Lo consultiamo ogni giorno. A lui ci affidiamo per conoscere le ultime notizie, i risultati della squadra del cuore, il meteo e, addirittura, per avere qualche consiglio di carattere medico. Sebbene gli esperti non facciano altro che ripetere quanto sia sbagliato. Parliamo di Google, il motore di ricerca più famoso del mondo, che oggi, 27 settembre, festeggia il proprio ventitreesimo compleanno. L’idea nacque da un progetto di ricerca portato avanti da Larry Page e Sergey Brin, dottorandi all’università californiana di Stanford. Incuriosito da una tesi, in cui Page spiegava le potenzialità di collegare le pagine di internet, il suo supervisore, Terry Winograd, lo incoraggiò a intensificare gli studi sul tema. Fu allora che nel lavoro si inserì l’amico e collega Brin.
Google, la svolta con la creazione dell’algoritmo PageRank
Era il 1996 e i due elaborarono l’algoritmo PageRank. Fu la svolta: il nuovo sistema, a differenza dei precedenti motori di ricerca, indicizzava i risultati in base ai collegamenti. La coppia di studiosi, infatti, riteneva che maggiore visibilità dovesse essere riservata ai contenuti che avevano al loro interno il maggior numero di pagine collegate. La prima versione di Google venne pubblicata nell’agosto del 1996 ed era ancora collegata al sito web di Stanford, mentre il dominio google.com venne registrato il 15 settembre 1997. L’azienda aveva sede inizialmente nel garage di Susan Wojcicki, un’amica dei due e oggi Ceo di YouTube. Un anno più tardi Google avrebbe fatto registrare il record di pagine indicizzate, aumentando di mille volte il volume iniziale.
Nel ricordo di quel primato, particolarmente significativo, la data del 27 settembre, successiva al giorno del record, dal 2005 è stata scelta ufficialmente dai fondatori come quella in cui festeggiare il compleanno. Dagli inventori è infatti percepita come il debutto di una nuova era. Tag43 vi augura il buongiorno con l’esilarante scena del colloquio in The internship. Nella commedia Owen Wilson e Vince Vaughn sono due quarantenni che si ritrovano di colpo senza lavoro per la chiusura della ditta in cui facevano i venditori. Totalmente avulsi alle dinamiche della tecnologia, nel più classico dei paradossi, finiranno a fare gli stagisti proprio in Google.