Le sanzioni imposte dall’Occidente alla Russia dopo l’aggressione dell’Ucraina e il conseguente crollo del rublo hanno spinto il Cremlino a cercare alternative per mantenere viva e in funzione l’economia. Gli esperti Usa, come scrive Ap, si aspettano che Putin proverà a mitigare l’impatto delle misure con la vendita di gas e petrolio, facendo affidamento sulle riserve auree e sulla valuta cinese. Anche se potrebbe non bastare. Al 30 giugno 2021, infatti, il 32 per cento delle riserve di valuta estera della Banca centrale russa erano in euro; il 22 per cento in oro; il 16 per cento in dollari; il 13 per cento in yuan; il 7 per cento in sterline. A fine 2020, il 45 per cento degli asset russi risultavano negli Usa, nel Regno Unito, in Francia, in Germania il che rende Mosca molto vulnerabile. Putin potrebbe anche trasferire fondi in banche più piccole e sui conti di oligarchi non colpiti dalle sanzioni trattare in criptovalute oltre a fare affidamento sulle relazioni con Pechino, anche se a lungo andare l’immagine del Dragone potrebbe risentire della vicinanza a Mosca. In questo momento «le due principali strade che la Russia ha davanti sono la Cina e l’energia», ha confermato ad Ap John Smith, ex direttore dell’intelligence finanziaria del Tesoro Usa.

L’esportazione di gas verso la Cina potrebbe raggiungere nel 2025 i 38 mld di metri cubi l’anno
Molto probabilmente la Russia si rivolgerà alla Cina per compensare le mancate forniture di beni e servizi – tra cui il grano – che arrivavano da Occidente. Non a caso, Pechino e Mosca hanno firmato durante l’incontro per l’inaugurazioni delle Olimpiadi invernali un accordo trentennale che consentirà alla Russia di fornire gas alla Cina, anche se le pipeline saranno completate solo tra tre anni. Gazprom, che detiene il monopolio delle esportazioni di gas, ha recentemente siglato un accordo con la cinese Cnpc. «Il progetto è passato alla fase di attuazione pratica», ha detto il Ceo di Gazprom Alexey Miller commentando la firma del contratto per la progettazione del gasdotto Soyuz Vostok. La pipeline che attraverso la Mongolia arriverà in Cina avrà una capacità di 50 miliardi di metri cubi di gas all’anno. Dal 2019 la Russia poi fornisce alla Cina Gnl e gas attraverso il Power of Siberia. Nel 2021 Mosca ha esportato 16,5 miliardi di metri cubi di gas verso la Cina ed entro il 2025, la quota dovrebbe toccare i 38 miliardi di metri cubi l’anno.

Il ricorso alle criptovalute: pro e contro
Sempre secondo gli analisti, le sanzioni porteranno la Russia una maggiore dipendenza nei confronti delle criptovalute nelle transazioni finanziarie. Per questo il Tesoro Usa sta pianificando una ulteriore stretta sul settore anche se gli scambi di criptovalute negli Stati Uniti, in Europa e in Asia probabilmente interromperanno quasi tutti i rapporti con la Russia. Non sarebbe il primo intervento Usa: lo scorso settembre l’amministrazione Biden ha inserito nella blacklist degli scambi di criptovalute la russa SUEX OTC per aver presumibilmente aiutato a riciclare i pagamenti dei ransomware. A ottobre il Tesoro aveva sanzionato per lo stesso motivo anche Chatex, un altro servizio di scambio di criptovalute russo. Ari Redbord della Trm, società di It specializzata in frodi finanziarie, a Forbes ha detto di aver identificato almeno 340 aziende in Russia che potrebbero essere potenzialmente utilizzate come porte per le criptovalute. Una opzione per la Russia, ricca di energia, sarebbe anche aumentare il mining concentrato soprattutto in Siberia. Ma non sarebbe comunque sufficiente. Per dare una idea, Corea del Nord e Iran, tra i minatori più attivi, hanno accumulato solo 1 miliardo in criptovalute ciascuno, una goccia se confrontata al valore del settore bancario russo che si aggira su 1,4 trilioni di dollari. Forse potrebbero bastare solo per le aziende e gli oligarchi sanzionati. Molte criptovalute poi – a eccezione di alcune come monero – memorizzano le transazioni su Blockchain rendendole accessibili al pubblico e questo rappresenterebbe un altro ostacolo all’utilizzo di questa forma di pagamento per aggirare illegalmente le sanzioni.