Il peggio di Ignazio La Russa, tra gaffe sul fascismo e saluti romani

Stefano Iannaccone
13/10/2022

Ogni sua dichiarazione è una lotteria: uscite nostalgiche («siamo tutti eredi del Duce»), scivoloni («Chi è questo Lukashenko?»), ironie maldestre. Per non parlare dei saluti romani e del busto di Mussolini a casa. Le ombre del neo eletto presidente del Senato.

Il peggio di Ignazio La Russa, tra gaffe sul fascismo e saluti romani

Non bisogna andare troppo indietro nel tempo per individuare qualche scivolone di Ignazio La Russa, fresco di elezione alla presidenza del Senato, che lo trasforma nella seconda carica dello Stato. Pochi giorni prima del voto, in piena campagna elettorale, aveva candidamente dichiarato che «siamo tutti eredi del Duce», replicando al presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. Pur di non fare dichiarazione di antifascismo, La Russa preferì articolare un ragionamento che quindi ha consegnato il suo reale pensiero. Più che una gaffe, un impeto di sincerità.

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Il peggio di Ignazio La Russa, tra gaffe sul fascismo e saluti romani
Ignazio La Russa e Liliana Segre in Senato. (Getty)

«Non stringete la mano a nessuno. Usate il saluto romano, antivirus e antimicrobi»

E il suo cognome, sempre in campagna elettorale, è riecheggiato a causa del fratello che, durante il funerale di uno storico esponente dell’estrema destra milanese, ha fatto il saluto romano. Per sminuire la vicenda, il neo presidente del Senato definì il gesto una «papera come quella del portiere dell’Inter», in riferimento a quella compiuta dal portiere Radu nello scorso campionato durante la sfida con il Bologna. Una toppa da grande fantasista, per restare in tema calcistico, visto il livello di creatività. Anche perché il saluto romano è una specialità di famiglia, una passione autentica, visto che Ignazio La Russa in persona ironizzò sulle misure anti-Covid: «Non stringete la mano a nessuno, il contagio è letale. Usate il saluto romano, antivirus e antimicrobi».

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Saluto romano alla Camera per contestare il disegno di legge Fiano

La reazione dell’intero mondo politico fu furiosa e, come accade spesso di fronte a delle gaffe social, la colpa fu scaricata al collaboratore di turno: «Alfonso ha messo sui miei social un post ironico ma forse sul virus l’ironia potrebbe suonare fuori luogo e gli ho detto di toglierlo», scrisse il “colonnello” di Giorgia Meloni. Come se nel 2017 non fosse lui, Ignazio e non Alfonso, a fare il saluto romano alla Camera per contestare il contenuto del disegno di legge Fiano sul reato di propaganda del regime fascista e nazifascista. L’allora deputato La Russa alzò chiaramente la mano per riprodurre il saluto romano, con la furbizia stava facendo il gesto per dimostrare cosa sarebbe stato vietato dalla norma in discussione a Montecitorio.

Il peggio di Ignazio La Russa, tra gaffe sul fascismo e saluti romani
Il saluto romano di Ignazio La Russa in Aula.

Busto di Mussolini orgogliosamente ostentato in casa

E che ci sia una certa nostalgia del Ventennio è stato altrettanto chiaro in un video del 2018, in cui La Russa spalanca le porte di casa per mostrare tutti i cimeli conservati, tra camicie nere, simboli che evocano la sua militanza di estrema destra prima nel Fronte della Gioventù e poi nel Movimento sociale italiano, fino all’approdo in Alleanza nazionale e quindi in Fratelli d’Italia. Tra i memorabilia campeggiava un busto di Benito Mussolini, orgogliosamente ostentato.

Ma la seconda carica dello Stato è scivolata in altre intemperanze. Ne sa qualcosa il giornalista Corrado Formigli, quando era inviato del programma Rai Anno zero. Dopo un’intervista sgradita, l’allora ministro della Difesa La Russa gli rifilò dei calci, accusando a sua volta Formigli di tirare pedate.

Negli anni al governo si è poi reso protagonista di ulteriori episodi che rasentano il ridicolo. Un esempio? Nel corso di una puntata di Ballarò, condotto da Giovanni Floris, Pier Ferdinando Casini citò il nome di Lukashenko e La Russa chiese chiaramente un aiuto dal “pubblico”: «Chi è questo Lukashenko?».

E ancora: in conferenza stampa, sempre nel periodo in cui era ministro, cercò di tenere un discorso in inglese, rendendosi protagonista di una performance involontariamente comica. Tanto che lui stesso ammise: «Questa va su Striscia la Notizia». Alla fine rinunciò a parlare in inglese di fronte alle telecamere.

Gaffe anche calcistiche: come quella su Icardi e Lukaku…

Non solo di fronte alla politica e alla conoscenza linguistica, il dirigente di Fratelli d’Italia è stato protagonista di gaffe clamorose. È passato alla storia anche un tweet calcistico, dopo la sconfitta della sua Inter contro la Juventus nel 2019, che aveva un livello di trivialità da peggior bar sport: «Direi che la morale della partita è che l’Inter ha cambiato un grande centravanti col pisello confuso con un centravanti confuso dal pisello grande». La precisazione, inesorabile, non fu certo risolutiva: «Ci tengo a dire che ho solo inoltrato il tweet, non è mio. Forse è un po’ esagerato, ma io sono un nostalgico del gioco di Icardi, che contro la Juventus segnava sempre».

E per lo sport La Russa è disposto a sfidare anche le critiche, come quando nella scorsa legislatura – da vicepresidente di Palazzo Madama – stava presiedendo una seduta sfogliando la leggendaria rosa, La Gazzetta dello Sport, appunto. La replica: «Non è vietato avere i giornali al banco della presidenza». Chissà che, ora, non diventi una consuetudine.