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Der Kapitän

Convinto No vax, ora si è ammalato di Covid. Ma difficilmente abbandonerà le sue idee. Anzi, cercherà di cavalcare la nuova stretta austriaca. Chi è Herbert Kickl, il leader dei nazionalpopulisti della Fpö.

18 Novembre 2021 09:4718 Novembre 2021 09:51 Stefano Grazioli
Chi è Herbert Kickl il Salvini austriaco

Orgoglioso di non essere vaccinato. Fino all‘ultimo. Mentre la quarta ondata della pandemia sta mettendo in ginocchio l’Austria, primo Paese europeo a sperimentare il lockdown per i non vaccinati e a dare il via alla vaccinazione per i bambini tra i 5 e gli 11 anni prima ancora dell’autorizzazione dell’Ema, il capo della destra populista austriaca della Fpö si è ritrovato ammalato di Covid. Herbert Kickl ha combattuto nelle ultime settimane la battaglia privata e pubblica contro il vaccino, favorendo invece le teorie dei medicinali miracolosi, nel suo caso l’ivermectina, utilizzata solitamente contro pidocchi o scabbia. E anche se ora è in isolamento a casa con la febbre, c’è però da giurare che la sua strategia non cambierà.

La stretta di Vienna anti-Covid per salvare la stagione turistica

Se da una parte il governo del nuovo cancelliere conservatore Alexander Schallenberg (Övp), alleato con i verdi di Werner Kogler, ha insistito per aumentare in qualsiasi modo la percentuale modesta di vaccinati in Austria (al momento intorno al 65 per cento), l’opposizione no vax guidata dalla Fpö di Kickl ha sempre contestato misure restrittive e giudicato in maniera scettica la campagna vaccinale avviata dall’esecutivo nazionale con la decisiva collaborazione dei governatori regionali. Ora però a Vienna anche all’interno della coalizione si discute su quale sia la via più adatta per evitare disastri sanitari ed economici, tra i contagi alle stelle e l’avvio della fondamentale stagione turistica invernale, e l’opposizione vuole approfittarne. Tanto più che dopo il recente cambio in corsa tra Sebastian Kurz inseguito dalla giustizia e Schallenberg il governo non gode di grande stabilità.

Kickl ha raccolto il testimone di Hofer, caduto con l’Ibizagate

Herbert Kickl è al vertice dei nazionalpopulisti solo dal giugno di quest’anno. Ha raccolto il testimone da Norbert Hofer, a sua volta dimessosi dopo nemmeno due anni dopo l’esplosione dell’Ibizagate, lo scandalo che aveva portato al crollo dell’alleanza di governo con i popolari di Sebastian Kurz. L’allora vice cancelliere Heinz Christian Strache, capo storico del partito dal 2005 ed erede di Jörg Haider, era stato il protagonista di un video girato di nascosto in una villa alle Baleari che gli era prima costato il posto e poi una condanna per corruzione. Dopo le elezioni anticipate e la vittoria di Kurz andato al governo con i verdi, Kickl è diventato il numero uno del partito e la voce più rumorosa dell’opposizione. Durante il tandem di centrodestra Kurz-Strache (2017-2019) è stato ministro degli Interni, una carica delicata e ambita, finita in quota Fpö proprio per il fatto che il partito nazionalpopulista austriaco ha fatto del tema della sicurezza del Paese, soprattutto in relazione all’immigrazione, il suo cavallo di battaglia. Il leader della Fpö, che può essere considerato il Salvini austriaco – non a caso a Innsbruck nel 2018 con l’allora ministro dell’Interno italiano e il tedesco Horst Seehofer formò l’asse dei Volenterosi per risolvere la questione migranti – vuole in questo ricalcare le orme di Strache e ovviamente di Haider, promotore del primo governo di centrodestra nel Paese nel 2000 e suo mentore.

L’uscita allo scoperto dopo essere stato spin doctor di Haider 

Kickl, nato a Villach, in Carinzia, nel 1968, è stato per anni, almeno fino alla scissione della Fpö nel 2005, una sorta di braccio destro di Jörg Haider, governatore della regione al confine con l’Italia dal 1989 al 1991 e poi dal 1999 al 2008, anno della sua morte in un incidente stradale. Kickl ha curato le campagne elettorali ed è stato il ghostwriter di Haider, anche dei discorsi più eclatanti, quelli dai toni xenofobi e antisemiti. Per certi versi è stato l’anima nascosta del partito che è uscita allo scoperto solo dopo il ritorno al governo quattro anni fa con Strache. Kurz e la pandemia gli hanno dato negli ultimi tempi una mano. Il capo della Övp si è dovuto dimettere dalla Cancelleria dopo i guai con la giustizia, indebolendo per forza di cose anche il governo. L’ex cancelliere continua a tirare le fila dietro le quinte e pensa già a un ritorno, ma c’è mancato poco che l’alleanza con i verdi finisse a rotoli. Si è salvata solo perché nessuno, dai verdi ai socialdemocratici della Spö passando per i liberali di Neos, voleva formare un governo con la Fpö. I nazionalpopulisti sono isolati, anche sul tema Covid, e rincorrono le tesi scettiche se non complottistiche. Questioni di elettorato e di uno zoccolo duro, tra il 15 e il 20 per cento, su cui il leader può contare. La scadenza naturale della legislatura è nel 2023, ma le ultime due sono finite prematuramente: Herbert Kickl aspetta il prossimo terremoto, pandemico o giudiziario, per arrivare in quella sala dei bottoni dove sono arrivati prima di lui Haider e Strache.

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