È stato il bomber italiano per eccellenza. Centravanti in grado di prevedere con anticipo dove sarebbe arrivato il pallone, per trasformarlo sistematicamente oro. Il 9 dicembre 2020 moriva a Siena Paolo Rossi, vittima di un tumore incurabile ai polmoni. Padrone indiscusso dell’area di rigore, con Gianni Rivera, Roberto Baggio e Fabio Cannavaro è stato uno dei quattro calciatori azzurri ad aggiudicarsi il Pallone d’oro. Il riconoscimento arrivò nel 1982, anno in cui con sei gol vinse il titolo di capocannoniere al Mondiale di Spagna, ma soprattutto trascinò l’Italia al trionfo iridato.
Nato a Prato il 23 settembre 1956, crebbe nel settore giovanile della Juventus, che per farsi le ossa lo girò in prestito al Como. Sei presenze e nessun gol in massima serie lo costrinsero a ripartire dai cadetti e dal Vicenza, questa volta in comproprietà. Fu la fortuna sua e dei biancorossi, con cui vinse immediatamente il torneo di B e la classifica cannonieri. L’anno successivo se, è possibile, andò ancora meglio e il secondo posto in campionato venne impreziosito da un nuovo titolo di re dei bomber. A fine anno, siamo nell’estate del 1978, per tenerlo il presidente Farina mise nelle buste 2 miliardi e 612 milioni. Una cifra record per l’epoca, il triplo, per intenderci, della somma versata dai bianconeri. Paolo Rossi, intanto, entrò nel giro della Nazionale, con cui partecipò ai mondiali in Argentina, siglando anche tre gol. Al ritorno giocò un altro anno a Vicenza, prima di trasferirsi a Perugia.
Paolo Rossi e il difficile avvicinamento al Mondiale del 1982
Fu qui che Paolo Rossi venne coinvolto nello scandalo del calcioscommesse, che sconvolse il pallone italiano e la carriera dell’attaccante. Gli furono inflitti tre anni di squalifica, poi ridotti a due. Nel momento più duro, come un cerchio che si chiude, a dargli fiducia furono la Juventus ed Enzo Bearzot, commissario tecnico della Nazionale. Paolo Rossi rientrò proprio alla vigilia del Mondiale del 1982, giocò appena tre partite e poi partì per la Spagna, tra scetticismi e critiche pesanti, specie dopo le prime apparizioni. Superato per il rotto della cuffia il primo turno, l’Italia si trasformò nella seconda fase: un altro mini girone, che avrebbe spalancato alla vincitrice le porte della finale. Battuta l’Argentina di Maradona, Paolo Rossi, finalmente si sbloccò contro il Brasile di Zico e Falcao, domato con una storica tripletta. Due gol di Pablito, come era soprannominato, servirono poi a battere la Polonia. Una rete all’ultimo atto sugellò il 3-1 finale sulla Germania Ovest e fece prendere alla Coppa la strada italiana.

La fine della carriera di Paolo Rossi e l’esperienza da commentatore
Rossi alla Juventus rimarrà fino al 1985, centrando due scudetti, una coppa Italia, la Coppa delle Coppe, una Supercoppa europea e la Champions League, quella maledetta dell’Heysel, in cui persero la vita 39 persone. Passò al Milan, quindi al Verona, dove pose fine alla sua carriera agonistica. Appese le scarpette al chiodo, è stato commentatore per Sky, Mediaset e Rai. Nel 2011 ha partecipato come concorrente alla trasmissione Ballando con le stelle, in coppia con la ballerina Vicky Martin. Tag43 lo ricorda con il video dell’indimenticabile tripletta che consentì all’Italia di piegare un fortissimo Brasile.