Guerra in Ucraina, Putin e l’ipotesi di impeachment
La Costituzione russa prevede l'impeachment per il presidente. Uno strumento che fu usato senza successo contro Yeltsin e che per Putin resta al momento solo una ipotesi. A meno che faide interne e pressioni a causa delle sanzioni non lo travolgano.
L‘invasione dell‘Ucraina voluta da Vladimir Putin e dai falchi del Cremlino è densa di rischi per il futuro stesso dell’establishment russo, da sempre diviso in gruppi e correnti. Messa da parte l’idea di un Blitzkrieg, tra la resistenza ucraina e le sanzioni occidentali che saranno sempre più dolorose più passerà il tempo, resta da vedere quanto ci vorrà per raggiungere una tregua vera e quale tipo di accordo potrebbe scaturire. Per ora le posizioni di Mosca e Kiev rimangono distanti e non c’è nessuna visione politica su cui discutere per una road map di pacificazione. Anche se martedì mattina Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha aperto uno spiraglio: «Possiamo discutere e trovare un compromesso su come questi territori continueranno a vivere», ha detto alla Abc riferendosi alla Crimea e alle «pseudo Repubbliche» separatiste del Donbass. «Sono pronto a un dialogo, non alla capitolazione».
Per destituire Putin non è necessario un golpe armato
Il prolungamento del conflitto avrà comunque risvolti sulla solidità della verticale del potere che Putin in oltre 20 anni alla guida del Paese ha rafforzato, concentrando il potere decisionale sempre più al Cremlino, emarginando governo e parlamento. La Costituzione russa, modificata negli anni in senso presidenzialista, lascia comunque aperta la possibilità a una destituzione del capo dello Stato, che può essere messo in stato d’accusa e se ritenuto colpevole, appunto rimosso.
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Un’ipotesi di scuola? Al momento ovviamente sì, ma se Putin non riuscirà in tempi relativamente brevi a ottenere gli obiettivi minimi prefissati, vale a dire l’imposizione della neutralità all’ex repubblica sovietica al termine di una guerra che lascerà un Paese in ogni caso devastato, gli equilibri a Mosca potrebbero cambiare. Sanzioni occidentali, assenza di una forte sponda cinese, malcontento e faide interne tra i poteri forti, diffuso malcontento popolare sono tutti elementi che potrebbero veicolare il cambiamento. Che nonostante la natura non democratica della Russia potrebbe essere indotto proprio attraverso gli strumenti forniti dalla Costituzione. Cioè, per sbarazzarsi di Putin non c’è bisogno di un colpo di Stato armato.

L’ipotesi impeachment e il precedente di Boris Yeltsin
L’articolo 92 della Carta russa recita in sostanza che il capo dello Stato cessa l’esercizio dei suoi poteri in caso di dimissioni, motivi di salute e se soggetto a un’incriminazione. Secondo l’articolo 93 il presidente può essere destituito dal Consiglio della federazione nel caso che la Duma, il parlamento, lo accusi di alto tradimento o di altri crimini confermati dalla Corte suprema, con l’approvazione della Corte Costituzionale. Una procedura complessa, che coinvolge gli organi cardine dell’architettura costituzionale e che non ha mai avuto successo. La Duma ha cercato due volte l’impeachment per Boris Yeltsin nel marzo 1993 e nel maggio 1999 senza però ottenerlo. Nel settembre del 1993 la crisi costituzionale tra Yeltsin e il parlamento, che lo rimosse dopo averlo messo in stato d’accusa e averlo sostituito con il vice presidente Alexander Rutskoy, si risolse con il bombardamento del palazzo del governo da parte delle forze armate fedeli a Yeltsin, che rimase presidente.

Dall’opposizione sistemica nessun segno di ribellione al presidente
Possibile immaginarsi uno scenario del genere nel 2022? Al momento è improbabile, ma con l’apertura del fronte ucraino e i suoi riflessi futuri, anche gli scenari interni possono cambiare. Alla Duma il presidente gode di una maggioranza assoluta, anche se il voto sul riconoscimento delle repubbliche di Donetsk e Lugansk ha aperto qualche crepa. L’opposizione sistemica di nazionalisti, comunisti e socialdemocratici per ora non ha dato segni di ribellione. In ogni caso è proprio da qui che il procedimento per un’eventuale incriminazione dovrebbe partire. Al Consiglio della federazione siede Valentina Matvieyenko, ex governatrice a San Pietroburgo fedelissima di Putin; la Corte suprema è presieduta da Viacheslav Lebedev, in carica dal 1989, dai tempi dell’Unione Sovietica; anche alla Corte costituzionale siede un veterano, Valery Zorkin, in carica la prima volta tra il 1991 e il 1993, poi dal 2003. Al di là della procedura, che può essere piegata a seconda del momento e dell’esigenza, il nodo è ovviamente politico e sino a che non ci saranno segnali di dissidi inconciliabili nei corridoi nel Cremlino l’idea di un impeachment contro Putin rimane scolastica.
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