Nella giornata di venerdì, il presidente russo Vladimir Putin ha firmato una legge che introduce pesanti pene detentive, fino a 15 anni di prigione, per chiunque diffonda notizie false o in grado di gettare discredito sull’esercito russo in azione in Ucraina. Il testo, approvato dalla Duma, prevede pene anche per gli inviti a imporre sanzioni alla Russia, che sta affrontando dure misure di ritorsione. Il provvedimento ha come bersaglio l’informazione indipendente online, ma è evidente che a farne le spese possano essere tutti i lavoratori dell’informazione. Per finire in carcere, infatti, basta che la notizia sia ritenuta falsa dalle autorità russe. Per questo motivo sono diverse le testate e le reti televisive che hanno sospeso le attività dei loro corrispondenti.

LEGGI ANCHE: Russia-Ucraina, la guerra delle fake news
Legge bavaglio di Putin, le decisioni delle emittenti estere
La britannica Bbc ha reso noto già venerdì di aver sospeso l’attività dei suoi giornalisti in Russia: «La loro sicurezza è a rischio». Lo stesso hanno fatto Canadian Broadcasting Company e Bloomberg News. Hanno poi annunciato lo stop dei servizi dalla Russia anche Cnn e Cbs News. L’emittente statunitense Abc News ha reso noto di aver “messo in pausa” i suoi corrispondenti, in attesa di sviluppi. Grande preoccupazione è stata espressa dal Washington Post e dalla Reuters. In realtà in Russia esisteva già una legge simile, ma con la firma di venerdì Putin ha quintuplicato il massimo della pena prevista, passata da 3 a 15 anni.

Legge bavaglio di Putin, la risposta di Rai e Mediaset
Per quanto riguarda l’Italia, la Rai ha deciso di sospende i servizi giornalistici dalla Russia dopo i provvedimenti varati da Mosca. «In seguito all’approvazione della normativa che prevede forti pene detentive per la pubblicazione di notizie ritenute false dalle autorità, a partire da oggi la Rai sospende i servizi giornalistici dei propri inviati e corrispondenti dalla Federazione Russa», si legge in una nota di viale Mazzini. Che poi continua: «Le notizie su quanto accade nella Federazione Russa verranno per il momento fornite sulla base di una pluralità di fonti da giornalisti dell’Azienda in servizio in Paesi vicini e nelle redazioni centrali in Italia». Dalla Rai a Mediaset: «Anche noi giocoforza ritireremo l’inviato dalla Russia. Le norme sono talmente punitive che non si può fare nulla», ha dichiarato all’Adnkronos il direttore del Tg5, Clemente Mimun. «Per lavorare in Russia i giornalisti devono avere un permesso. Io non ho corrispondenti, ma un inviato ancora senza permesso. Adesso però, costretti da queste nuove regole, lo faremo tornare».