Il sito Mediazona, una delle ultime voci indipendenti nella Russia di Vladimir Putin, è stato bloccato dalle autorità a causa della copertura dell’attacco russo all’Ucraina. Lo ha annunciato la testata in un comunicato: «Raccontiamo ciò che sta accadendo in Ucraina, chiamando l’invasione un’invasione e la guerra una guerra». Com’è noto, l’ente statale russo per il controllo sugli organi di informazione Roskomnadzor ha ordinato di eliminare proprio parole come “invasione” o “guerra” da tutto ciò che viene diffuso dai mezzi di informazione. E in generale, già da prima che iniziasse il conflitto, Mosca ha ulteriormente limitato la libertà di stampa: ultimo provvedimento la legge-bavaglio firmata da Putin, che prevede fino a 15 anni di reclusione per chi diffonde notizie ritenute false dalle autorità o capaci di gettare discredito sull’esercito. Pyotr Verzilov, editore di Mediazona, ha assicurato che i dipendenti del sito continueranno «comunque a lavorare e a parlare della guerra».

Mediazona, il sito indipendente fondato dalle Pussy Riot
Fondato da Maria Alyokhina e Nadezhda Tolokonnikova, componenti del gruppo di attiviste femministe Pussy Riot, Mediazona è stato lanciato nel settembre del 2014 e ha come direttore il giornalista politico Sergey Smirnov: il sito si occupa principalmente di sistema giudiziario, legislativo e penale in Russia. Editore di Mediazona è come detto Pyotr Verzilov, ex marito di Nadezhda Tolokonnikova e anche lui attivista. Arrestato per la prima volta nel 2012 quando faceva da portavoce alle Pussy Riot, nel 2018 insieme a tre Pussy Riot ha invaso il campo durante il secondo tempo di Francia-Croazia, la finale dei Mondiali di calcio, che si stava disputando a Mosca, trascorrendo poi 15 giorni in carcere.

Mediazona, Verzilov nel mirino di Mosca
Nel 2018, mentre si trovava a Berlino, c’è stato un tentativo di avvelenamento nei suoi confronti: i colpevoli non sono mai stati identificati, ma lo stesso Verzilov aveva collegato il fatto alla sua inchiesta sull’assassinio di tre giornalisti russi nella Repubblica Centrafricana, che l’editore di Mediazona riteneva fosse stato pianificato a Mosca con il coinvolgimento della milizia privata Gruppo Wagner. Nel 2020, Verzilov è stato arrestato di nuovo con l’accusa di aver denunciato presunti brogli nelle elezioni del sindaco di Mosca. Infine, a novembre 2021 è stato incriminato in contumacia e inserito nella lista dei ricercati per occultamento della doppia cittadinanza (ha anche passaporto canadese dal 2014).