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Il futuro delle banche, il libro sugli scenari di un settore in piena metamorfosi

Le crisi economiche e la pandemia, l’innovazione tecnologica, l’unione bancaria, l’euro, la transizione green: tutte le sfide sulla gestione delle banche nell’eurozona, con il ruolo fondamentale del Meccanismo di vigilanza unico. Sintesi del libro di Lucchini e Zoppini.

26 Gennaio 2023 09:44 Redazione
Il futuro delle banche, il libro sugli scenari di un settore in piena metamorfosi

Tag43 pubblica una sintesi del libro di Stefano Lucchini e Andrea Zoppini, Il futuro delle banche – Vigilanza e regolazione nell’Unione bancaria europea, edito da Baldini + Castoldi.

Nuovi spazi e opportunità per le banche

L’innovazione tecnologica, la globalizzazione dei mercati, l’introduzione dell’euro, l’avvento dell’unione bancaria, le numerose crisi economiche – nonché, da ultimo, la pandemia – unitamente ai mutamenti delle esigenze della clientela, rappresentano tasselli fondamentali che hanno interessato e continueranno a interessare la nuova configurazione del credito.

Non si fa mistero, a oggi, della crisi dei modelli tradizionali dell’attività bancaria. Il fiorire di nuove forme di intermediazione, unitamente alla nascita di nuovi player nel mercato finanziario, ha reso imprendibile per le banche il confronto con le nuove tecnologie, al fine di poter rispondere alle mutate esigenze di mercato. Si chiede, dunque, alla banca di muoversi in “spazi” nuovi, che per essa rappresentano sfide ma al contempo stimoli e opportunità inedite.

Il futuro delle banche, il libro sugli scenari di un settore turbolento
Il libro Il futuro delle banche.

Le sfide della banca del futuro si proiettano oltre la dimensione dello spazio digitale, verso nuove frontiere della space economy. L’economia dello spazio si trova oggi di fronte a un vero e proprio punto di svolta, dovuto all’ingresso di importanti investimenti del privato nella ricerca e nell’innovazione. L’Italia occupa in questo settore un buon posizionamento competitivo.

Ricollocarsi all’interno della catena di valore

Queste sfide compongono un tessuto frastagliato di regole, dove si fiancheggiano discipline di tutela della concorrenza, del risparmio, del mercato, con quelle che stabiliscono i limiti e i rapporti nello sfruttamento delle nuove risorse spaziali, delle tecnologie, della cyber security. I nuovi spazi di movimento rendono la banca tradizionale l’attore più esposto a nuovi rischi, nonché quello su cui grava il compito più delicato di ricollocarsi all’interno della catena di valore, anche attraverso nuove forme di collaborazione e di sana competizione con gli esponenti del mondo tecnologico.

Il futuro delle banche, il libro sugli scenari di un settore in piena metamorfosi
Stefano Lucchini. (YouTube)

L’applicazione dei modelli di intelligenza artificiale e l’introduzione massiva di processi legati ai meccanismi derivanti dalla data economy, se, da un lato, hanno portato una forte spinta innovativa all’interno del mercato creditizio, al contempo hanno fatto emergere l’inadeguatezza strutturale del dettato regolamentare e del ruolo di vigilanza delle Autorità del settore. La spinta alla competitività del settore non deve infatti far trascurare il ruolo che la Costituzione dedica alla tutela del risparmio. Lo sviluppo del mercato mobiliare richiede di leggere questa disposizione in chiave evolutiva, in modo tale da assicurare una protezione costituzionale del risparmio che copra effettivamente “tutte le sue forme”, nella misura in cui costituisca uno strumento per il funzionamento del mercato e, in ultima analisi, dell’economia reale.

Necessità di una pronta risposta al fenomeno del Fin Tech

Sembra così auspicabile una revisione del quadro normativo e del perimetro dell’azione di vigilanza, che consenta alle istituzioni nazionali ed europee di rispondere efficacemente alle istanze di tutela del mercato. Si pensi, fra gli altri, alla necessità di una pronta risposta al fenomeno del Fin Tech. Le dinamiche di concentrazione nel mercato bancario costituiscono un argomento topico nel processo dell’evoluzione della banca. Attraverso l’analisi del problema delle concentrazioni nel mercato bancario emergono interessanti spunti per una riflessione più ampia sul ruolo futuro della banca.

