Guerra in Ucraina: storia e ruolo dello Sbu, l’intelligence di Kyiv

Stefano Grazioli
14/03/2022

Fino all'invasione, l'intelligence ucraina sembrava sottovalutare l'allarme lanciato dalla Cia. Un modo, forse, per prepararsi senza dare nell'occhio. Dall'eredità del Kgb all'altalena tra Est e Ovest, la storia dello Sbu ora guidato da Ivan Bakanov, amico d'infanzia di Zelensky.

Guerra in Ucraina: storia e ruolo dello Sbu, l’intelligence di Kyiv

Fino al giorno prima dell‘invasione russa del 24 febbraio, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky aveva contraddetto quello statunitense Joe Biden che da settimane insisteva sull’attacco imminente da parte delle forze del Cremlino. Più volte aveva ripetuto di fidarsi più dei propri servizi segreti che di quelli altrui. La realtà è che la Cia questa volta aveva evidentemente un quadro più preciso e veritiero di quello fornito dall’intelligence di Kyiv, lo Sbu (Sluzhba bezpeky Ukrayiny, il Servizio di sicurezza ucraino). O per lo meno così è apparso, seguendo lo scambio pubblico tra Kyiv e Washington.

il ruolo dei servizi segreti ucraini nell'aggressione della russa
William Burns, direttore della Cia (Getty Images).

L’invasione russa e i rapporti tra Cia e Sbu

Al di là della questione del perché gli Stati Uniti, pur essendo a conoscenza del piano russo di invadere su larga scala l’ex repubblica sovietica non abbiano optato per un compromesso atto a evitarlo invece di limitarsi a certificare l’ineluttabilità della guerra putiniana, è chiaro che o c’è stato un gioco delle parti per trarre in inganno la Russia convinta di fare una passeggiata in Ucraina, oppure qualcosa tra Kyiv e Washington non ha funzionato davvero. Se la Cia ha fatto dunque bene il suo lavoro, su quello dello Sbu c’è qualche dubbio. Hanno davvero avuto in mano informazioni diverse da quelle americane? Sono stati troppo prudenti? O era appunto un piano concordato, mentre le difese ucraine venivano rafforzate ovunque e si stava organizzando la resistenza? È probabile la collaborazione tra le due intelligence, rafforzatasi soprattutto a partire dal 2014, sia tale da escludere prese di posizione diametralmente opposte proprio su un punto fondamentale come quello dell’inizio di una guerra. E la valutazione pubblica dissonante abbia fatto parte della strategia comunicativa che gli Stati Uniti hanno adottato mischiando per settimane informazione e disinformazione, facendo comunque capire a Mosca di essere al corrente dei piani d’attacco. Il capo della Cia William Burns e quello dello Sbu Ivan Bakanov, amico d’infanzia di Zelensky ed ex leader di Servitore del Popolo, il partito del presidente, avrebbero così messo nel sacco il Cremlino.

L’altalena tra Est e Ovest dei servizi ucraini

Ciò che è certo è che comunque lo Sbu in 30 anni di storia è passato nel gioco sulla scacchiera internazionale da un lato all’altro, prima legato più a Mosca, ora a Washington. Erede del Kgb sovietico, il Servizio di sicurezza ucraino è nato con l’indipendenza del Paese dall’Urss: la sovranità politica si è riflessa anche sull’intelligence. Che però, come per tutto il resto, dai presidenti ai governi, dagli oligarchi alla società, è rimasta per lungo tempo sospesa tra Est e Ovest. Lo Sbu, tra vecchi agenti doppiogiochisti sul lato russo e nuove entrate cooptate grazie ai dollari sul versante a stelle e strisce, è sempre stato uno strumento al servizio del capo dello Stato di turno, per rafforzarne il potere e tenere lontano gli avversari politici. L’intero apparato dei servizi, più 30 mila uomini, oltre quattro volte quelli del Mossad israeliano, dipende secondo la Costituzione dal presidente. Da Leonid Kuchma, secondo presidente ucraino (1996-2004), al delfino Victor Yanukovich (2010-2014), e a seguire gli altri, da Victor Yuschenko (2005-2010) a Petro Poroshenko (2014-2019) per finire con Zelensky hanno cercato e trovato appoggio nei servizi, partendo proprio dalle nomine dei vertici. Così i predecessori di Bakanov, finito alla testa dello Sbu solo per essere un fedelissimo di Zelensky, sono stati scelti secondo i criteri di vicinanza personale e politica. Non solo nei confronti dei vertici dello Stato, ma dei poteri forti che a partire dagli Anni 90 hanno saputo garantirsi buoni contatti all’interno del sistema.

il ruolo dei servizi segreti ucraini nell'aggressione della russa
Volodymyr Zelensky (Getty Images).

Il fallito tentativo di riforma del 2015 

Il modello è lo stesso visibile in Russia e in tutte le altre repubbliche ex sovietiche, dove esiste una rete indistricabile tra i successori del Kgb, l’apparato amministrativo e militare, l’oligarchia economico-finanziaria e non ultima la criminalità organizzata. Lampante l’esempio di Leonid Derkach, capo dello Sbu sotto Kuchma e conosciuto come il Sorge ucraino (Richard Sorge è stata forse la più famosa spia russa al servizio di Stalin), uno dei leader del clan di Dnipropetrovsk con collegamenti con la mafia russa. Se dalla rivoluzione arancione del 2004 e ancora di più da quella del 2014 il baricentro dello Sbu, tra equilibri e infiltrazioni interne, si è spostato dalla Russia all’Occidente, la struttura è rimasta opaca e permeabile alle influenze esterne. Tentativi di riforma e la creazione al suo interno nel 2015 del Nabu (Ufficio nazionale anticorruzione) non sono riusciti a farne un servizio compatto sul modello di quelli occidentali. Lo Sbu è rimasto così in balia dei vari centri di potere, spesso in contrasto con la presidenza. Alla fine del 2021 è esploso il conflitto tra Zelensky e Poroshenko che, accusato dall’intelligence di aver fatto affari con i separatisti del Donbass, rischiava di finire in galera per 15 anni per alto tradimento. L’ex presidente ha respinto ogni addebito parlando di caccia alle streghe e prove inventate. Poi l’invasione russa ha spazzato ogni polemica interna.