La partenza è di quelle a dir poco frizzanti, con promesse di grandi novità e codazzo di polemiche. Come è nello stile di Matteo Renzi, d’altronde. Ieri pomeriggio riunione da direttore editoriale e stamattina ecco il debutto in edicola del “suo” Il Riformista. Sull’impianto grafico realizzato dai vecchi amici dell’agenzia di comunicazione pugliese Proforma – già assurti alle cronache politiche con le slide che promettevano i pesci rossi inclusi nel prezzo della katana, agli esordi del one man show renziano a Palazzo Chigi – dovrebbero innestarsi i contenuti di «un luogo di libertà, di spazio, di confronto», come assicura lo stesso ex premier. Ogni giorno, per dire, è atteso un paginone centrale «con idee diverse», paginone che nel primo numero è dedicato a Joe Biden.

Da Forza Italia a Ferrara, chi è il direttore responsabile Andrea Ruggieri
Renzi, come si sa, non è un giornalista, quindi accanto a lui debutta in veste di direttore responsabile Andrea Ruggieri, deputato di Forza Italia nella scorsa legislatura, lunghi trascorsi da autore e inviato tv, passando da Nicola Porro a Gianluigi Paragone, fino a Giuliano Ferrara. Un direttore di centrodestra dopo la guida di Piero Sansonetti? Per giunta in tandem con l’uomo di Rignano che attacca continuamente il governo? Le vie del cosiddetto riformismo centrista, dell’anti-bipolarismo liberale, moderato e pragmatico sono infinte. E lo stesso Ruggieri, assieme a molti altri, non ha mai nascosto di considerare Renzi il vero erede di Berlusconi (a un tratto questo pensiero è stato probabilmente condiviso dallo stesso Cavaliere). Anzi, ha recentemente rivelato che il leader di Italia viva gli aveva proposto la candidatura alle Politiche e che lui aveva rifiutato solo per una sorta di rispetto nei confronti del fondatore “azzurro”.

Polemiche per il lancio da Bruno Vespa
Fatto sta che a un certo punto Berlusconi nominò Ruggieri, prima ancora che entrasse in Parlamento, responsabile Fi dei rapporti con le televisioni. Inoltre, è nota la sua parentela (nipote) con Bruno Vespa, il quale proprio ieri sera ha regalato spazio a Renzi per lanciare il nuovo Il Riformista nella striscia informativa 5 minuti. Un passaggio che ha suscitato feroci polemiche, con il consigliere Rai Riccardo Laganà, nominato dai dipendenti, che ha scritto: «Ho chiesto spiegazioni al Cda», perché «in considerazione del Codice etico Rai» va accertata «la sussistenza di eventuali conflitti di interesse stante il rapporto di parentela che lega il direttore responsabile del nuovo giornale con il collaboratore esterno, autore nonché conduttore della trasmissione di approfondimento giornalistico del servizio pubblico».
Contento dell’accoglienza de @ilriformista da oggi in abbonamento e da domani in edicola. Si apre con un pezzo sul Napoli di Spalletti campione d’Italia. E poi tasse, giustizia, Biden, cancel culture e molto altro pic.twitter.com/MuB599Tw41
— Matteo Renzi (@matteorenzi) May 2, 2023
Oltre a Ruggieri, la squadra del quotidiano dell’editore Alfredo Romeo è quasi tutta di nuovo conio, alla luce del trasloco in massa delle firme di fiducia del direttore uscente Piero Sansonetti, che hanno seguito quest’ultimo a l’Unità (dal prossimo 16 maggio in edicola), l’altra testata rilevata da Romeo (ancora imputato per traffico di influenze illecite in uno dei filoni dell’inchiesta Consip con Tiziano Renzi, padre di Matteo). Un passaggio, pure questo, che ha suscitato mille reazioni critiche, a partire dal vecchio Comitato di redazione dell’organo di stampa fondato da Antonio Gramsci, che a metà marzo vibrava: «Noi, lavoratori de l’Unità licenziati nei giorni scorsi dal curatore fallimentare, semplicemente non esistiamo. Cancellati», perché «Piero Sansonetti dirigerà un giornale realizzato, sia nella parte cartacea che in quella online, dai redattori de Il Riformista». Quindi, i giornalisti della fu-Unità chiosavano: è stata «ignorata una questione cruciale, sancita da sentenze che fanno giurisprudenza: la testata è anche i suoi lavoratori. Un legame indissolubile».
Confermato Torchiaro. In redazione l’addetta stampa Iv in Senato Frucci
Dunque, Renzi ha voluto tenersi mani libere per rifare la squadra (una decina di cronisti assunti, oltre ai collaboratori). Con qualche conferma. Per esempio quella di Aldo Torchiaro, storica penna della testata sin dai tempi di Antonio Polito, speaker di Radio Leopolda, incappato l’anno scorso in una condanna in appello a Bologna per false fatturazioni, poi annullata in Cassazione*. Secondo i giudici, il giornalista e scrittore, in veste di consulente della comunicazione dell’ex sindaco di Parma Pietro Vignali (centrodestra, 2007-2011), si sarebbe appropriato di una somma complessiva di circa 12 mila euro distratti dalle casse di una municipalizzata della città ducale per una prestazione fittizia. Poi in redazione c’è tra gli altri Benedetta Frucci, autrice del podcast In Giustizia: storie di ordinaria follia giudiziaria e soprattutto addetta stampa Iv in Senato, che il 16 aprile scorso, senza asterischi sotto la firma, vergava un editoriale di fuoco contro Carlo Calenda sul Tempo, testata con cui collabora da anni, come fosse una normale giornalista o un’analista politica terza.

La ‘bestiolina’ renziana De Giorgi anima della parte web
L’anima della parte web sarà invece un’altra “vecchia” conoscenza di Renzi: Alessio De Giorgi, social media manager dell’ex sindaco di Firenze dal 2016 e di Italia viva dal 2019, ossia da quando la formazione è nata. Sostituirà Davide Nunziante che lascia la testata online con ottimi numeri in termini di traffico (50esima tra i media digitali italiani nella classifica Comscore di febbraio). Tra i redattori dovrebbero esserci poi il romano Riccardo Annibali, già impegnato nel gruppo Gedi, l’ex Mediaset Giulio Pinco Caracciolo e il 35enne napoletano Ciro Cuozzo, oltre a Cristina Cucciniello, in passato web editor per il sito di Iv. Tra i collaboratori che non molleranno la presa spicca, per notorietà, il nome di Claudia Fusani, renziana di ferro e in passato inciampata nell’affaire Pollari-Mancini ai tempi d’oro (si fa per dire) del Sismi del sequestro Abu Omar.

L’ex alleato Calenda nel mirino
Secondo indiscrezioni raccolte da Tag43, Renzi avrebbe dato indicazione sulla linea editoriale di non perdonare nulla a Carlo Calenda, perché adesso l’obiettivo, si sa, è costruire qualcosa con +Europa e altri pezzi del centro. Ma, a tal proposito, ecco come Emma Bonino liquidava, appena pochi giorni fa, l’ex premier toscano: «Non lo conosco molto (…) Il fatto che si sia messo a dirigere un giornale, il Riformista, e faccia il conferenziere, essendo contemporaneamente senatore, dà l’impressione che intenda le istituzioni come una sinecura». Bè, c’è da scommettere che invece su questa nuova avventura Matteo si impegnerà senza risparmiarsi. Almeno fino a quando non avrà voglia di passare ad altro.
*Per errore è stata citata una sentenza di condanna in appello a carico di Aldo Torchiaro poi annullata in Cassazione. Ci scusiamo con l’interessato.