Perché la rottura tra la Germania di Scholz e la Russia non aiuterà l’Ucraina
L'invasione dell'Ucraina ha rotto 30 anni di rapporti tra Berlino e Mosca. Scholz alla fine si è schierato con l'Occidente e la Nato, lasciando però aperti i gasdotti. Ma anche la giravolta tedesca non aiuterà Kiev sempre più sola davanti a Putin.
L‘invasione dell‘Ucraina ha già cambiato gli equilibri continentali. L’effetto più evidente è la rottura tra la Russia e la Germania. Berlino ha tentato sino all’ultimo momento di tenere lo scontro tra il Cremlino e l’Occidente sui binari della diplomazia. Invano. Il cancelliere socialdemocratico Olaf Scholz ha dovuto fare una netta inversione su tutta la linea rispetto alle posizioni che sia il suo governo che quelli precedenti guidati da Angela Merkel (dal 2005 sino all’autunno del 2021) hanno tenuto nei confronti di Mosca e di Kiev. A partire dal tabù infranto del riarmo e la fine del tradizionale pacifismo: il governo oltre a inviare armi a Kiev ha infatti stanziato 100 miliardi di euro per rimettere in sesto la Bundeswehr. Se la Germania ha cercato sempre una mediazione nel conflitto scoppiato nel 2014, l’aggressione russa su larga scala dell’ex repubblica sovietica ha tranciato i rapporti privilegiati tra Berlino e Mosca, così come erano stati costruiti negli ultimi 30 anni.

Il decennale avvicinamento tra Berlino e Mosca grazie ai rapporti personali tra leader
Dopo la fine della Guerra fredda e la riunificazione tedesca, c’è stato un costante avvicinamento tra i due Paesi, favorito dai rapporti personali tra i leader: Hemult Kohl e Boris Yelstin prima, Gerhard Schröder e Vladimir Putin poi. Quindi Angela Merkel che sino alla crisi ucraina del 2014 ha mantenuto sostanzialmente buon relazioni con il Cremlino. In questi tre decenni Germania e Russia si sono legate reciprocamente a livello economico e soprattutto energetico, con i rapporti iniziati negli Anni 70 tra l’allora Germania Ovest e l’Unione sovietica come solida base di partenza. Se il cambio di regime a Kiev nel 2014, con la susseguente annessione della Crimea e l’avvio della guerra nel Donbass hanno cominciato a incrinare una partnership solida, le bombe su Kiev hanno riportato i due Paesi indietro di 80 anni, nel pieno della Seconda guerra mondiale. O quasi.

Anche Berlino si è schierata con l’Occidente
Negli ultimi otto anni la Germania ha mantenuto sempre canali aperti con il Cremlino, si è spesa per evitare sanzioni che andassero a pesare sui tedeschi, ha difeso a spada tratta il raddoppio del gasdotto Nord Stream, si è fatta garante degli accordi di Minsk e si è sempre rifiutata di fornire aiuti militari all’Ucraina. La guerra voluta da Vladimir Putin, che Usa e Nato non hanno saputo e voluto evitare, lasciando sola Kiev, ha ribaltato tutto: Olaf Scholz si è allineato con tutto l’Occidente e Berlino è diventata anche davanti agli occhi ucraini un partner vero. Questo nonostante il presidente Volodymyr Zelensky rammenti continuamente con i suoi messaggi lanciati dal bunker del palazzo presidenziale a Kiev come l’Ucraina sia appunto isolata contro l’aggressione russa. Ancora ieri infatti ha affermato: «Chiediamo ogni giorno una no fly zone, se non ce la date, almeno forniteci aerei per proteggerci. Se non ci date neanche questi, rimane una sola soluzione: anche voi volete che ci uccidano lentamente. Questa sarà anche responsabilità della politica mondiale, dei leader occidentali. Oggi e per sempre». La no fly zone, che comporterebbe il controllo da parte di Usa e Nato e l’automatica entrata nel conflitto, non ci sarà e le parole del capo di Stato ucraino dicono la verità su quanto l’ex repubblica sovietica sia abbandonata al sua destino. Nemmeno gli aerei arriveranno.

Baerbock contro l’ipotesi di uno stop al gas russo
E mentre Putin non si fermerà, la Germania e l’Europa continuano comunque a ricevere gas russo, attraverso Nord Stream 1 e gli altri due gasdotti che passano per Polonia e Ucraina. Gli stessi Stati Uniti non hanno ancora fermato le importazioni di petrolio dalla Russia. Da una parte il segretario di Stato Antony Blinken ha detto che se ne sta discutendo, dall’altra la ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock ha confermato che non ci sarà nessun embargo. «Non serve a niente», ha ribadito, «se fra tre settimane scopriamo che ci restano solo pochi giorni di elettricità in Germania e quindi dobbiamo tornare su queste sanzioni». Certo è difficile, se non impossibile, lasciare gli europei a freddo, bloccare l’industria e far salire l’inflazione negli Usa facendo pagare così il prezzo ai cittadini europei e americani. Le dure sanzioni comminate sino a oggi contro la Russia e le reazioni di boicottaggio dell’Occidente non aiutano l’Ucraina che rischia di trasformarsi in una Siria nel cuore dell’Europa. Il dietrofront di Scholz, al pari della strategia di Washington, ben informata sulle intenzioni di Putin ma alla larga dal confronto diretto, rimane dunque al momento poco efficace sul terreno di un conflitto il cui prezzo lo sta pagando soprattutto dalla popolazione civile ucraina.