Perché a Hong Kong la stampa libera rischia di sparire definitivamente

Camilla Curcio
26/04/2022

Minacce, censure, attacchi fisici, licenziamenti e pressioni da Pechino. La situazione del giornalismo a Hong Kong continua a essere tragica.

Perché a Hong Kong la stampa libera rischia di sparire definitivamente

A Hong Kong la stampa libera è sempre più vicina a diventare un lontano ricordo. A confermarlo il report curato dall’organizzazione non governativa britannica Hong Kong Watch, pubblicato poco dopo l’annuncio della sospensione degli Human Rights Press Awards, annullati dall’associazione dei corrispondenti stranieri della città per paura di violare involontariamente la legge sulla sicurezza nazionale imposta da Pechino nel 2020. 

Gli effetti della soppressione della libertà di stampa da parte del governo cinese a Hong Kong

Secondo i risultati dello studio, le strategie messe in campo dal governo hanno fatto piazza pulita delle testate indipendenti per lasciare spazio a un’informazione completamente controllata dai piani alti e pervasa di propaganda filocinese. L’ambiente di lavoro, tanto per i reporter locali quanto per quelli internazionali, è diventato invivibile: giorno dopo giorno, la legislazione taglia le gambe alle voci che non rispettano i diktat del governo e, per questo, colpite nel vivo attraverso minacce, intimidazioni, atti di violenza da parte delle autorità militari, licenziamenti di massa e censura. Ma non è tutto. I vertici, infatti, hanno attinto a ulteriori strumenti per mettere il bavaglio ai giornalisti che, più volte, si sono rifiutati di piegare la schiena: come attestato dal report, la polizia ha più volte ritoccato la definizione di giornalista per sfruttarla in base al proprio tornaconto, arrivando a criminalizzare il metodo di ricerca delle fonti e, infine, a richiedere una legge severa sulle fake news, attribuendo ai media la responsabilità della crescente sfiducia dei cittadini nei confronti delle forze dell’ordine.

A Hong Kong la stampa indipendente rischia di sparire
L’artista e attivista Kacey Wong legge l’ultima copia di Apple Daily come segno di protesta contro la sua chiusura (Getty Images)

Dalle minacce agli attacchi fisici: il report fotografa una realtà che i vertici insabbiano

Nel delineare lo scenario in tutta la sua tragicità, la non profit ha acceso i riflettori anche su una serie di ricatti e aggressioni che i poliziotti hanno sferrato nei confronti dei reporter durante le proteste pro-democrazia iniziate nel 2019. Da allora, i residenti non hanno solo assistito alla chiusura di preziose fonti come l’Apple Daily e Stand News, ma hanno visto testate come RTHK perdere la loro indipendenza editoriale, piccoli e grandi giornali ricorrere all’autocensura per tutelarsi e professionisti come Chris Wong, ex anchorman della Television Broadcasts Limited (TVB), ricevere un copione da seguire per coprire la notizia del trattamento disumano subito, a novembre 2019, dal consigliere filodemocratico Andrew Chiu. Che, nel corso delle contestazioni, è stato addirittura preso a morsi, come testimoniato da video e fotografie.

«La sceneggiatura che l’editore mi ha fornito sosteneva che l’orecchio di Chiu si fosse staccato per caso», ha spiegato Wong al Guardian, «non volevano trapelassero dettagli sugli atti violenti di cui si sono macchiati i sostenitori di Pechino, pretendevano che i manifestanti venissero chiamati ‘camicie nere’ e esigevano cronache dettagliate delle conferenze stampa della polizia e silenzio totale su quelle della parte avversa». Numerosi sono stati poi gli agguati degli agenti a scapito di bersagli chiaramente presi di mira. «Un giorno, eravamo seduti a terra, ci eravamo momentaneamente liberati di gilet, elmetto e maschere di protezione e sono arrivati a lanciarci gas lacrimogeni addosso», ha raccontato un fotogiornalista del South China Morning Post, «quello è stato l’inizio di un susseguirsi di episodi scioccanti».

A Hong Kong la stampa indipendente rischia di sparire
Un giornalista colpito da gas lacrimogeni (Getty Images)

Perché la comunità internazionale deve intervenire con urgenza

L’ipotesi che questa repressione a tappeto sia finalizzata a erodere la libertà di stampa a beneficio di una narrazione a senso unico filo-Pechino. «In assenza della controparte democratica, sia online che sulla carta stampata, si è notato un accanimento crescente contro realtà fuori dal coro, tra cui organizzazioni e attivisti anche solo sospettati di essere in opposizione col governo», ha sottolineato Benedict Rogers, direttore di Hong Kong Watch, «è stata una vera e propria escalation. Hanno sempre preso di mira figure come me o ong come la nostra ma non lo hanno mai fatto in maniera così capillare, occupando paginoni interi di Ta Kung Pao (il più antico quotidiano in lingua cinese, ndr)».

A Hong Kong la stampa indipendente rischia di sparire
I cittadini protestano dopo la chiusura dell’Apple Daily (Getty Images)

Per il momento, il pubblico può ancora accedere ai servizi di free press rimasti e alle testate straniere ma, in termini di informazione locale, «la scelta è diventata limitata e c’è il rischio che le notizie arrivino alle loro orecchie filtrate attraverso la lente di Pechino», ha aggiunto Rogers. Ecco perché i ricercatori hanno chiesto ai governi di intervenire con una certa urgenza, offrendo assistenza ai reporter di Hong Kong intenzionati a emigrare e a continuare la loro attività con una corrispondenza dall’estero. Oltre a imporre la fine della censura con sanzioni stringenti. «La comunità internazionale deve mobilitarsi», ha concluso Rogers, «non è ammissibile che queste gravi violazioni rimangano impunite».