Incendi, l’allarme dell’Onu: «Aumenteranno del 30 per cento entro il 2050»

Fabrizio Grasso
23/02/2022

Un nuovo report delle Nazioni Unite prevede un consistente aumento dei roghi in tutto mondo nei prossimi 30 anni. Preoccupano non solo la quantità degli incendi, ma anche le zone in cui in cui divampano: Circolo Polare Artico compreso, nessuno è al sicuro.

Incendi, l’allarme dell’Onu: «Aumenteranno del 30 per cento entro il 2050»

«Dobbiamo imparare a convivere con il fuoco». È il lapidario, ma preoccupante allarme lanciato dall’Onu nell’ultimo report per l’ambiente. I dati in possesso infatti mostrano un sensibile aumento degli incendi in termini di numero e gravità, ennesima conseguenza del cambiamento climatico. Per gli esperti sarebbe ormai stato superato il punto di non ritorno e anche diminuire le emissioni rischia di non portare alcun miglioramento.

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Gli incendi coinvolgono anche aree che gli esperti ritenevano al sicuro

Dall’Europa agli Stati Uniti, passando per l’Australia, i roghi sono in costante e sensibile aumento. La scorsa estate solo in Italia si è registrato un +256 per cento, con un totale di quasi 25 mila interventi dei pompieri in più rispetto al 2020. Il nuovo report dell’Onu però avverte che i numeri globali sono destinati a crescere: +14 per cento nei prossimi dieci anni, addirittura +30 per cento entro il 2050 e +50 per cento entro la fine del secolo. Lo studio è frutto dell’UNEP (Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente), che ha coinvolto 50 esperti fra scienziati, ricercatori universitari e agenti governativi.

Un report dell'Onu prevede un forte aumento degli incendi nel mondo nei prossimi 30 anni. In controtendenza l’Africa grazie all’agricoltura
Uno dei roghi che ha colpito l’Australia a cavallo fra 2019 e 2020. (Getty Images)

«Gli incendi incontrollabili e devastanti stanno diventando parte integrante dei calendari stagionali in molte parti del mondo», ha detto alla Cnn Andrew Sullivan, principale autore del rapporto. L’esperto ha ricordato come non solo gli incendi stiano aumentando, ma si stiano verificando anche in aree storicamente al sicuro. «Iniziano a bruciare territori che non ci aspettavamo», ha proseguito Tim Christophersen, capo della sezione Nature for Climate delle Nazioni Unite. Lo scienziato ha riportato fenomeni in zone umide e persino nel Circolo Polare Artico, dove gli incendi sono naturalmente rari. Le responsabilità ovviamente sono in larga parte dell’uomo che non ha sufficientemente contribuito a evitare il surriscaldamento del pianeta, oltre ad aver trascurato la gestione delle foreste. Il cambiamento climatico ha così portato a condizioni metereologiche estreme in tutto il mondo. Tra queste i temporali, i cui fulmini sono fra i principali agenti scatenanti dei roghi naturali.

Un report dell'Onu prevede un forte aumento degli incendi nel mondo nei prossimi 30 anni. In controtendenza l’Africa grazie all’agricoltura
Un elicottero in azione per spegnere gli incendi in Grecia presso Olimpia (Getty)

Singolare il caso dell’Africa, che negli ultimi anni ha visto divampare sul suo territorio due terzi degli incendi nel mondo. Qui, però, è probabile che nei prossimi decenni si registri un calo dei roghi per via della crescita demografica che sta sottraendo terreno alle foreste per dedicarlo alla coltivazione. «L’agricoltura intensiva sta riducendo il terreno fertile per gli incendi», ha confermato alla Bbc Glynis Humphrey dell’Università di Cape Town.

Gli effetti sulla salute pubblica e la necessità di un cambio di passo

Oltre a danneggiare il pianeta e gli ecosistemi animali e vegetali, i roghi sono anche dannosi per la salute pubblica. Un recente studio ha rilevato come l’esposizione al fumo sia causa di oltre 30 mila vittime in 43 Paesi del mondo ogni anno. Un’altra ricerca parallela ha persino scoperto correlazioni fra l’aumento del particolato presente nell’aria e la diffusione del Covid in California, Oregon e Washington. Allo stesso modo crescono anche i costi per far fronte ai roghi. Gli Stati Uniti hanno speso quasi 2 miliardi di dollari nel solo 2020, con un aumento del 170 per cento nell’ultimo decennio. Non va meglio all’Italia, dove un report di Coldiretti dell’agosto 2021 riscontrò danni per 1 miliardo di euro a causa degli incendi che colpirono la penisola da nord a sud.

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Per gli esperti urge un cambio di passo, anche se potrebbe essere ormai troppo tardi. L’Onu ha certificato come anche i migliori sforzi per ridurre le emissioni di CO₂ non sortirebbero alcun effetto a breve termine. Meno drammatico, invece, il futuro più lontano, ma è necessario agire al più presto. «Il mondo ha bisogno di cambiare la sua posizione in merito agli incendi», ha proseguito Christophersen alla Cnn. «I governi però non stanno imparando dal passato, anzi stanno perpetuando condizioni svantaggiose. Pianificazione, prevenzione e recupero sono le tre fasi attraverso cui deve passare ogni piano». Fondamentale potrebbe risultare anche la riscoperta della conoscenza indigena. Le popolazioni delle foreste infatti erano solite fare uso delle ustioni controllate, bruciando di proposito alcune zone per evitare lo sviluppo di roghi catastrofici.