Il Centro per le iniziative giovanili e il consiglio comunale di Kamyansky, cittadina nella regione di Dnipropetrovsk, in Ucraina, hanno dato vita a una manifestazione silenziosa da brividi. 217 giocattoli sono stati esposti nella piazza centrale della città, metafora di quei bambini ucraini che hanno perso la vita secondo l’ufficio del procuratore. Anche loro sono 217, innocenti vittime di una guerra che prosegue a falcidiare l’Ucraina. «La Russia uccide i nostri bambini», si legge su Twitter, mentre centinaia di utenti continuano a rilanciare le immagini della piazza piena di orsacchiotti, bambole e biciclette.

Il capo dell’amministrazione regionale: «La morte dei bambini non è perdonata»
Una manifestazione suggestiva, che punta i riflettori contro un conflitto che sta generando un gran numero di morti civili, anche tra i bambini. Il capo dell’amministrazione regionale di Dnipropetrovsk, Valentyn Reznichenko, ha dichiarato: «217 bambini ucraini non giocheranno mai più in cortile, non andranno in bicicletta. È impossibile perdonare la morte dei bambini non è perdonata». A sottolineare il dramma è anche il sindaco della stessa cittadina di Kamyansky, Andriy Bilousov: «Chiediamo ai Paesi di tutto il mondo di aiutarci a porre fine a questa terribile guerra».
Oltre un mese fa 109 passeggini a Leopoli
Una manifestazione simile si è svolta a Leopoli il 18 marzo. Protagonisti ancora una volta i bambini. Nella piazza centrale di una delle città più bombardate dalla Russia nelle prime settimane di conflitto, sono stati esposti 109 passeggini, tanti quanti i minori uccisi dai bombardamenti fino ad allora. «Questo è il prezzo che paga l’Ucraina», aveva dichiarato il sindaco Andriy Sadovyi durante l’evento, di fronte a giornalisti nazionali ed internazionali.

I bambini deportati dall’Ucraina
L’emergenza infantile non passa soltanto dalle troppe morti, ma anche dai tanti bambini di cui non si hanno più notizie. Già a fine marzo da Kyiv erano stati diffusi proclami alla comunità internazionale riguardo un gran numero di minori deportati in Russia. Non centinaia ma migliaia di figli e figlie di cui non si hanno più notizie da settimane.