Ilda Boccassini nel libro la Stanza numero 30 racconta il rapporto con Giovanni Falcone: «Me ne innamorai»

Redazione
07/10/2021

L'ex procuratore aggiunto di Milano ripercorre nella sua autobiografia gli ultimi 30 anni di storia italiana e il rapporto con il magistrato ucciso dalla mafia.

Ilda Boccassini nel libro la Stanza numero 30 racconta il rapporto con Giovanni Falcone: «Me ne innamorai»

Giovedì 7 ottobre esce La stanza numero 30 (Feltrinelli Editore), l’autobiografia dell’ex procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini. La magistrata, in pensione dal 2019, ripercorre la sua storia: dalle indagini sulle stragi del 1992 ai processi a Silvio Berlusconi: Imi-Sir, Lodo Mondadori fino al caso Ruby. «È stata la mia vita e spetta solo a me decidere cosa farne», scrive Boccassini ripercorrendo gli ultimi 30 anni di storia italiana. Arrivata nel 1979 alla Procura di Milano, capisce subito che la vita non sarà facile. Troppe donne, tuona l’allora procuratore. E il Corriere della Sera nello stesso giorno del suo arrivo a Milano scrive: «Il lavoro inquirente poco si adatta alle donne: maternità e preoccupazioni familiari male si conciliano con un lavoro duro, stressante e anche pericoloso».

Ilda Boccassini e il rapporto con Giovanni Falcone

Il Corriere della Sera oggi riporta alcuni passi del libro in cui “Ilda la rossa” svela il suo rapporto con Giovanni Falcone conosciuto negli Anni 80 e del quale pensò «comunque è un figo», ricordando il successo dell’indagine Duomo Connection, che per la prima volta svela all’Italia l’esistenza della mafia a Milano. «Me ne innamorai», scrive Boccassini. «È molto complicato per me parlarne. Sicuramente non si trattò dei sentimenti classici con cui siamo abituati a fare i conti nel corso della vita. No. Il mio sentimento era altro e più profondo, non prevedeva una condizione di vita quotidiana, il bisogno di vivere l’amore momento per momento. Ero innamorata della sua anima, della sua passione, della sua battaglia, che capivo essere più importante di tutto il resto. Sapevo di non poter condividere con lui un cinema o una gita in barca, pur desiderandolo, ma non ero gelosa della sua sfera privata, né poteva vacillare la mia. Temevo che quel sentimento potesse travolgermi. E così in effetti sarebbe stato, perché lo hanno ucciso».

Ilda Boccassini ricorda la giornata all’Addaura con Falcone e il viaggio in Argentina ascoltando Gianna Nannini

Boccassini nell’autobiografia ricorda anche la giornata passata col giudice ucciso dalla mafia all’Addaura, nell’estate del 1990. Falcone la invitò a tuffarsi. «…Io pensai alla messa in piega appena fatta. Pensieri da donna che non mi fermarono e lo raggiunsi. Giovanni prima mi prese la mano, poi la lasciò e cominciammo a nuotare verso l’ignoto…», scrive ancora l’ex procuratore. A Falcone «piacevano molto i miei riccioli. Quante volte mi ha detto che i miei occhi “erano bellissimi”». Tra gli episodi ricordati nel libro anche un viaggio in Argentina fatto sempre con Falcone nel giugno del 1991 per interrogare il boss Gaetano Fidanzati. «Avevo anche un walkman con una cassetta di Gianna Nannini, che ho imposto a Giovanni per tutta la durata del viaggio. Alcune canzoni mi facevano pensare alla nostra storia e le ascoltai più volte, per ore, stringendomi a lui. In top class non c’erano altri passeggeri, eravamo soli in quel lusso rilassante, la nostra intimità disturbata solo dall’arrivo delle hostess. Rimanemmo abbracciati per ore, direi tutta la notte, parlando, ascoltando Gianna Nannini e dedicandoci di tanto in tanto ad alcuni dettagli dell’interrogatorio e ai possibili sviluppi dell’indagine. Che notte…».