inestimabile: Koh-i-Noor, incastonato in una delle tiare più belle dei Gioielli della Corona, e la Grande Stella d’Africa, oggi sullo scettro reale. Gli inglesi sono accusati di averle rubate nel periodo coloniale: la versione di Londra (ovvero quella ufficiale) è però diversa e la restituzione è praticamente impossibile.
‘The Koh-i-noor diamond from India sits atop the crown made for the Queen Mother in 1937 and the Great Star of Africa sits in the Queen’s scepter’ pic.twitter.com/l1gZfmmrh5
— Madam Capital (@CapitalMadam) September 10, 2022
Koh-i-Noor, storia del diamante maledetto
Per molto tempo, il Koh-i-Noor (in persiano “Montagna di luce”) è stato il diamante più grande conosciuto al mondo. Arrivò a Londra nel 1849, a seguito della conquista del Punjab: sul trono c’era la regina Vittoria. Ma la sua storia inizia molto prima. Fu probabilmente estratto attorno al 1300 dalla miniera di Kollur, una delle miniere dell’antica Golconda, in India, città oggi in rovina ma fin dall’antichità celebre in tutto il mondo per la ricchezza dei suoi giacimenti alluvionali di diamanti.

Secondo la leggenda, la pietra sarebbe maledetta, ma solo se posseduta da un uomo: la credenza deriva dal fatto che diversi sovrani maschi entrati in possesso del diamante morirono poco dopo averlo ottenuto oppure persero il regno. Se a possederlo fosse stata una donna, costei sarebbe stata invece molto fortunata. Il sovrano dei Moghul Muḥammad Bābur conquistò Delhi nel 1526 e, come segno di pace, gli fu donata proprio questa gemma: morì quattro anni dopo, a seguito di una grave malattia del figlio Humayun, attribuita proprio al diamante. Babur, pur di salvare l’erede, avrebbe offerto la propria vita in cambio e le sue preghiere sarebbero state ascoltate. Humayun morì poi nel 1556, cadendo dalle scale della sua biblioteca. Suo nipote Shāh Jahān, famoso per aver fatto costruire il Tāj Maḥal (mausoleo dell’amatissima moglie Mumtāz Maḥal), fu deposto e imprigionato dal figlio nel Forte rosso di Agra fino alla sua morte nel 1666. Nel 1739 lo scià di Persia mise le mani sulla pietra, dopo aver sconfitto i Moghul nella battaglia di Karnal: il Koh i Noor avrebbe portato sfortuna anche a lui, facendolo impazzire. Nel 1747 fu assassinato nel sonno. Il diamante passò in seguito al generale Ahmad Shah Abdali, finendo in Afghanistan. Nel 1810, arrivò nel Punjab: l’ultimo sovrano della dinastia afghana dei Durrani, Shah Shuja, trovò rifugio presso la corte di Ranjit Singh, che pretese il Koh-i-Noor in cambio dell’ospitalità. Quando nel 1849 il Punjab fu annesso ai possedimenti britannici con il trattato di Lahore, al termine della Prima guerra anglo-sikh, la pietra fu portata a Londra, dalla regina Vittoria.

Esposto nel 1851 al Crystal Palace durante l’Esposizione Universale di Londra, la pietra apparve a molti visitatori tagliata male. E così si procedette al nuovo taglio, affidato a Mozes Coster, il più grande commerciante israelita olandese di diamanti. Nel 1853 il diamante fu incastonato su una tiara con altri duemila diamanti, su ordine della regina Vittoria. Nel 1911 fu poi montato sulla tiara della regina consorte Maria di Teck, in occasione dell’incoronazione di Giorgio V. Nel 1937 il il Koh-i-Noor fu spostato sulla croce maltese della corona che Elizabeth Bowes Lyon (madre di Elisabetta II), indossò per l’incoronazione di Giorgio VI. Ed è lì che si trova tuttora.

Grande Stella d’Africa, che regalo per Edoardo VII
Il diamante Cullinan, il più grande mai ritrovato (3 106, 75 carati) fu rinvenuto per caso durante uno dei suoi giri di controllo da Frederick Wells, supervisore della miniera Premier di Mine di Cullinan (nell’attuale Sudafrica), di cui era proprietario sir Thomas Cullinan,. Era il 26 gennaio 1905. Detto anche Stella d’Africa, due anni dopo fu donata al re Edoardo VII per il suo 66esimo compleanno. Il sovrano decise di far tagliare la pietra, ricavandone nove gemme principali e 96 più piccole. I due diamanti principali sono il Cullinan I: detto anche Grande Stella d’Africa, ha un taglio a goccia ed è incastonato nello scettro di Sant’Edoardo. Il Cullinan I può essere rimosso dallo scettro ed essere all’occasione indossato come collare. È di questo diamante che è stata chiesta la restituzione. La seconda gemma più grande, il Cullinan II (Seconda Stella d’Africa), splende invece sulla Corona Imperiale di Stato.

Non ci sono le basi per la restituzione dei due diamanti
I due diamanti contesi fanno parte dei Gioielli della Corona inglese, costituiti dalle regalie e dagli oggetti portati dal sovrano o indossati durante la cerimonia dell’incoronazione o durante altre cerimonie di Stato. L’India ha chiesto a più riprese la restituzione del Koh-i-Noor, ma secondo la versione ufficiale non è stato «né rubato né preso con la forza», in quanto dono all’East India Company da parte del deposto maharajah Duleep Singh. Quando Carlo III sarà incoronato, la regina consorte Camilla potrebbe addirittura indossare il diadema con il Koh-i-Noor. Per quanto riguarda la Grande Stella d’Africa, le speranze di restituzione sono ancora più flebili: la gemma fu infatti acquistata dal governo del Transvaal del Sud Africa (sotto il dominio britannico) e presentata al re Edoardo VII come regalo di compleanno.