In senso militare tradizionale, “offensiva di primavera” indica una serie di attacchi sferrati dalle truppe, dopo il rallentamento (se non lo stallo) delle operazioni militari, dovuto alla rigidità meteorologiche. Ce ne sono state tante nel corso della storia, più o meno celebri: dagli ultimi attacchi sul fronte occidentale dell’esercito tedesco durante la primavera del 1918, passati alla storia come Kaiserschlacht (“battaglia per l’imperatore”), fino alla cosiddetta “operazione Primavera” del 1941, offensiva della campagna italiana di Grecia e ultimo tentativo – fallito – di sconfiggere l’esercito ellenico. Nelle prossime settimane, con ogni probabilità, si parlerà di “offensiva di primavera”, in anticipo rispetto a calendario e previsioni. TirIl Financial Times, citando un anonimo consigliere militare ucraino, scrive infatti che Kyiv ha «informazioni molto affidabili sulle intenzioni della Russia» di lanciare un attacco entro i prossimi 10 giorni. Addirittura prima, dunque, dell’anniversario dell’invasione dell’Ucraina.
L’offensiva russa potrebbe iniziare da Kremennaya e Lyman
Gli analisti, scrive il Financial Times, ritengono che l’offensiva dell’esercito russo potrebbe iniziare nelle aree delle città di Kremennaya e Lyman, nella parte occidentale della regione di Lugansk, dove da settimane si stanno truppe e mezzi militari. Mosca punterebbe all’occupazione dell’intero Donbass. «È molto dura nella regione di Donetsk, dove ci sono feroci battaglie. Ma non importa quanto sia difficile e quale sia la pressione, dobbiamo resistere», ha detto ieri Volodymyr Zelensky. Le forze armate ucraine hanno iniziato a colpire più attivamente il territorio delle città di Svatovo e Kreminnaya, utilizzando non solo artiglieria a cannone, ma anche sistemi HIMARS. Pochi giorni fa, il portavoce dell’intelligence ucraina Andrey Chernyak ha affermato che il presidente russo Vladimir Putin ha dato l’ordine di impadronirsi completamente dei territori delle regioni di Donetsk e Luhansk entro marzo. La zona appena citata è di forte importanza strategica per il prosieguo del conflitto. Ma non è certo l’unica.

L’importanza strategica di Bakhmut, da mesi al centro del conflitto
Teatro da mesi di una sanguinosa battaglia, anche nel prossimo mese Bakhmut rimarrà al centro del conflitto. Il fondatore della compagnia di mercenari Wagner, Yevgeny Prigozhin, ha scritto su Telegram che nei quartieri settentrionali della città (il cui nome in russo è Artemovsk) «si combatte ferocemente per ogni strada, ogni casa, ogni vano delle scale». Kyiv non accenna alla ritirata, ma i suoi soldati sono sempre più isolati. Se la città cadrà, le forze d’invasione potrebbero poi spingersi verso le città di Slovyansk e Kramatorsk, fondamentali per la conquista dell’intera regione di Donetsk.
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Vuhledar, dove Mosca ha schierato ciò che resta delle sue unità d’élite
Mosca guarda però anche più a sud e in particolare a Vuhledar. Cittadina mineraria di 15 mila abitanti, è il nuovo punto caldo sul fronte dell’Ucraina orientale: si trova lungo l’unica ferrovia tra Donetsk, la costa del Mar d’Azov e la Crimea. Le forze russe hanno messo nel mirino proprio la ferrovia, diventata di fondamentale importanza dopo la distruzione del ponte di Kerchdello scorso ottobre. Conquistare questo centro abitato, sottolinea la Bbc, è di grande importanza per la Russia, che per questo vi ha dispiegato non i soldati mobilitati, ma ciò che resta delle sue unità d’élite: in ogni caso, l’allargamento del corridoio verso la Crimea è uno degli obiettivi dichiarati di Putin.

A Zaporizhzhia continueranno i bombardamenti
Lontana dal fronte orientale, Zaporizhzhia (con la sua centrale nucleare) è da sempre un punto caldissimo del conflitto. A marzo scorso l’impianto è passato sotto il controllo delle truppe di Mosca, ma è il personale ucraino a gestire ancora la struttura, periodicamente bombardata tra le accuse reciproche di Mosca e Kyiv. Da qui le forze russe potrebbero intensificare gli attacchi verso le città di Orikhiv e Pokrovsk. Ma, soprattutto, respingere le postazioni di lancio dei missili ucraini a lungo raggio che possono colpire in profondità nel corridoio di terra che la Russia controlla più a sud: Kyiv vorrebbe infatti riprendersi Melitopol.

A Kharkiv l’inverno è stato durissimo: e adesso?
E poi c’è Kharkiv, che nonostante si trovi a una quarantina di chilometri dal confine con la Russia, non è mai caduta sotto il controllo di Mosca. La seconda città più grande dell’Ucraina ha sopportato attacchi missilistici e conseguenti blackout. Le bombe sono esplose con sempre più frequenza nelle aree abitate da civili e le cose non dovrebbero migliorare con la primavera: sebbene non ci sia alcuna garanzia che la Russia sia in grado di prendere una città in cui non è riuscita a penetrare nell’ultimo anno, la sua cattura porterebbe un vantaggio strategico significativo. Le forze d’invasione, in particolare, potrebbero decidere di isolare la città da Kyiv, impedendo alle truppe ucraine attualmente a sud di Kharkiv di ritirarsi nella Capitale. A tal proposito, il ministro della Difesa uscente, Oleksii Reznikov, ha detto: «Non vediamo gruppi d’assalto in grado di raggiungere Kyiv. Inoltre, è impossibile prenderla, per principio. È una grande città con quattro milioni di abitanti, pronti a difendersi».