Questa sera alle 21,30, subito dopo la conclusione di Paperissima Sprint, Canale 5 trasmetterà le due puntate della miniserie Il generale Dalla Chiesa. La messa in onda avverrà esattamente 39 anni dopo l’assassinio da parte della mafia del militare e neo prefetto di Palermo, ucciso in un agguato alle 21,15 del 3 settembre 1982 nel capoluogo siciliano. Il film sarà disponibile anche sulla piattaforma Mediaset Play.
Nei panni del protagonista c’è Giancarlo Giannini, oltre a Stefania Sandrelli e Francesca Cavallin, che interpretano rispettivamente le mogli Dora Fabbo ed Emanuela Setti Carraro. Un infarto stroncò la prima, mentre il generale effettuava le indagini sul caso Moro. La seconda trovò la morte assieme al marito nell’agguato di via Carini. Il regista Giorgio Capitani offre un ritratto molto forte del generale che scava a fondo nella sua vita lavorativa e familiare. Forze e debolezze si fanno largo in un uomo sempre integro nonostante combattesse una delle minacce più grandi della recente storia italiana.
Il generale Dalla Chiesa, la vera storia del protagonista della miniserie in onda su Canale 5
Figlio dell’ufficiale dell’Arma Romano dalla Chiesa e di Maria Laura Bergonzi, Carlo Alberto Dalla Chiesa nacque a Saluzzo, in provincia di Cuneo, il 27 settembre 1920. Dopo aver prestato il giuramento militare, entrò in servizio nell’Esercito Regio nel 1941 per la seconda guerra mondiale, prima di passare alla Resistenza a seguito dell’armistizio dell’8 settembre ’43. Al fianco delle brigate partigiane, contribuì alla Liberazione della nazione del 25 aprile 1945, dopo la quale entrò nell’Arma dei Carabinieri.
In quello stesso anno conseguì la laurea in scienze politiche presso l’Università di Bari, ateneo nel quale due anni prima si era laureato anche in giurisprudenza. Qui entrò in contatto con Aldo Moro, suo docente per alcune lezioni, e con Dora Fabbo, che solo un anno dopo divenne sua moglie. In Sicilia, durante gli anni 60, si distinse per la sua coriacea lotta al terrorismo e alla mafia durante le indagini sulle stragi commesse dal “Clan dei Corleonesi” contro le altre bande a Palermo e sulla scomparsa del giornalista Mauro De Mauro. Per questi suoi meriti, il suo impegno si trasferì al nord, agli inizi degli anni Settanta, con lo scopo di mettersi sulle tracce delle Brigate Rosse.
La lotta alle BR e l’agguato a Palermo
Nel 1978 fu assegnato al caso Moro, rapito e ucciso a Roma pochi mesi prima. I suoi successi più importanti contro le BR arrivarono solo nei due anni successivi, quando riuscì ad arrestare Rocco Micaletto e Patrizio Peci. Grazie alle dichiarazioni dei due militanti, il generale Dalla Chiesa riuscì a sgominare diversi gruppi terroristici tra cui quello genovese annientato con quella che è passata alla storia recente come l’irruzione di via Fracchia.
Il suo talento investigativo lo portò ad affrontare il difficile compito di combattere Cosa Nostra nella Sicilia dei primi anni Ottanta, tanto che il 6 aprile 1982 ottenne la nomina a prefetto di Palermo. Lasciato solo e, come spesso sottolineò lui stesso, osteggiato dai vertici dello Stato, non riuscì a evitare l’ira della mafia che gli tese un agguato la sera del 3 settembre. In via Carini, una Bmw affiancò l’Autobianchi A112 su cui viaggiava assieme alla seconda moglie Emanuela Setti Carraro (sposata appena due mesi prima). Una raffica di mitra uccise entrambi i coniugi, mentre nello stesso momento altri colpi d’arma da fuoco partiti da una motocicletta ferirono l’agente della scorta Domenico Russo, che morì in ospedale dopo due settimane.