Non solo la guerra in Ucraina. Anche il funzionamento della macchina presidenziale russa sta pesando, e non poco, sui contribuenti russi. Secondo gli ultimi dati del ministero delle Finanze, le spese del bilancio federale per questa voce tra gennaio e febbraio 2022 sono aumentate del 40 per cento. In due mesi, il ‘mantenimento’ di Vladimir Putin è costato ai cittadini 9,3 miliardi di rubli (circa 102.240.000 euro) contro i 6,6 (72.600.000) dello stesso periodo del 2021.
A marzo Putin aveva già speso i 34 per cento del suo budget annuale
Come riporta il Moscow Times, la spesa presidenziale è diventata una delle voci più pesanti del budget: all’inizio di marzo Putin aveva già utilizzato il 34 per cento del suo budget annuale di 27,3 miliardi di rubli (poco meno di 300 milioni di euro). Per dare una idea: in due mesi il ministero del Tesoro ha speso il 18,5 per cento del bilancio annuale per l’esercito, il 13,7 per cento è andato al ministero dell’Interno e l’8,9 per cento per sostenere l’economia nazionale. Il governo russo, invece, ha aumentato i propri costi del 14 per cento, costando ai contribuenti 879 milioni di rubli (9 milioni e 700 mila euro): ben 10 volte in meno del presidente Putin.
Il licenziamento di 1000 collaboratori per motivi di sicurezza personale
Il ministero tra l’altro non ha rivelato nel dettaglio le voci di spesa del presidente. Secondo il Daily Beast, a febbraio Putin avrebbe licenziato un migliaio di addetti – tra cuochi, segretari e guardie del corpo – che si occupavano dei suoi bisogni personali e lavorativi quotidiani per sostituirli con nuovi assistenti. Secondo alcune fonti dell’intelligence francese, il presidente sarebbe consapevole di essere nel mirino. E così ha cambiato il suo staff per evitare tradimenti, fughe di informazioni e tutto ciò che possa metterlo in pericolo.

Terminate le file nei supermercati ma solo per l’aumento dei prezzi
Mentre Putin spende, i russi sono sempre più con l’acqua alla gola. Dopo la notizia dell’assalto ai supermercati, soprattutto in cerca di zucchero, il presidente aveva assicurato che tutto era tornato nella norma. Ed effettivamente la caccia allo zucchero si è fermata. Il motivo però è tutt’altro che rassicurante. La calca ai supermercati è durata finché i prodotti erano a prezzi normali. Ora però la situazione è cambiata. Il prezzo dello zucchero per esempio è aumentato del 50 per cento. Una impennata ammessa persino dai quotidiani filogovernativi. In altre parole, la domanda eccezionale di alimenti ha rallentato perché la maggior parte dei russi non riesce a fare scorte o persino acquistare beni di prima necessità.
Lo stipendio medio in Russia è di 300 euro, in 20 milioni sotto la soglia di povertà
Prima della guerra in Ucraina, la Rosstat (l’Istat russa) aveva calcolato 20 milioni di poveri nel Paese. Un cittadino russo su quattro faceva fatica a sbarcare il lunario. Secondo FinExpertizia, agenzia di consulenza finanziaria che calcola i livelli di reddito, il 24,6 per cento della popolazione – 36 milioni di persone – aveva uno stipendio inferiore al 60 per cento dello stipendio medio che lo scorso anno ammontava a 27 mila rubli al mese (nemmeno 300 euro). Questo vuol dire che un quarto della popolazione viveva con 16 mila rubli al mese: 175 euro.
Le cipolle sono aumentate del 160 per cento, i cavoli del 209
Mentre la propaganda continua a negare l’aumento spropositato del costo della vita, tra le corsie dei supermercati la percezione è diversa. Non è solo lo zucchero a essere diventato un bene di lusso (ora costa il 56 per cento in più). Come racconta sempre il Moscow Times, nella città di Kurgan, nella Siberia occidentale, il prezzo delle cipolle è cresciuto del 160 per cento. In generale nell’intera Federazione, i cavoli – alimento base della cucina russa – sono cresciuti del 209,45 per cento; il grano saraceno del 37,7 per cento, la farina del 20,61 per cento, la pasta del 21,22 per cento. E quasi tutta la frutta e la verdura di oltre il 20 per cento. Il prezzo della carne – manzo, agnello, maiale e pollo – è aumentato del 12-19 per cento.
Prezzi congelati dal governo e controlli sul mercato nero
Il ministero dell’Industria e del Commercio ha fissato prezzi massimi per i beni essenziali. Il governo russo, infatti, ha il potere di congelarli fino a 90 giorni in caso di aumenti di o oltre il 10 per cento. Nell’oblast di Zabaikalsky, Siberia meridionale, è stato firmato un memorandum tra la grande distribuzione e il governo regionale per abbassare i prezzi di alcuni generi alimentari tra cui latte, olio di girasole, zucchero, e farina di grano tenero, riso, pasta, sale e pane. Ai rivenditori non è consentito un ricarico superiore al 15 per cento. Le autorità e le forze di sicurezza locali hanno poi intensificato i controlli contro il mercato nero. La riduzione obbligatoria dei prezzi di alcuni generi alimentari porterà inevitabilmente a un aumento del costo di altre merci. Non solo. Anche la qualità ne risente, a partire dal pane, impastato con farine di bassa qualità. Tutti segnali che dimostrano come la Russia stia scivolando sempre di più verso un’economia di guerra.