La concezione imperiale della Russia di Putin e il ruolo dell’Europa
I rapporti tra Europa e Russia, con o senza Nato e Usa, non saranno mai semplici fino a quando l'ex Urss continuerà a considerarsi portatrice di una missione imperiale superiore. Tanto da considerare il Vecchio continente una potenziale sfera di influenza. Uno spunto di riflessione per sovranisti e anti atlantisti.
La profezia unanime dice che il nostro mondo non è più lo stesso dopo il 24 febbraio e l’attacco russo all’Ucraina. La Nato, moribonda sembrava, si prepara a ricevere due nuovi adepti di riguardo, ex neutrali, Finlandia e Svezia, quest’ultima indipendente da sempre e neutrale e in pace da due secoli. Mosca preannuncia «gravi conseguenze» dopo l’ingresso di Stoccolma ed Helsinki. Putin dichiarava, nel 2016, che il finlandese ben visibile oltre la lunga frontiera russo-finnica di 800 chilometri, guardia di confine o viandante, era un finlandese e basta; se Helsinki fosse entrata nella Nato, aggiungeva, sarebbe stato un nemico. Chiarissimo.
I rapporti con la Russia non saranno semplici finché Mosca non archivierà la missione imperiale
Si tratta di una peculiare forma mentis, molto russa; ne deriva che una installazione militare finlandese, e la Finlandia che da circa 30 anni ha la piena indipendenza senza più vincoli rispetto a Mosca non risparmia sulle spese militari sul suo confine orientale, è accettabile se finlandese e basta, non lo è più se i finlandesi la condividono con i loro alleati. Questo è un punto fondamentale per capire come i rapporti tra Europa e Russia, esista o non esista la Nato, vi sia o no la presenza militare americana in Europa, non saranno mai semplici fino a quando la Russia continuerà a considerarsi “altro” rispetto all’Europa, come fa da oltre 200 anni, e con una missione imperiale, diversa e superiore, quindi. E fino a quando continuerà a considerare l’Unione europea solo come un prodotto della Guerra Fredda e a sospettare profondamente di qualsiasi alleanza o, peggio, convergenza sovranazionale fra i Paesi europei. Li vuole tutti piccoli.

In Europa si sono risvegliate le ombre della prima metà del 900
Gli europei dell’Ovest hanno vissuto tre buone generazioni, fortunate tutto sommato, perché per prima cosa sono stati posti dall’esito bellico fuori dalla sfera russo/sovietica. La Guerra Fredda poi dava certezze, oltre a garantire la pace alle nostre latitudini. Gli europei dell’Est forse fornirebbero altri ricordi sulla Guerra Fredda, avendo subìto due generazioni di servaggio e di diffusa miseria, à la russe. Poi c’è stato il 1989. E ora? L’unica certezza per ora è che si spenderà di più in armi e si cercherà di ridurre la dipendenza dalle materie prime russe, non solo gas e petrolio ma anche grano e altro. Tutto il resto è in discussione. Anche chi, ragionevolmente, cerca di non cedere troppo al pessimismo sa che le ombre del disastroso 900 europeo si sono risvegliate in Europa, e non solo. Molti europei avevano finora preferito ricordare solo la seconda metà del secolo, e dimenticare la prima.
Il suicidio del Vecchio continente attraverso due Guerre mondiali
Pochi oggi hanno memorie da adulto o quasi della Seconda Guerra mondiale e pochi quindi sanno per esperienza diretta, e non per racconti o letture, che queste tre generazioni “felici” di europei sono figlie di una delle più immani tragedie nella storia dell’umanità, il suicidio di un piccolo ma potentissimo continente, attraverso due guerre mondiali. La Prima Guerra distrusse la forza finanziaria d’Europa, dei vinti e dei vincitori, trasferendo la capitale mondiale del denaro da Londra a New York, e massacrò nelle trincee un’intera generazione. La Seconda Guerra rase al suolo un Paese centrale come la Germania, semidistrusse l’Italia e altre terre, suggellò definitivamente la fine del ruolo mondiale e del dominio sui mari della Gran Bretagna, portò truppe straniere ovunque. E si concluse, non molti mesi dopo la liberazione dell’Italia e la capitolazione della Germania, con un capovolgimento delle alleanze, avviato nel 1946-47 e concluso pochissimi anni dopo, con l’Urss che da alleato diventava nemico dei vincitori anglosassoni e Italia e Germania che da nemici sconfitti diventavano, insieme a numerosi altri Paesi europei, alleati, tra loro e con gli Stati Uniti, questi ultimi guida e pilastro dell’Alleanza Atlantica.

Come l’Urss intendeva l’Europa: assimilata e amica
La politica sovietica, ormai gli archivi parlano chiaro, prevedeva per il periodo postbellico tutt’altro scenario: un’Europa assimilata al sistema russo fin dove era arrivata l’Armata Rossa, e un’Europa “amica” fino alla Manica. “Amica” voleva dire: non armata, limiti erano previsti anche per le forze armate francesi, senza alleanze, né transeuropee né con gli Stati Uniti, peraltro poco propensi si pensava a una presenza diplomatico-militare (diverso il caso per finanza ed economia) causa isolazionismo. Era uno schema ingenuo, ma era questo, sostanzialmente. E questa è stata la linea fino a Gorbaciov: Nato e Ue sono la stessa cosa e sono un controsenso; l’alleanza con gli Usa è da ostacolare e così pure l’alleanza o, peggio, la condivisione di poteri e interessi fra le nazioni europee. Poi è arrivato il 1989 e qui, non tenendo conto delle suscettibilità russe, per quanto in gran parte inaccettabili, qualche errore l’Occidente e gli Stati Uniti soprattutto lo hanno fatto.
Quanto è disposto ad accettare Putin un’alleanza militare europea?
La Storia, e la cronaca (il caso finlandese e svedese) dovrebbero comunque offrire a quanti hanno visto con simpatia, in nome del sovranismo e altro, gli schemi eurasiatici putiniani del tipo “l’Occidente è finito”, e a quanti non amano troppo la Nato (anche alcuni dei numerosi generali italiani, in pensione), vari spunti di riflessione. Uno soprattutto: la Mosca di Putin, che vuole far arretrare le installazioni Nato alla linea del 1997 come chiesto ufficialmente a dicembre, che cosa direbbe di fronte a una alleanza militare solo europea che installasse le sue strutture in Polonia, nei Paesi Baltici o altrove, ben oltre cioè la linea del ’97? Un impianto antimissile diventa accettabile solo se non sventola anche la bandiera della Nato? E con la sola bandiera Ue? Oppure l’Europa non potrà mai avere a qualche centinaio di chilometri dalla frontiera russa quello che i russi hanno a decine di chilometri dalla frontiera con l’Europa di Bruxelles? L’Europa è un soggetto in causa, eccome, non è una potenziale “sfera di influenza” del Cremlino.