Il futuro delle banche, il libro sugli scenari di un settore in piena metamorfosi
Andrea Zoppini. (YouTube)

La prima riflessione attiene al metodo. Parlare di concentrazione e consolidamento del settore bancario – nazionale ed europeo – significa muoversi a cavallo tra due prospettive, una ontologica, che sappia analizzare l’attuale struttura dell’industria e il suo equilibrio tra intermediari di piccola e grande dimensione, e una deontologica, che rifletta sulle soluzioni (anche regolamentari) più idonee ad assicurare non solo la stabilità e la redditività del settore, ma anche la sua capacità di supportare la crescita economica del Paese. La seconda attiene al processo di integrazione europea. All’impatto della crisi finanziaria globale, il nostro ordinamento, insieme a quello dei Paesi membri della zona euro, ha risposto con una profonda riforma istituzionale – l’Unione bancaria, appunto – che ha inserito le Autorità di vigilanza bancarie nazionali all’interno di un sistema multilivello di vigilanza europea guidato dalla Bce.

In Europa aleggia la minaccia di un cost of equity troppo elevato

La capacità di generare valore del modello bancario tradizionale sembra essere minacciata in Europa da un cost of equity troppo elevato. Nella prima metà del 2020, infatti, le banche europee hanno registrato una media sull’indicatore del return on asset – fra i principali indici di misurazione della redditività aziendale – pari allo 0,03 per cento, con oltre la metà degli intermediari che hanno riportato indice pari o persino inferiore allo 0,01 per cento. Ciò implica che molte banche di piccole dimensioni sopportino ingenti costi strutturali per competere per le stesse fasce di clientela.

Il futuro delle banche, il libro sugli scenari di un settore in piena metamorfosi
Bankitalia. (Getty)

Questo scenario suggerisce dunque di guardare al consolidamento nel settore bancario come a una delle possibili strategie per consolidare le inefficienze di sistema. L’evidenza empirica dimostra come le aggregazioni bancarie accrescano l’efficienza e la redditività del sistema, rinforzandone al contempo la stabilità. Se guardiamo alle dinamiche di mercato, nel primo decennio di questo secolo abbiamo assistito a una straordinaria ondata di operazioni di concentrazione nel settore bancario europeo. Il numero degli enti creditizi nell’Unione europea è diminuito di quasi il 30 per cento, con un aumento delle attività del sistema bancario nel suo complesso pari a oltre il 100 per cento. La dimensione media di un soggetto creditizio è triplicata. Anche in Italia si è osservato un processo simile: diminuzione del numero degli enti creditizi del 10 per cento, aumento delle attività bancarie del 75 per cento e aumento della dimensione media della banca del 10 per cento. Purtroppo, il processo è stato bruscamente interrotto a seguito della crisi globale finanziaria.

Limiti nel Mercato unico europeo

Nel Mercato unico europeo il consolidamento bancario cross-border incontra due principali limiti: da un punto di vista regolamentare, la disciplina applicabile agli intermediari bancari non è ancora perfettamente uniforme; inoltre, la differenza tra stili di enforcement e metodologie utilizzate nel calcolo dei requisiti patrimoniali – seppure uniformi – da parte delle Autorità di vigilanza nazionali europee ha costituito, nel passato, un elemento di complicazione nella pianificazione e attuazione di operazioni di consolidamento cross-border.

Il progetto Unione bancaria ha tra i suoi obiettivi la creazione di un mercato bancario europeo unico, in cui una più ampia ed efficiente raccolta del risparmio, anche in una dimensione transfrontaliera tra i Paesi membri, possa generare intermediari dotati di livelli di capitalizzazione più solidi e, in ultima istanza, capaci di prestare investimenti più massicci per fronteggiare le sfide tecnologiche e ambientali del futuro.

