Nel mirino questa volta sono finite le popstar degli Anni 90. Tra loro anche l’ex Spice Girls Melanie Chisholm, per tutti Mel C. A farle compagnia, tra le altre, Shane Lynch dei Bozone e Hannah Spearritt dell’S Club 7. Non solo donne, perché nella lista compaiono pure i nomi Ian Watkins e Lee Latchford-Evans di Steps. Sono le ultime vittime di hacking telefonico riconducibile all’impero di media di Rupert Murdoch. Il 90enne magnate australiano naturalizzato statunitense da circa quindici anni si trova invischiato in situazioni simili che nel tempo si sono tradotte in risarcimenti da centinaia di milioni di sterline. Un compromesso che fino a oggi gli ha consentito di evitare l’utilizzo dei nastri come possibili prove in altri processi.
Murdoch e le intercettazioni al principe Harry
Un vizio antico, arrivato a invadere la privacy persino della Royal family. I fatti risalirebbero al 2006, anno in cui le sue conversazioni del principe Harry sarebbero state usate dal Sun e dal News of the world in modo illegittimo. Colpe confermate a metà dagli avvocati di Murdoch, che hanno precisato come, in relazione al News of the world, le ipotesi fossero reali, ma al momento della denuncia fosse ormai subentrata la prescrizione. Respinto categoricamente, invece, ogni sospetto riguardante il Sun.
Anche gli ultimi casi si rivolgono alla News Group Newspapers e in modo specifico a News of the world e Sun, il cui direttore dell’epoca è adesso defunto. Un atteggiamento in controtendenza con quanto accaduto al deputato liberal democratico Simon Hughes. Quest’ultimo ha di recente vinto una causa sul tema proprio contro il Sun, al tempo in cui il direttore era Rebekah Brooks, attualmente a capo di tutti i media britannici di Murdoch. Il parlamentare dopo il caso ha liquidato così la questione «Non farò nomi, ma ciò che è accaduto è abbastanza chiaro a tutti».
La nuova televisione britannica di Rupert Murdoch
A poco è servita, dunque, la recente apertura di Talk Tv, nuova televisione nazionale britannica, partorita con l’intenzione di ripristinare un’immagine fortemente toccata da anni di scandali. E e per accorgersene basta lanciare un’occhiata alla squadra. Volto di punta del progetto sarà, infatti, Piers Morgan, già direttore del Mirror in un epoca in cui l’hacking telefonico, in cui era caduto anche l’ex Beatle Paul McCartney – come riporta il Guardian – era pratica particolarmente diffusa all’interno della redazione. Sospetti rispediti al mittente dallo stesso Morgan che ha sempre smentito ogni ipotesi di coinvolgimento.