Guerra in Ucraina: chi era Brent Renaud, reporter americano ucciso a Irpin
Era insieme a un collega, quando è stato colpito dalle forze russe a un checkpoint. È morto sul colpo. Non lavorava per il New York Times, come era stato reso noto inizialmente.
Il videogiornalista statunitense Brent Renaud ha perso la vita durante un attacco delle forze russe a Irpin, nei sobborghi di Kiev. Lo ha reso noto con un post su Facebook il capo della Polizia della regione di Kiev, Andrei Nebitov: «Gli occupanti stanno cinicamente uccidendo anche i giornalisti dei media internazionali che stanno cercando di mostrare la verità sulle atrocità delle truppe russe in Ucraina».
🔴🔴 Two American journalist shot by Russian at Irpin bridge. One is under surgery at the main hospital in Kyiv and the other was shot at the neck. pic.twitter.com/9lihX1JJ58
— annalisa camilli (@annalisacamilli) March 13, 2022
Brent Renaud non era in Ucraina per il New York Times
Inizialmente era stato reso noto che Brent Renaud stesse coprendo il conflitto per il New York Times. In realtà, come dichiarato dalla testata stessa, il reporter aveva collaborato per l’ultima volta con il Nyt nel 2015 e non si trovava in Ucraina per conto del giornale statunitense. Semplicemente, aveva con sé il badge del New York Times, che gli era stato dato anni fa.

Brent Renaud, insieme a lui un collega rimasto ferito
Brent Renaud, insieme al collega Juan Arredondo rimasto ferito, era arrivato a Irpin per filmare l’esodo dei civili. I due sono stati sorpresi da colpi di arma da fuoco a un checkpoint, mentre in auto stavano cercando di attraversare un ponte. Renaud, colpito al collo, è morto all’istante, mentre l’altro reporter è stato trasferito in ospedale.

Brent Renaud, i documentari girati insieme al fratello
51 anni compiuti un mese fa, ha passato gli ultimi due decenni a produrre film e programmi televisivi con il fratello Craig, anche lui regista indipendente. I due sono noti per aver raccontato le storie di umanità nei punti più caldi del mondo: Iraq, Afghanistan, Egitto, Libia, il Messico dei cartelli della droga, la crisi dei giovani rifugiati in America Centrale, Haiti dopo il terremoto. Con il fratello ha prodotto il documentario Surviving Haiti’s Earthquake: Children, vincitore del duPont-Columbia Award 2012, premiato insieme al progetto multimediale del New York Times “A Year at War” come un esempio di narrazione artistica e interattiva vissuta online.