Chi è Marina Ovsyannikova, la giornalista che ha fatto irruzione in un tg russo e che risulta scomparsa
Ha fatto irruzione durante un tg russo denunciando l'aggressione in Ucraina e dopo essere stata arrestata si sono perse le sue tracce. Chi è Marina Ovsyannikova.
Si è posizionata alle spalle della conduttrice, gridando il suo «Stop alla guerra. No alla guerra», tenendo tra le mani un cartello su cui si leggeva: «Non credere alla propaganda. Ti stanno mentendo qui», firmato «Russi contro la guerra». Marina Ovsyannikova, redattrice di Channel One, ieri è diventata nota a livello internazionale per aver interrotto il principale notiziario russo, mandando un messaggio di protesta contro l’invasione dell’Ucraina. Dopo il suo blitz, stando a OVD-Info, è stata arrestata. Pavel Chikov, capo del gruppo per i diritti umani Agora, ha poi specificato che è stata portata in una stazione di polizia di Mosca. Da ore però non si hanno notizie della donna.

Rischia fino a 15 anni di carcere per la legge, di recente introduzione, che vieta atti pubblici che mirano a «screditare l’uso delle forze armate russe» e di diffondere quelle che sono ritenute da Mosca fake news. Le immagini della sua protesta, riprese dai media internazionali, hanno fatto il giro del mondo.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha ringraziato pubblicamente Marina Ovsyannikova: «Sono grato a quei russi che non smettono di cercare di divulgare la verità, che stanno lottando contro la disinformazione e raccontano fatti reali ai loro amici e alle loro famiglie. Personalmente sono grato a quella donna che è andata nello studio di Channel One con un cartello contro la guerra».
Zelensky personally thanks Ovsyannikova for speaking out.
“I am grateful to those Russians who do not stop trying to convey the truth… And personally to the woman who entered the Channel One studio with an anti-war poster,” he said. pic.twitter.com/IxQakj0Mn5— Mary Ilyushina (@maryilyushina) March 14, 2022
Marina Ovsyannikova, chi è la producer di Channel One
Marina Ovsyannikova, nata a Odessa, nel 1978 – il cognome da nubile è Tkachuk – è producer della televisione statale russa Channel One. Sua madre è russa, suo padre è ucraino, come ha spiegato lei stessa nel video con cui sui social ha illustrato le ragioni della sua azione. Laureata alla Kuban State University e poi, nel 2005, Russian Presidential Academy of National Economy and Public Administration, ha lavorato per anni per la televisione di Stato russa e anche per la radio. Nelle foto sui social, compare con la figlia Arina e con il cane Berry, un Golden retriever. Non mancano immagini di una vacanza in Italia, nel 2018, tra Venezia, Livorno – ha visitato la casa di Amedeo Modigliani – e Pisa.

Il video in cui Marina Ovsyannikova ha spiegato le ragioni del suo blitz in tv contro la Russia
Prima del suo blitz televisivo, Marina Ovsyannikova ha pubblicato un video sui social in cui ha spiegato le ragioni della sua protesta. «Quello che sta accadendo in Ucraina è un crimine. E la Russia è l’aggressore. E la responsabilità di questa aggressione ricade sulla coscienza di un solo uomo: Vladimir Putin. Mio padre è ucraino. Mia madre è russa. E non sono mai stati nemici. E questa collana che indosso è un simbolo del fatto che la Russia deve porre fine immediatamente a questa guerra fratricida. E i nostri popoli fraterni potranno ancora fare la pace», ha spiegato, indossando una collana con i colori della bandiera ucraina. La donna ha poi raccontato il suo lavoro per la televisione russa. «Sfortunatamente, ho trascorso molti degli ultimi anni lavorando per Channel One, facendo propaganda al Cremlino, e me ne vergogno profondamente. Mi vergogno di aver permesso che le bugie provenissero dallo schermo della tv. Mi vergogno di aver permesso la zombificazione del popolo russo. Siamo rimasti in silenzio nel 2014 quando tutto questo era appena iniziato. Non abbiamo protestato quando il Cremlino ha avvelenato Navalny. Abbiamo semplicemente osservato in silenzio questo regime disumano all’opera. E ora il mondo intero ci ha voltato le spalle. E le prossime 10 generazioni non laveranno via la macchia di questa guerra fratricida». Poi, ha lanciato il suo appello ai russi: «Solo noi, russi pensanti, possiamo fermare tutta questa follia. Uscite a protestare, non abbiate paura di niente. Non possono metterci tutti in galera».