L’ex premier Giuseppe Conte, l’ex ministro della Salute Roberto Speranza, il governatore della Lombardia Attilio Fontana e l’ex assessore alla Sanità Giulio Gallera risultano tra i 17 indagati nell’inchiesta per epidemia colposa aggravata nella Bergamasca, dove il Covid ha causato 6.200 morti in più rispetto alla media degli anni precedenti. Il procuratore aggiunto di Bergamo Cristina Rota con i pm Silvia Marchina e Paolo Mandurino, sotto la supervisione del Procuratore Antonio Chiappani, hanno chiuso l’indagine con cui si è cercato di chiarire e individuare le responsabilità di quella tragedia.

Tra gli indagati anche Brusaferro, Locatelli e Borrelli
Tra i destinatari dei 17 avvisi di conclusione delle indagini, che saranno notificati oggi, e nei quali sono contestati a vario titolo i reati di epidemia colposa aggravata, omicidio colposo plurimo, rifiuto di atti di ufficio e anche falso ci sono anche il presidente dell’Istituto superiore di Sanità Silvio Brusaferro, il presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli, il coordinatore dell’allora Comitato Scientifico Agostino Miozzo, l’ex capo della protezione civile Angelo Borrelli e tra i tecnici del ministero della salute l’ex dirigente Francesco Maraglino, al tempo direttore Ufficio 5 – Prevenzione delle Malattie trasmissibili e Profilassi internazionale. Riguardo invece a Conte e Speranza gli atti dovranno essere trasmessi al Tribunale dei Ministri.

Le «gravi omissioni nella valutazione dei rischi epidemici»
Nell’atto di chiusura indagini si evidenziano i tre punti chiave dell’inchiesta. Mancato aggiornamento e mancata applicazione del piano pandemico nazionale (fermo al 2006 ma che comunque se applicato avrebbe potuto contenere la diffusione del virus) e regionale per contrastare il rischio lanciato dall’Oms. la repentina chiusura e riapertura dell’ospedale di Alzano Lombardo, e la mancata istituzione della zona rossa tra Alzano Lombardo e Nembro in Valle Seriana. Sono queste, secondo la procura, le «gravi omissioni da parte delle autorità sanitarie nella valutazione dei rischi epidemici e nella gestione della prima parte della pandemia» anticipate pochi giorni fa dal procuratore Chiappani. Gli investigatori hanno lavorato su una mole rilevante di documenti acquisiti e sequestrati, su «migliaia di mail e di chat telefoniche» e sull’audizione di «centinaia di persone informate sui fatti». A questo va aggiunto lo studio epidemiologico redatto, su incarico della procura, dal microbiologo Andrea Crisanti (poi eletto senatore Pd).

Conte: «Sono tranquillo di fronte al Paese»
«Anticipo subito la mia massima disponibilità e collaborazione con la magistratura», ha commentato l’ex presidente del Consiglio e ora a capo del M5, Conte. «Sono tranquillo di fronte al Paese e ai cittadini italiani per aver operato con il massimo impegno e con pieno senso di responsabilità durante uno dei momenti più duri vissuti dalla nostra Repubblica». «Apprendo dalle agenzie di stampa notizie riguardanti l’inchiesta di Bergamo», ha dichiarato Speranza. «Ho sempre pensato che chiunque abbia avuto responsabilità nella gestione della pandemia debba essere pronto a renderne conto. Io sono molto sereno e sicuro di aver sempre agito con disciplina ed onore nell’esclusivo interesse del Paese. Ho piena fiducia come sempre nella magistratura». Si è detto sereno anche Gallera aggiungendo che garantirà «la massima collaborazione alla magistratura». «Non avevamo il minimo segnale di partecipare al ‘banchetto’ degli indagati. Fontana era stato sentito come persona informata sui fatti e da allora silenzio assoluto», ha commentato l’avvocato Jacopo Pensa, legale del governatore. «Apprendiamo prima dai media e senza alcuna notifica formale di essere tra gli indagati». E ancora: «Prendiamo atto», ha continuato il legale, «che la Procura di Bergamo ha sottolineato che la conclusione delle indagini non è un atto di accusa. Vedremo, vedremo. Non è neanche un atto di difesa».
I parenti delle vittime: «Da oggi si riscrive la storia della strage bergamasca e lombarda»
«Da oggi si riscrive la storia della strage bergamasca e lombarda, la storia delle nostre famiglie, delle responsabilità che hanno portato alle nostre perdite», hanno commentato i parenti delle vittime. «La storia di un’Italia che ha dimenticato quanto accaduto nella primavera 2020, non a causa del Covid 19, ma per delle precise decisioni o mancate decisioni».