Al centro del docufilm Il delitto di Perugia – Chi ha ucciso Meredith? in onda stasera, sabato 9 ottobre 2021, alle 21.20 su Nove, uno dei casi di cronaca nera più tristemente famosi nella storia del nostro Paese: il delitto di Meredith Kercher. Ripercorrendo le tappe delle indagini, il documentario prova a ricostruire le dinamiche della vicenda, per poi spostarsi sul lungo iter giudiziario che l’ha contraddistinta. Per l’omicidio della studentessa inglese in Erasmus a Perugia, uccisa la sera dell’1 novembre 2007, è stato condannato in via definitiva con rito abbreviato il cittadino ivoriano Rudy Guede, giudicato unico responsabile del misfatto. Assolti, invece, la statunitense Amanda Knox e il suo ex fidanzato, l’italiano Raffaele Sollecito, condannati in primo grado per concorso di colpa.
Il delitto di Perugia – Chi ha ucciso Meredith?: dove sono e cosa fanno ora Rudy Guede, Amanda Knox e Raffaele Sollecito
Il delitto di Perugia – Chi ha ucciso Meredith?: che fine ha fatto Rudy Guede
Unico condannato per l’uccisione di Meredith Kercher, Rudy Guede ha scontato 16 anni di detenzione, comminati con rito abbreviato, nel carcere di Viterbo. E, in attesa del fine pena, previsto per i primi mesi del 2022, il Tribunale di Sorveglianza di Roma gli ha concesso l’affidamento ai servizi sociali. E, per un provvedimento legato alla prevenzione del contagio Covid, non è più ritornato in cella. Oggi, vive in un appartamento in semilibertà, vincolato da una serie di regole (come, ad esempio, il divieto di uscire dopo le 21). Per i giudici, il reinserimento sociale del 37enne procede da tempo a un ritmo avanzato, con un percorso privo di mancanze e un’adesione produttiva all’opera di rieducazione. Nel periodo di reclusione, infatti, Guede è riuscito a conseguire una laurea triennale in Scienze storiche del territorio e della cooperazione internazionale e, successivamente, ha scelto di proseguire gli studi occupandosi di narrazione cinematografica. Dopo un periodo passato a lavorare nella biblioteca di un centro di criminologia nel viterbese, è stato affidato alla Caritas come volontario. Secondo le ultime dichiarazioni di Fabrizio Ballarini, il legale che lo segue, ormai socialmente ben integrato, si starebbe dedicando al completamento di un master in scienze storiche all’università di Roma Tre. Pur avendo sempre ammesso la sua presenza nell’appartamento di Kercher («Se quella sera sono entrato nella casa di via della Pergola è solo perché mi ha aperto Meredith», diceva alla Franca Leosini nell’intervista rilasciata nel 2016 per il programma Storie Maledette), Guede ha negato di aver ucciso la donna. Contro di lui, tuttavia, c’era l’evidenza delle prove: l’impronta di una mano insanguinata e tracce di dna sulla scena del crimine. Pur sostenendo di aver cercato di soccorrere la ragazza, accoltellata mentre si trovava in bagno («Ero in bagno con le cuffiette, ho sentito la voce di Amanda che discuteva con Meredith su una questione di soldi. Poi ho sentito un urlo fortissimo, una voce straziata», ha spiegato a Leosini), è stato arrestato a ottobre 2007 a Magonza, dove era fuggito. Oggi attende la conclusione della pena per provare a ripartire da zero.
Il delitto di Perugia – Chi ha ucciso Meredith?: la nuova vita di Amanda Knox e Raffaele Sollecito
Cosa ne è stato, invece, di Raffaele Sollecito e Amanda Knox? Per quanto riguarda il primo, l’ormai 37enne pugliese, a dieci anni dall’assoluzione, ha dichiarato in una recente intervista all’ANSA di essere riuscito a rifarsi una vita, lontano dai fantasmi di quella notte. «Oggi, per tutti, sono solo l’ingegnere Sollecito e nessuno più tende ad associarmi alla vicenda. Anche se le ferite per quello che ho subito bruciano ancora». Finito sin da subito nel mirino degli inquirenti assieme ad Amanda Knox, con cui era fidanzato, Sollecito e l’ex ragazza sono stati arrestati e giudicati colpevoli in primo grado, con una condanna a 25 anni di reclusione. Nei quattro anni passati dietro le sbarre, i due si sono sempre dichiarati innocenti fino al verdetto della Corte d’Assise d’appello che, la sera del 3 ottobre 2011, li ha dichiarati estranei al delitto. Dopo un primo annullamento della sentenza da parte della Cassazione e una condanna per questioni procedurali, è arrivata l’assoluzione definitiva della Corte Suprema, «per non aver commesso il fatto». Da allora, Sollecito è impegnato in una battaglia contro i giornalisti che continuano ad accostarlo all’accaduto e, soprattutto, contro lo Stato che avrebbe dovuto risarcirlo di 3 milioni e 600mila euro per un processo legato a un reato non commesso. Più volte, negli anni, ha lamentato la difficile situazione economica della sua famiglia che, in 23 anni, è arrivata ad accumulare un debito pari a 1 milione e 200mila euro. L’ex compagna, Amanda Knox, invece, dopo la fine del processo e della storia con Sollecito, è ritornata in America, lasciandosi alle spalle, senza rimorsi, l’Italia. A Seattle, ha provato a rimettere insieme i pezzi: si è laureata e ha scritto un libro che ha fatto parecchio scalpore, Waiting to be heard: a memoir, pubblicato nel 2013, i cui proventi sono serviti in parte ai genitori per saldare le spese legali. Negli anni successivi, ha fatto scelte controverse, sfruttando la sua sinistra popolarità: da un tour nei college americani (pagata 9mila euro a incontro) a collaborazioni con magazine online e cartacei. Oggi, sposata col reporter Christopher Robinson, continua a lavorare come giornalista ed è in attesa del suo primo figlio.