Sfidando le critiche di storici ed esperti d’arte, Vladimir Putin ha fatto trasferire l’icona della Trinità di Andrej Rublev, considerata la più preziosa dell’Oriente cristiano, dalla Galleria Tretyakov alla Cattedrale di Cristo Salvatore di Mosca: si tratta di una mossa dello zar per ottenere il pieno sostegno delle autorità religiose in un momento particolarmente difficile, che vede la regione russa di Belgorod sotto attacco da parte di partigiani filo-ucraini, mentre Kyiv si prepara alla controffensiva.
Si tratta dell’unica opera interamente e senza dubbio attribuita a Rublev
La Trinità è l’unico lavoro interamente e senza dubbio attribuito a Rublev, considerato il più grande pittore di icone russo e venerato come santo dalla Chiesa ortodossa. Realizzata attorno al 1422, raffigura la scena dell’apparizione della Trinità ad Abramo per annunciare a lui e alla moglie Sara l’arrivo di una discendenza. Durante il Concilio dei cento capitoli del 1551, tale opera d’arte fu dichiarata “Icona delle icone”: la collocazione dell’opera d’arte nella Galleria Tretyakov di Mosca risale al 1929, quando le autorità dell’Unione Sovietica – atea e comunista – ne decretarono il trasferimento.

Il trasferimento è stato aspramente criticato dagli esperti d’arte
Il capolavoro – considerato miracoloso – è stato spostato in occasione della Pentecoste per volere di Putin, nonostante gli storici dell’arte fossero in disaccordo considerate le condizioni del dipinto, vecchio di 600 anni. Il presidente russo aveva chiesto il trasferimento come “ricompensa” per il patriarca Kirill, sostenitore dell’invasione dell’Ucraina e fautore della ricollocazione, incontrando però l’opposizione degli esperti e della stessa Galleria Tretyakov. «In risposta alle numerose richieste dei fedeli», come ha fatto sapere la Chiesa ortodossa, la Trinità è stata infine spostata nella Cattedrale di Cristo Salvatore: Kirill, fedelissimo di Putin, ha già officiato una messa vicino alla delicatissima opera d’arte. Con un provvedimento simile, il 15 maggio il Ministero della cultura ha inoltre deliberato la consegna del reliquiario di Aleksandr Nevskij, attualmente esposto all’Ermitage, alla diocesi ortodossa di San Pietroburgo e dunque al monastero che in precedenza custodiva le reliquie del principe canonizzato nel 1547.

Tra strategia e superstizione, i motivi dello spostamento
Rafforzare i legami con la Chiesa, che ha fortemente sostenuto la campagna militare russa in Ucraina. Questo l’obiettivo di Putin, ma non solo. Pare che lo zar, al pari di molti connazionali, sia convinto che l’icona abbia davvero poteri miracolosi: secondo una leggenda popolare, nel tentativo di salvare Mosca dall’avvicinarsi delle truppe tedesche nel 1941, un aereo che trasportava la famosa icona avrebbe sorvolato la capitale. Due anni dopo Josef Stalin, spietato dittatore dell’atea Unione Sovietica, incontrò i leader religiosi del Paese benedicendo la cooperazione tra la chiesa e il governo dell’Urss. In bilico tra fede e superstizione, in Russia c’è chi ha accostato Putin ai principi medievali, che portavano le icone sacre in battaglia sperando di ottenere la vittoria: riporte la Trinità nel cuore ortodosso di Mosca male non farà…

Tra due settimane l’opera d’arte tornerà nella Galleria Tretyakov
Inizialmente, il decreto di trasferimento firmato da Putin prevedeva che l’icona dovesse essere esposta per un anno nella Cattedrale del Cristo Salvatore per poi essere collocata definitivamente nella sua sede storica, ovvero il monastero della Trinità di San Sergio, centro spirituale della Chiesa ortodossa russa situato a Sergiev Posad, circa 70 chilometri di Mosca: qui l’opera era già tornata come “ospite” per qualche giorno l’anno scorso, in occasione dei 600 anni dell’esumazione delle reliquie di san Sergio di Radonež. Alla fine, invece, la Trinità di Rublev rimarrà nella cattedrale moscovita solo per due settimane e il 19 giugno tornerà nella Galleria Tretyakov: sarebbe stato questo l’unico modo per convincere la direttrice Elena Pronicheva, a lasciar andare via la preziosissima opera d’arte, nel frattempo assicurata per l’equivalente di 500 milioni di euro. Considerata molto vicina al presidente russo, Pronicheva, figlia di un ex alto funzionario del Servizio di sicurezza federale, dirige il museo dallo scorso febbraio quando è subentrata a Zelfira Tregulova, finita nel mirino delle critiche per mostre giudicate in contraddizione con i principi morali conservatori sostenuti da Putin.