Quale Europa uscirà dalla guerra in Ucraina?

Armando Sanguini
19/03/2022

La guerra in Ucraina pone l'Ue davanti a un bivio. Diventare adulta, con una difesa comune e un'identità forte con cui rispondere al gruppo Visegrad quando presenterà il conto della generosità con cui sta accogliendo i profughi. Oppure restare subalterna a Usa e Nato.

Quale Europa uscirà dalla guerra in Ucraina?

Se non fosse una vicenda terribilmente seria e dolorosa si potrebbe pensare che stiamo assistendo a un gioco di società in cui una parte dispone delle risorse umane e materiali per prevalere ma non ci riesce (per tanti motivi più o meno chiari) e l’altra sembra destinata a soccombere ma pur subendo continua a parlare e ad agire come se disponesse in realtà delle risorse per vincere. La risultante è che l’area del conflitto in Ucraina sembra riconducibile a un labirinto in cui la propaganda si mescola alla realtà confondendo sbocchi e ingressi e poco si salva in termini di risultati, salvo la certezza che una parte è responsabile dell’attacco e l’altra è la vittima.

l'economia russa nei 20 anni di regno di Putin
Vladmir Putin (Getty Images).

Su chi sia l’aggressore e chi la vittima non ci può essere discussione

Su questo punto non ci può essere discussione, giacché essa è scolpita nella storia degli eventi. Poi si può argomentare sul continuo allargamento della Nato a Est in questi ultimi 30 anni sempre e reiteratamente rappresentata come una minaccia per la sicurezza della Russia. Si possono anche ricordare gli accordi di Minsk messi sotto il tallone di una conflittualità andata avanti per otto anni. Si può anche considerare rilevante che lo stesso Presidente Usa Joe Biden, oltre a qualificare come criminale di guerra Vladimir Putin, abbia candidamente dichiarato che l’Ucraina sta ricevendo addestramento e armi (riconducibili alla Nato) da oltre un anno, ben prima dunque dell’attacco russo. Il fatto cioè che si debbano o possano tenere presenti alcuni antecedenti storici serve per spiegare la catena degli eventi, ma non per giustificarli, non per trasformare l’aggressore in un aggredito. È successo anche nella correlazione tra la pace di Versailles e la Seconda Guerra mondiale che non è mai stata considerata giustificata dalla prima. E anche questa invasione/aggressione rimane ciò che è e non può non essere condannata.

ucraina, le sfide dell'unione europea
L’intervento di Volodymyr Zelensky al Bundestag (Getty Images).

Le difficoltà di trovare un compromesso tra Russia e Ucraina

Ciò detto, gli orrori di questa come di qualunque altra guerra pongono in primo piano la necessità di fermarla e dunque di cercare di individuare il o i percorsi più suscettibili di permettere il conseguimento di questo obiettivo; il compromesso che possa facilitarlo implicante una qualche rinuncia alle attese/ambizioni di ciascuna delle due parti. Ma non è affatto chiaro dove sia la soglia compatibile con le aspettative di Putin che sembrano oscillare tra tre opzioni di base – neutralità, indipendenza di un Donbass allargato a sud, legittimazione della Crimea – e orizzonti di più ampio respiro. Per converso, non è neppure chiaro, ed è comprensibile che così sia, quale sia la soglia della controparte, cioè di Volodymyr Zelensky, in termini di integrità, sovranità territoriale e di sicurezza del Paese. Si continua a negoziare, pubblicamente, con le armi e con la propaganda e, riservatamente, sui margini di manovra perimetrati sugli esiti delle armi e della propaganda.

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Chi potrebbe garantire la neutralità-sicurezza dell’Ucraina?

Su questo sfondo a dir poco ambiguo si colloca la presunta proposta negoziale di 15 punti in cui si articolerebbe il tema della neutralità-sicurezza dell’Ucraina. Zelensky che nei giorni scorsi aveva lasciato intendere la sua disponibilità alla neutralità ha respinto questa proposta (attribuita alla parte russa) rilanciandone la declinazione in termini di sicurezza o meglio di garanzie di sicurezza. E qui sta un grande quesito: chi può garantire questa sicurezza? Si è parlato di Usa, Turchia e di Gran Bretagna, ma penso che una tale ipotesi venga contraddetta dalla stessa appartenenza di questi Paesi alla Nato. Penso che Mosca non accetterebbe. Potrebbe esserlo l’Unione europea? Sì, nella prospettiva di un’Unione europea che si auto-doti di una difesa comune e apra a una visione di sicurezza europea che non risulti di per sé anti-russa come lo è per ragioni storiche la Nato.

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L’arrivo dei profughi ucraini alla stazione di Przemysl, in Polonia (Getty Images).

L’Ue è chiamata a una scelta di coraggio che riguarda anche la sua identità

Voglio illudermi che proprio la guerra in Ucraina possa far scattare, finalmente, questa molla “di una Unione europea della difesa” di cui finalmente si sta parlando. E mi auguro che sia tanto forte da scattare per quanti Paesi membri ci vogliano stare, non necessariamente per tutti. Ritengo infatti che a questo momento nevralgico debba corrispondere una scelta di coraggio che non si può pretendere venga fuori da una reale unanimità di voti. Il realismo ci dice che alcuni Paesi membri non si sentono pronti a questo salto: è comprensibile, ma sarebbe un errore sacrificare una scelta tanto importante a una subalternità di comodo sotto l’esclusivo cappello della Nato. Ci sono Paesi membri che vorrebbero una Unione à la carte.  Mi riferisco in particolare al gruppo Visegrad al quale si deve, ad esempio, il trattamento riservato ai profughi non ucraini. E vogliamo sottovalutare l’allontanamento dalle regole della vera democrazia e i giri di valzer con Mosca? Si potrebbe continuare e ricordare, ad esempio, la visita di fratellanza fatta via treno a Kyiv senza alcuna investitura di Bruxelles. E così via. Ricordiamoci di tutto ciò quando presenteranno il conto della loro attuale generosità cui dovrebbe essere defalcato il passivo del respingimento di tanti innocenti.

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La bandiera dell’Ucraina e quella dell’Europa a Bruxelles (Getty Images).

Penso che l’Unione europea sia a un bivio: nascondersi sotto il cappello della sicurezza Nato ovvero emanciparsi in nome di un’identità propria, oserei dire “adulta” e che da tale posizione di maggiore età venga anche un aggiornamento salutare della nostra solidarietà transatlantica che deve restare una vera e propria pietra angolare. Ma al contempo penso che occorra accelerare nella definizione di un’identità sulla quale costruire un’architettura di sicurezza europea inclusiva e non escludente. Penso che se ci si muoverà in tale direzione ne guadagnerà anche il rapporto con gli Usa. Adesso si parla della possibilità di chiudere un’intesa nell’arco dei prossimi 10 giorni. Ben venga. Il popolo ucraino lo merita e merita un lasciapassare di sicurezza da un’Unione europea che come è stato per il Covid-19 trovi in sé la forza di cogliere questa grande opportunità di emergere nella sua forza unitaria, politica e di difesa. Occorre ormai pensare al “dopo guerra” e alla visione europea che ha animato i nostri forzati esuli di Ventotene.