Alla vigilia nel primo round delle trattative tra Mosca e Kiev, tenutosi lunedì, il ministro della Difesa ucraino Oleksii Reznikov ha twittato una foto scattata con il presidente Volodymyr Zelensky e la seguente didascalia: «È impossibile piegare i nostri difensori, è impossibile far deporre le armi a Kiev. I tempi sono difficili, ma passerà. L’Ucraina vincerà. Stiamo già vincendo. Pertanto, consigliamo agli occupanti di tornare a casa. Non è troppo tardi».
85h of defence.Intimidation of 🇺🇦 is imprudent. Its impossible to break our defenders,moreover its impossible to make the Kyiv lay down arms.The times are difficult,but it will pass.🇺🇦 will win.We’re already winning.Therefore, we advise the occupiers to go home. It's not too late pic.twitter.com/6NPnqOctom
— Oleksii Reznikov (@oleksiireznikov) February 27, 2022
Oggi la morsa intorno a Kiev si sta stringendo, nel resto del Paese l’avanzata russa via terra continua, a ondate, supportata sempre più dall’artiglieria e in parte dall’aviazione, per ora col contagocce. Gli Stati Uniti hanno rifiutato di applicare una no fly zone sui cieli dell’Ucraina, segnale che ormai la supremazia aerea è russa e le difese ucraine ridotte al lumicino. Quando Kiev cadrà è probabilmente solo una questione di tempo, al di là della resistenza che potranno opporre esercito e milizie cittadine.
La solitudine di Kiev e il racconto della resistenza
Reznikov, che oggi ha offerto via Facebook 40 mila euro a ogni soldato russo che diserta, come il sindaco di Kiev Vitaly Klitschko e naturalmente Zelensky sono il simbolo dell’Ucraina che si oppone all’invasione russa che pare però inesorabile, vista la sproporzione di forze e il fatto che comunque l’ex repubblica sovietica è sola: la Nato non interverrà, le armi mandate in questi giorni da mezza Europa potranno servire nel futuro per un’eventuale guerriglia, non nei prossimi giorni, con le maggiori città assediate e sotto bombardamenti. La realtà sul campo è questa: da una parte la Russia di Vladimir Putin, ex agente del Kgb che di guerre ne ha gestite un paio, a partire da quella cecena che gli ha spianato la strada verso il Cremlino nel 1999 a quella georgiana nel 2008, fino a quelle in Siria nel 2015 e nel Donbass dal 2014; dall’altra l’Ucraina di Zelensky che sino a poco più di tre anni fa faceva il comico in televisione e ora si trova a guidare un Paese che si sta trasformando in un gigantesco campo di battaglia nel cuore dell’Europa. Il presidente ucraino, a guerra già avviata, ha invocato ancora l’entrata nella Nato, invano. Da un paio di giorni insiste solo su quella nella Unione europea, su cui però non ha avuto risposte univoche. I suoi appelli video giornalieri fanno buon viso a cattivo gioco, l’Ucraina è destinata a perdere questa guerra, da questo punto di vista gli esperti militari non hanno dubbi.

La delegazione ucraina al tavolo con la Russia
Reznikov, il ministro che coordina la difesa del Paese, è stato nominato quattro mesi fa. È un giurista formazione e di professione, dal 2020 è stato ministro per l’Integrazione territoriale delle regioni occupate nel Donbass. Nella delegazione ucraina a trattare con i russi c’era anche David Arakhamia, capo in parlamento del partito di Zelensky, Servitore del popolo, economista e imprenditore passato alla politica come consigliere in vari ministeri prima di diventare un fedelissimo del capo di Stato. Il più esperto nei combattimenti è senz’altro Vitaly Klitschko, il gigante ex campione mondiale dei pesi massimi, convertitosi alla politica da parecchio tempo: grande coraggio e carisma, anche sotto le bombe, ma se sul ring ha sempre combattuto da solo, stavolta come sindaco di Kiev ha la responsabilità per una metropoli di tre milioni di abitanti.

Senza interventi esterni, l’Ucraina è destinata a perdere
Gli ucraini si trovano sotto attacco, la catastrofe umanitaria, oltre alla questioni dei milioni di profughi, è programmata, con Putin che non pare intenzionato a condurre trattative se non da una posizione di assoluta supremazia militare sul campo. Nel duello impari con Zelensky, e come in tutte le guerre, è però è la popolazione civile a pagare il prezzo più alto, tra morti, dolore e disperazione. In questi anni Kiev si è appoggiata agli Stati Uniti ed è da Washington che devono arrivare segnali chiari per mettere fine a una guerra che l’Ucraina da sola, senza Nato, non potrà vincere, nonostante lo spirito di Zelensky, Klitschko o Reznikov.