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Hong Kong ai titoli di coda

Nella ex colonia britannica saranno vietati tutti i film contrari alla legge sulla sicurezza nazionale, anche quelli del passato. L’ennesima stretta di Pechino su un territorio che è sempre meno autonomo.

25 Agosto 2021 11:12 Redazione
A Hong Kong saranno proibiti i film, anche quelli più vecchi, che minacciano la "sicurezza nazionale" della Cina.

Nella nuova Hong Kong voluta da Pechino non sono al sicuro nemmeno i film del passato. Nella – ormai ex – regione autonoma, infatti, il governo esaminerà le vecchie pellicole per verificare la violazione o meno della legge sulla sicurezza nazionale, che punisce gli atti di sovversione, secessione, terrorismo e collusione con forze straniere che hanno luogo sul territorio di Hong Kong. L’ennesimo, duro colpo alle libertà politiche e artistiche della città, inesorabilmente risucchiata nei meccanismi repressivi della Repubblica popolare cinese.

HK gov gives chief secretary new power to order revoke of display license and raises max penalty for showing unapproved movie to 3yrs in jail and/or HK$1 million among amendments on Film Censorship Ordinance to ban films deemed "contrary to the interests of national security". pic.twitter.com/wsKhxL9io3

— Xinqi Su 蘇昕琪 (@XinqiSu) August 24, 2021

A giugno, le autorità hanno annunciato che il consiglio di censura dell’hub finanziario avrebbe controllato eventuali film futuri per setacciare contenuti che violassero la legge sulla sicurezza. Ma martedì hanno svelato una nuova legge sulla censura, ancora più dura, che coprirebbe anche tutti i titoli a cui era stato precedentemente dato il via libera. «Qualsiasi film per il pubblico, passato, presente e futuro, dovrà ottenere l’approvazione», ha affermato il segretario al commercio, Edward Yau, citato dal Guardian.

Hong Kong è sempre più cinese

Le autorità hanno intrapreso un’ampia repressione per sradicare i critici di Pechino dopo che, nel 2019, il centro finanziario era stato scosso da forti proteste durate per settimane. La nuova legge sulla sicurezza imposta dalla Cina nel 2020, unita a una campagna voluta da Xi Jinping soprannominata “I patrioti governano Hong Kong”, hanno criminalizzato il dissenso e ridotto all’osso il movimento per la democrazia.

Quanto alla nuova normativa, un documento legislativo consegnato ai giornalisti martedì ha menzionato, tra i prodotti vietati, documentari recenti che «glorificavano» o «incitavano» le proteste. La nuova legge deve essere approvata dal parlamento della città, ma non ci sono dubbi che avverrà vista l’epurazione delle opposizioni da un anno a questa parte.

Chi proietta film “illegali” sarà punito con pene fino a tre anni di carcere, con multa pari a 1 milione di dollari di Hong Kong (110 mila euro). Chi verrà censurato non potrà presentare un ricorso “normale”, ma dovrà avviare un riesame giudiziario in un tribunale della provincia, una procedura legale lunga e costosa. Le autorità potranno anche revocare le licenze ai locali che mostrano titoli ritenuti «contrari agli interessi della sicurezza nazionale».

Colpo duro al cinema di Hong Kong

La legge porterà l’ex colonia britannica ancora più vicino alla Cina continentale, dove i film sono rigorosamente controllati e solo una parte di pellicole western o documentari riesce ad arrivare al pubblico ogni anno. Hong Kong vantava storicamente una fiorente scena cinematografica, e per gran parte della seconda metà del secolo scorso il cinema cantonese era di livello mondiale (anche grazie alla presenza di una star come Bruce Lee).

La città mantiene ancora alcuni studi importanti, registi premiati (la direttrice Tan Yi ha vinto la Palma d’oro all’ultimo festival di Cannes con il corto Tous Les Corbeaux Du Monde) e una fiorente scena indie, messi a serio repentaglio ogni mese da nuove leggi e nuovi provvedimenti. L’annuncio della nuova norma sulla censura è arrivato mentre Nicole Kidman sta girando una serie Amazon in città, basata su un libro sulle vite degli “espatriati”. Le autorità hanno permesso alla Kidman e alla sua troupe cinematografica di saltare la quarantena di Covid, scatenando la rabbia pubblica la scorsa settimana.

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