Nel contesto della pandemia, i legislatori nazionali e quello europeo hanno affidato alle banche il ruolo chiave di “mantenere costante il flusso di credito all’economia”. L’immissione diretta di liquidità nell’economia reale – che fosse priva di un intervento di “filtro” da parte delle banche – avrebbe difatti, verosimilmente, compromesso l’efficacia allocativa delle risorse pubbliche, raggiungendo solo parzialmente i soggetti più bisognosi di supporto e disperdendosi a causa dell’impossibilità di un controllo effettivo sulla loro destinazione. Da qui la scelta compiuta dalla maggior parte dei governi di intervenire con misure dirette a sostenere la liquidità attraverso il canale bancario. L’intento dichiarato è stato dunque di riconoscere alla banca il ruolo del complesso trade-off tra l’esigenza di agevolare il rapido afflusso di risorse verso l’economia reale e quella di garantire un’allocazione che fosse, per quanto possibile, rispondente a fabbisogni effettivi e “meritevoli”, ovvero a premiare iniziative economiche dotate di solide prospettive di crescita.

La Banca di Francia. (Getty)

Questo doppio ruolo del settore bancario ha accompagnato il crescente richiamo alla “responsabilità sociale” della banca nel favorire il superamento della crisi economica. Si tratta di sviluppare la capacità interna agli attori del sistema finanziario di aiutare il cliente s comprendere meglio prodotti e servizi di risparmio e investimento, perché la banca (dopo la scuola) deve essere il motore principale dell’educazione economica e finanziaria del Paese.

Per l’attuazione degli ambiziosi obiettivi prefissati dallo European Green Deal, fra i quali la riduzione delle emissioni di gas serra di almeno il 40 per cento entro il 2030 (per il loro totale azzeramento entro il 2050), l’utilizzo di una quota di almeno il 32 per cento per energie rinnovabili, il miglioramento dell’efficienza energetica di almeno il 32,5 per cento, sono richiesti investimenti pari a circa 180 miliardi di euro l’anno. Risulta pertanto evidente come le risorse pubbliche non possano essere in grado, da sole, di garantire l’auspicata transizione verso un sistema sostenibile: la maggior parte delle risorse dovranno inevitabilmente provenire dal sistema privato.

L’importante tema della lotta ai cambiamenti climatici

La lotta ai cambiamenti climatici e la costruzione di un ecosistema del credito sostenibile richiedono così, anche dal settore bancario, di fare la sua parte, specialmente in due direzioni. Per un verso, alle banche verrà chiesto di migliorare il proprio impatto ambientale diretto e di utilizzare più efficientemente le risorse a disposizione. Per altro, banche e istituti finanziari dovranno progressivamente annettere i rischi legati ai cambiamenti climatici e ai disastri ambientali fra i nuovi fattori “tipici” del rischio di impresa, implementando le proprie strategia aziendali e i sistemi di governance.

Le banche stanno già dimostrando il loro impegno verso la creazione di un valore che non si misuri unicamente nella chiave del tasso di crescita, ma anche della sua direzione. Ne è esempio la diffusione di prodotti concepiti per legare il profilo dell’erogazione delle risorse finanziarie alla promozione di obiettivi di sviluppo della green e della circular economy, quali l’emissione di green e social bond, di prestiti indicizzati a obiettivi di sviluppo sostenibile e l’impiego di Esg-rating.

È dunque chiaro come non sia unicamente compito dello Stato quello di assumere un rinnovato ruolo di guida dei processi di innovazione e sviluppo economico, ma anche della banca, nel farsi partecipe di questo movimento, accompagnando le aziende lungo l’intera filiera di valore verso la transizione ecologica. La coesione sociale è un valore fondamentale della nostra società non solo in tempo di pandemia, e la responsabilità degli istituti di credito è ancora più ampia e va dal ruolo fondamentale della tutela del risparmio, che comprende anche la sua italianità, a un nuovo patto di fiducia cittadini-clienti che deve essere più forte proprio perché basato anche sul digitale. La solidità 5.0 delle nostre banche è una delle più importanti condizioni per la crescita del Paese, il benessere delle famiglie e lo sviluppo delle imprese.

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