Il 29 novembre 2010 moriva suicida all’ospedale San Giovanni di Roma Mario Monicelli. Considerato uno dei più grandi registi del nostro Paese, insieme a Dino Risi e Luigi Comenicini è stato tra i massimi esponenti della commedia all’italiana. Un genere che anche grazie a lui varcò i confini della penisola per imporsi all’estero. Merito soprattutto di pellicole come I soliti ignoti, L’armata Brancaleone e Amici Miei. Nell’arco di una carriera lunghissima, Monicelli è stato candidato per sei volte all’Oscar e nel 1959 ha vinto il Leone d’oro alla mostra del cinema di Venezia per il miglior film con la Grande Guerra, ex aequo con Il generale della Rovere di Roberto Rossellini. Nel 1991 bissò il riconoscimento aggiudicandosi anche il Leone d’oro alla carriera.
La carriera di Mario Monicelli
Nato a Roma nel 1915, Monicelli era figlio del giornalista Tomaso: critico teatrale e drammaturgo, il padre fu direttore del Resto del Carlino e dell’Avanti!, prima di togliersi la vita nel 1946. La precoce carriera di Monicelli cominciò nel 1934 con I ragazzi della via Paal, girato insieme a Cesare Civita e Alberto Mondadori e, per restare ai soli lungometraggi, si concluse nel 2006 con Le rose nel deserto. Successivo, invece, fu il documentario Vicino al Colosseo c’è Monti (2008), dedicato al quartiere capitolino in cui viveva. In mezzo due matrimoni, con Antonella Salerni e Chiara Rapaccini, tre figlie – Ottavia, Martina e Rosa – e quasi un film all’anno. Dalla collaborazione con Steno nacquero Totò cerca casa (1949), Vita da cani (1950), Guardie e ladri (1951) e Totò e i re di Roma (1952).
Il 1957 fu l’anno di Padri e Figli, che gli valse il primo Orso d’oro a Berlino. In tutto, alla fine saranno tre. Dodici mesi e arrivò I soliti ignoti, storia di un improbabile colpo al monte dei pegni. Altrettanti ce ne sarebbero voluti per assistere a La grande guerra. Al 1966 risale l’Armata Brancaleone, mentre del 1975 e del 1982 furono rispettivamente Amici Miei e Amici Miei atto II, in cui si narrano le avventure del conte Mascetti e dei suoi inseparabili compagni di scherzi. Tra le due opere, Monicelli trovò il tempo di inserire il Marchese del Grillo. Ambientato nella Roma papalina del 1809, la pellicola vede Alberto Sordi nei panni del nobile Onofrio, famoso per la vita sregolata e le beffe, che lo rendono un ribelle agli occhi della madre e degli altri componenti della famiglia. La vita e la carriera ricca di successi di Monicelli si interruppero bruscamente nel 2010, quando ricoverato all’ospedale San Giovanni di Roma per un tumore alla prostata si gettò dal quinto piano. Tag43 lo ricorda con l’indimenticabile scena della Pasta e ceci, tratta dal film I soliti ignoti.