Due direttori di Huawei UK si dimettono perché l’azienda non condanna la guerra in Ucraina

Redazione
10/03/2022

Delusi dal silenzio dell'azienda sul conflitto e contrari al mancato ritiro dal mercato russo, Andrew Cahn e Kevin Olisa hanno deciso di abbandonare il board della società, che, ora, rischia di essere messa in ginocchio dalle sanzioni americane.

Due direttori di Huawei UK si dimettono perché l’azienda non condanna la guerra in Ucraina

C’è maretta nella sede britannica di Huawei. Due membri del board, Andrew Cahn e Ken Olisa, hanno deciso di rassegnare le loro dimissioni come segno di protesta contro la posizione assunta dall’azienda riguardo alla guerra in Ucraina.

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Secondo quanto riportato dalla Bbc, i due manager avrebbero reputato inammissibile il fatto che la società non abbia condannato pubblicamente l’invasione messa in atto dalla Russia optando per un ritiro dal mercato sovietico come hanno fatto numerosi brand. E, pur comprendendo il punto di vista dei vertici in termini di business, non hanno voluto continuare la collaborazione perché in netto contrasto con le loro idee. «Cahn e Olisa hanno portato nel consiglio di amministrazione di Huawei un bagaglio di competenze inestimabile vista la loro esperienza nel campo degli affari e della tecnologia», ha dichiarato un funzionario della società cinese, «hanno sempre mostrato un grande supporto alle iniziative messe in piedi in territorio britannico e hanno aiutato a tenere alti gli standard della gestione della società». Da parte sua, la direzione della compagnia ha ringraziato entrambi i professionisti per la loro «insostituibile guida» e, quando i giornalisti hanno chiesto dei chiarimenti sull’intenzione di continuare o meno a fare affari con la Russia, ha scelto di non esprimersi. 

Andrew Cahn e Kevin Olisa si dimettono da Huawei UK per il silenzio sulla guerra in Ucraina
Andrew Cahn (Twitter)

Huawei a rischio: possibili sanzioni Usa per le esportazioni in Russia

La notizia è arrivata quasi contemporaneamente all’invito che il governo statunitense ha rivolto alle compagnie cinesi di non violare le sanzioni sulle esportazioni di asset tecnologici in territorio russo. Pur non essendosi allineato alla condanna delle Nazioni Unite nei confronti del conflitto,  Xi Jinping ha espresso rammarico per gli interventi militari che, da settimane, tengono sotto scacco le città, dicendosi particolarmente preoccupato per i civili. Nel frattempo, il Segretario al Commercio americano Gina Raimondo ha anticipato al New York Times che Washington potrebbe adottare misure decisamente severe nei confronti delle società cinesi che hanno deciso di eludere le restrizioni, proibendo l’utilizzo di strumenti e software americani necessari al confezionamento dei loro prodotti. Minaccia che fa eco ai provvedimenti presi contro Huawei nel 2020, quando l’amministrazione Trump la aggiunse alla cosiddetta ‘entity list’, una lista nera di ditte e start up a cui veniva vietato l’acquisto di tecnologia made in Usa senza il placet del governo. Una strategia che, al tempo, venne adottata per arginare il rischio che il gigante delle telecomunicazioni potesse diventare un pericolo per la sicurezza nazionale e che ebbe ripercussioni importanti sui suoi incassi, privandolo dell’accesso alla materia prima alla base di tutti i suoi servizi.

Andrew Cahn e Kevin Olisa si dimettono da Huawei UK per il silenzio sulla guerra in Ucraina
Uno degli ultimi smartphone lanciati da Huawei (Getty Images).