Arrivati al decimo mese di guerra, la solidarietà degli europei nei confronti dei rifugiati ucraini si mantiene alta. Ma con l’andare del tempo, e con nessun negoziato all’orizzonte, i costi economici e sociali scatenati dal caro-energia e i pacchetti di aiuti a Kyiv potrebbero incrinare la ‘generosità’ del Vecchio continente, già sfiancato dall’inflazione e dai venti di recessione. Non solo. Questo inverno potrebbe rappresentare un nuovo stress test per la solidarietà europea visto che a causa dei massicci attacchi russi alle infrastrutture energetiche ucraine ci si attende una nuova ondata di profughi. Finora (dati UNHCR aggiornati a novembre) dall’Ucraina sono entrati in Europa 4,8 milioni di persone: tra i Paesi che hanno accolto più rifugiati la Polonia con 1.489.155, la Germania con 1.024.841 e la Repubblica Ceca, 458.679. Quarta l’Italia con 171.546 arrivi. Mentre l’Ungheria che ne accolti 31.290 è ultima. Se per ora gli ucraini sono ancora ben accetti nella maggior parte dei Paesi Ue, lo stesso non si può dire per altri rifugiati provenienti da Stati a maggioranza musulmana: per loro l’Europa resta una fortezza.

Tra i Paesi più solidali con l’Ucraina, la Svezia, la Spagna, la Polonia e l’Olanda
Un recente studio condotto dal Mercator Forum Migration and Democracy (MIDEM) insieme con la britannica YouGov ha analizzato come sta cambiando la solidarietà europea nei confronti dell’Ucraina e quanto i cittadini del Vecchio Continente siano disposti a sostenere Kyiv e i rifugiati a qualsiasi costo. Il sondaggio è stato realizzato dal 16 settembre al 12 ottobre su un campione di 20.403 persone provenienti da 10 Paesi Ue: Germania, Francia, Grecia, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Svezia, Spagna, Repubblica Ceca e Ungheria. Agli intervistati è stato chiesto se vale la pena continuare ad aiutare l’Ucraina e i profughi nonostante le conseguenze della guerra per l’economia del proprio Paese, o se l’assistenza debba essere limitata. In media il 40 per cento si è detto favorevole a continuare con gli aiuti, contro un 39 per cento che preferirebbe limitarli. I maggiori sostenitori di Kyiv si trovano in Svezia (61 per cento contro il 22 per cento), Spagna (46 per cento contro il 29 per cento), Polonia e Paesi Bassi (45 per cento contro il 34 per cento). In Italia, il 40 per cento degli intervistati è per limitare gli aiuti, il 38 per cento per continuare a fornire sostegno a Kyiv.

Repubblica Ceca, Ungheria, Grecia e Germania orientale chiedono di limitare gli aiuti
La percentuale di chi invece è per frenare il sostegno è più alta nella Repubblica Ceca (54 per cento contro il 30 per cento favorevole a continuare il sostegno indipendentemente dai costi), in Ungheria (51 per cento contro il 27 per cento) e in Grecia (49 per cento contro il 27). Un risultato che non stupisce visto il recente veto di Budapest al pacchetto di aiuti Ue da 18 miliardi. In Germania, che con Polonia e Repubblica Ceca ha accolto il maggior numero dei rifugiati ucraini, il 39 per cento degli intervistati è favorevole agli aiuti mentre il 42 per cento vorrebbe limitarli. E di questo 42 per cento, la maggior parte vive nella Germania orientale dove del resto è più forte la presenza di partiti di estrema destra come l’Afd. Che il clima in questa parte del Paese sia teso lo dimostra l’incendio, forse doloso, che il 20 ottobre scorso ha distrutto un hotel che ospitava rifugiati ucraini, a Gross Stroemkendorf, nel nord est della Germania e nel land del Meclemburgo-Pomerania, dove l’Afd supera il 25 per cento. Scena che si è ripetuta un mese fa a Bautzen in Sassonia, dove è stata distrutta una struttura destinata a ospitare profughi ucraini. Nella ex Germania Est più di un terzo degli intervistati ritiene inoltre che la Nato sia in parte responsabile del conflitto, come in Repubblica Ceca e Ungheria. Stando invece a un recente sondaggio pubblicato dal Tagesspiel, la maggior parte dei tedeschi, il 60 per cento, vuole che Berlino si impegni maggiormente per cercare una soluzione diplomatica al conflitto, anche se ciò dovesse significare costringere Kyiv ad accettare compromessi. Oltre la metà dei tedeschi ritiene inoltre che le attuali sanzioni contro la Russia siano sufficienti o addirittura eccessive. Inoltre il 21 per cento degli intervistati pensa che le forniture di armi non siano sufficienti, contro un 30 per cento che ritiene siano già troppe.