Guerra in Ucraina, i reclutamenti forzati nel Donbass

Redazione
07/07/2022

Ingegneri, dipendenti pubblici, minatori. Persino senzatetto e malati. Dall'inizio dell'invasione dell'Ucraina, le forze separatiste del Donbass hanno avviato una mobilitazione forzata. E per evitare di essere spediti al fronte l'unico modo è pagare una mazzetta.

Guerra in Ucraina, i reclutamenti forzati nel Donbass

Dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, decine di migliaia di cittadini del Donbass sono stati arruolati con la forza. Dipendenti pubblici, ingegneri, minatori costretti a lasciare il posto di lavoro e imbracciare un fucile. La vita delle reclute è un inferno: mancano medicinali, uniformi – «hanno solo berretti logori e caschi dell’era sovietica, niente di più», ha riferito la moglie di un soldato – e persino cibo; mentre le famiglie che denunciano quella che a tutti gli effetti è una mobilitazione di massa finiscono per essere perseguitate dai servizi speciali.

Arruolamento forzato nel Donbass
Lysychansk, città del Donbass (Getty Images).

Le tangenti per non essere mandati al fronte

Tutto in realtà è cominciato prima della cosiddetta ‘operazione speciale’. Il 21 febbraio Andrey, dipendente della Banca di Stato di Lugansk, è stato richiamato alle armi. Sperava che il datore di lavoro bloccasse il reclutamento attraverso una richiesta ufficiale che però non è mai partita. È questo, infatti, l’unico modo legale che gli uomini dai 18 ai 55 anni hanno per evitare la convocazione. «Sono stati portati in giro per la città per 24 ore, hanno ricevuto delle uniformi. Poi le reclute sono state caricate di notte su un treno diretto al confine russo», ha raccontato a Meduza la moglie Anna. «Sono finiti a Valuyki, nella regione di Belgorod, e una settimana e mezzo dopo sono stati trasferiti a Kharkiv. Si spostano di villaggio in villaggio. Sono carne da cannone», si sfoga la donna, aggiungendo: «So solo che stanno scavando trincee». Dopo la partenza di Andrey, i due non si sono più visti. È permessa una telefonata ogni due giorni. Secondo Anna a Lugansk mancavano volontari e così i militari hanno cominciato a reclutare tutti gli uomini possibili, compresi i senzatetto. Secondo alcune stime dell’organizzazione per i diritti umani Eastern Human Rights Group, a metà giugno circa 140 mila uomini sono stati reclutati a forza nel Donbass. Almeno 50 mila sono finiti al fronte, gli altri sono impegnati nelle retrovie, dalla logistica al supporto alle truppe. C’è un altro modo per evitare di andare a combattere: pagare una tangente. Con 1500 o 2000 dollari, si è assegnati a una unità interna nelle città di Lugansk o Donetsk. Una volta partiti per il fronte, però, resta ben poco da fare: indietro non si torna.

Arruolamento forzato nel Donbass
Il centro di Sloviansk (Getty Images).

Vengono mandati in battaglia anche malati e feriti

La storia di Anna è simile a quella di Irina. Suo marito Igor era ingegnere in una acciaieria ed è stato inviato a Kharkiv. Per i primi tre mesi di guerra, la coppia è riuscita a sentirsi telefonicamente poi dal 23 maggio più nulla. Il primo giugno Irina ha saputo da un’amica che Igor si trovava in ospedale. «Ha le vene varicose, la gamba si gonfia. È stato mandato ugualmente a scavare trincee e quindi è finito in ospedale», ha detto la donna a Meduza. Igor era stato congedato per motivi di salute ma subito dopo è stato rimandato al fronte di Severodonetsk. Il 24 giugno è stato operato alla gamba. Alla moglie ha raccontato che dei 40 della sua squadra sono tornati in otto. A inizio giugno il canale Telegram Batman DPR, critico nei confronti delle autorità di Donetsk, aveva pubblicato un video in cui i riservisti del 113esimo reggimento di fanteria si rivolgevano direttamente a Putin chiedendo di non mandare al fronte chi tra loro aveva problemi di salute. Alcuni soldati hanno dichiarato di essere affetti da tromboflebiti, cirrosi epatica, epatite C, ipertensione e persino disturbi mentali. E, ancora, ernie, bicipiti rotti e problemi a udito e vista. Pochi giorni dopo la pubblicazione del video-appello il comandante della compagnia che si era rivolto al presidente russo è stato trasferito in un luogo sconosciuto.

Arruolamento forzato nel Donbass
Una abitazione distrutta a Bilogorivka, nella regione di Lugansk (Getty Images).

Le pressioni dei Servizi speciali contro le manifestazioni di dissenso

Anche le mogli dei soldati del 206esimo reggimento della milizia di Lugansk hanno fatto sentire la loro voce. In una manifestazione dello scorso maggio avevano denunciato il fatto che i loro mariti erano stati abbandonato dopo il ritiro da Kharkiv chiedendo un incontro con il leader dell’autoproclamata repubblica, Leonid Pasecnik.  Dopo la pubblicazione del video della manifestazione, i funzionari del ministero della Sicurezza di Lugansk hanno ‘fatto visita’ ai membri della chat, offrendosi di fare chiarezza sulle informazioni diffuse e portandoli direttamente al dipartimento. Cosa sia stato di loro non è noto. Anna presume che molti abbiamo accettato di collaborare. Fatto sta che dopo le visite ogni manifestazione di protesta è cessata. Le mogli ora si limitano a scrivere lettere alle autorità locali e a Mosca, anche se dalla Capitale viene ribadito che non ci sarà ingerenza nelle decisioni delle repubbliche separatiste. E a inviare al fronte magliette, pantaloni, calzini e mutande. A volte sono costrette a comprare anche le uniformi. «Ci sono code enormi davanti ai negozi di articoli militari e i prezzi stanno aumentando», si lamenta Irina. «Anche mio fratello è in guerra, ma nella nostra regione. È venuto in visita due settimane fa: l’uniforme era costata 3.500 rubli (circa 55 euro). Ora è già a 5.000 (circa 78 euro)». In Ucraina arrivano anche pacchi con generi di prima necessità: caffè, tè, shampoo e qualche dolce, salviettine umidificate, combustibile e candele. Beni necessari visto che i soldati vivono per lunghi periodi senza luce né acqua corrente.

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