da Medyca. «Slava Ukraini» si sente dal megafono che accoglie i profughi in arrivo a Medyca, il paese polacco che segna il confine con l’Ucraina. «Gloria all’Ucraina» alle donne, agli anziani e ai bambini che arrivano qui dopo giorni di viaggio. Arrivi che si mescolano con le partenze di uomini in mimetica e passamontagna pronti ad arruolarsi da volontari nell’esercito ucraino. «Esaltati e sotto effetto di stupefacenti», li bolla così chi lavora nel campo di accoglienza.

La prima assistenza è lasciata al caso: in pochi giorni è stato allestito un piccolo suk
In fila alla frontiera, dalla parte polacca direzione Ucraina, ci sono camion con aiuti umanitari, pulmini vuoti pronti a caricare chi scappa dalla guerra e qualche ambulanza diretta a Leopoli, 80 km dal confine, che va a recuperare i bambini malati che non possono più ricevere assistenza medica negli ospedali locali. A Medyca i profughi trovano la prima accoglienza gestita dai volontari polacchi e da Ong per lo più locali. L’assistenza è lasciata al caso, non c’è nessun coordinamento, ci sono gli scout, i parrocchiani, le associazioni di volontariato che si danno i turni per aiutare i profughi. A ridosso del cancello verde che segna il confine, in pochi giorni è nato un piccolo suk fatto di tende arrangiate, tensostrutture, banchetti con cibo, generi di prima necessità, e mucchi di vestiti.
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Ad accogliere i profughi animatori per bambini e anche un pianista
I primi a essere accolti sono i bambini, con caramelle e cioccolata, due giovani volontari sono arrivati dal Canton Ticino con il portabagagli pieno delle migliori tavolette svizzere. Le donne ricevono le carte telefoniche polacche, gli anziani vengono accompagnati al caldo nei punti di primo soccorso. Cinquecento sono i metri che percorrono tra le transenne prima di raggiungere i bus che li porteranno nel centro di accoglienza di Przemysl, 10 km da Medyca. Dietro le transenne si trova di tutto: animatori che fanno giocare i bambini, medici, volontari che distribuiscono frutta, signore che preparano zuppe calde, ragazzi che girano con cassette piene di panini, omogenizzati, acqua, senza dimenticare cani e gatti, anche loro trovano una tenda con cibo secco, umido, cucce e trasportini. Si fa di tutto per alleviare il trauma di chi sta scappando dalla guerra, anche suonare live Imagine con un pianoforte. «La musica aiuta a rilassarsi, ad allentare la tensione». Ne è convinto Davide Martello, pianista italo-tedesco che passa le giornate nel campo profughi di Medyca a suonare. Il pianoforte a coda nero con il grande simbolo della pace è il suo, lo ha portato qui, dopo 15 ore di viaggio, con un rimorchio, dalla Germania.
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I controlli delle Ong per evitare sequestri e tratta di bambini e donne
Dalla frontiera si parte con i bus messi a disposizione dalle autorità polacche direzione Prezmysl dove, grazie alle donazioni, nel grande centro commerciale Tesca è stato allestito una sorta di “hotspot”. Qui si resta per pochi giorni, il tempo di trovare un passaggio per raggiungere la destinazione finale. Tra i principali compiti dei volontari c’è quello di organizzare i viaggi, il passaggio più delicato della macchina della solidarietà. Dopo i primi giorni di emergenza e caos sono aumentati i controlli: le organizzazioni umanitarie hanno denunciato «possibili traffici di esseri umani» a opera di gente senza scrupoli. Jaume Sanllorente Trepat, direttore generale della ong spagnola Mumbai Smiles da due settimane è alla stazione di Cracovia per controllare i passaggi dei profughi dalla Polonia alle altre città europee. «Con l’arrivo di moltissimi rifugiati in pochi giorni, è necessario tenere il conto di chi arriva, segnare tutte le presenze. Stanno sequestrando bambini e donne che vengono ingannate con la promessa di una casa e un lavoro sicuro. Si devono aumentare i controlli».

Va garantita l’affidabilità di chi offre passaggi verso l’Europa
A Cracovia gli ucraini arrivano con il treno partito dalla piccola stazione di Przemsyl, dove arrivano, quando possono, anche i treni da Leopoli. Anche in questa piccola stazione è partita la macchina della solidarietà: si accolgono le mamme con bambini con cibo, coperte, e informazioni utili a raggiungere le città fuori dai confini polacchi. Nel grande parcheggio della stazione sono tante le persone che organizzano il trasporto, singoli o associazioni. A Przemsyl sono aumentati i controlli dei volontari: «Quando vediamo qualcuno con un cartello che offre un passaggio ci informiamo e per quanto è possibile cerchiamo di capire se è affidabile». È difficile tenere tutto sotto controllo: ci sono i materiali da scaricare e smistare nei punti di raccolta, c’è la distribuzione, c’è l’assistenza. Più organizzata è la tappa finale, quella della stazione centrale di Cracovia, dove si può contare sull’aiuto delle grandi organizzazioni umanitarie, Caritas, Croce Rossa Internazionale, Ordine di Malta. Il copione è sempre lo stesso: punti di ristoro, zone allestite a dormitori con brandine e coperte, mensa, il tutto passando per la registrazione in un elenco che fa da grande database.