Nel suo discorso in occasione del primo anno di guerra il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si è rivolto ai russi chiamandoli rushisti, neologismo composto da russi e nazisti, pronunciato all’inglese. Per Kyiv la Russia è uno stato neonazista, o neofascista, guidato da un capo di Stato erede di Adolf Hitler, l’invasione scatenata il 24 febbraio 2022 non è altro che una guerra imperialista come quella condotta dal Führer del Terzo Reich e il Cremlino punta sul genocidio degli ucraini come accaduto al popolo ebraico. Sull’altro versante Vladimir Putin ha impostato la narrazione della cosiddetta operazione militare speciale sul fatto che l’ex repubblica sovietica è retta da un manipolo di Banderiti, gli eredi di Stepan Bandera, figura dell’indipendentismo ucraino durante la Seconda Guerra mondiale, ma anche collaboratore nazista, e deve essere appunto denazificata. I neonazisti sarebbero arrivati al governo dopo il colpo di stato del 2014, appoggiato in maniera decisiva nella sua fase finale dai gruppi dell’estrema destra paramilitare, da Pravy Sektor a C14 e altri ancora, sfociato in un governo, quello di Arseni Yatseniuk, con tre ministri provenienti dal partito estremista Svoboda. Insomma, neonazisti al Cremlino contro neonazisti alla Bankova.

Non solo il Corpo di volontari russi: il nazionalismo radicale dei gruppi paramilitari in campo
Lasciando stare le accuse reciproche di neo-fascismo o neo-nazismo di Putin e di Zelensky, considerando pur scorrettamente i due termini interscambiabili ed evitando di cavalcare la propaganda che imbeve entrambi i lati, è però evidente che la situazione sul campo, quella dei vari gruppi paramilitari sul fronte russo e su quello ucraino, riprende in parte proprio il tema del neonazismo che ha a che fare con il nazionalismo radicale: da un lato e dall’altro combattono in nome della rispettiva patria elementi che, per genesi, storia e ideologia, si possono tranquillamente definire neonazisti. L’ultimo esempio è quello della formazione che risponde al nome di Corpo di volontari russi (Rvc), al cui vertice c’è il neonazista russo Denis Nikitin, che ha rivendicato di aver compiuto il recente attacco a Bryansk con il tacito accordo dei servizi ucraini, nonostante Kyiv abbia tentato di smentire.

Le unità che compongono la Legione straniera ucraina, dalla guerra in Donbass a oggi
Il Rvc è uno dei tanti gruppi stranieri impegnati sul lato ucraino, associati alle forze regolari, creatisi a partire dal 2014 e dall’avvio della guerra nel Donbass. Il caso è particolare visto che si tratta di una formazione russa che combatte a fianco dell’Ucraina, anche se è vero che le milizie filorusse createsi nelle allora repubbliche indipendentiste di Lugansk e Donetsk ormai nove anni fa erano costituite per lo più da ucraini, reclutati dalle forze speciali ancora fedeli all’ex presidente Victor Yanukovich. I russi arrivarono, soprattutto a livello gestionale, in un secondo momento. E poi iniziò la guerra vera. Un altro gruppo russo destrorso che opera in Ucraina è l’Esercito di insurrezione russa, fondato nel 2014 a Kyiv; altri arrivano dai Balcani (Forze di difesa croata) e dal Caucaso (Legione georgiana). Ci sono poi i battaglioni ucraini dove sono presenti anche foreign fighters in arrivo da un po’ tutti i Paesi europei, Italia inclusa, dalle ex repubbliche sovietiche e anche dagli Stati Uniti: da Azov alla Division Phoenix (o Misantropic Division). Tutti son integrati nella Legione straniera ucraina, in compagnia di tutti quelli che occupano spazi meno ideologici che si riducono all’antiputinismo.

Dai Chetniks alla Legione di Sant Istvan e i Nazionalbolscevichi: la Russia nera
Sul lato russo i neonazisti non mancano di certo, al di là della paradossale linea putiniana della denazificazione ucraina: dai serbo-croati di Chetniks agli ungheresi della Legione di Sant Istvan, dai bulgari del Battaglione Dawn a quelli dell’estrema destra scandinava. Singoli elementi, esponenti della destra estremista, sono arrivati dall’Italia e dalla Germania. Puramente russi sono invece sono i Cosacchi, l’Unità nazionale russa (Rnu) e i Nazionalbolscevichi. Solo per citare i maggiori gruppi in uno spettro, quello del neonazismo ed estremo nazionalismo, che ha i confini fluttuanti e comprende una galassia densa e difficile da decifrare. Con una certa sicurezza di può però affermare che il neonazismo e il neofascismo sono ideologie presenti in tutti i Paesi, al di là di Russia e Ucraina, dove le forze armate non fanno comunque eccezione, anzi. Non solo negli Stati autoritari o in quelli in via di sviluppo, ma ovviamente anche nelle democrazie più consolidate, basti guardare ai movimenti neonazisti in Germania o anche negli Stati Uniti. La guerra è poi un evento che fa le fa emergere per forza di cose, direttamente sui campi di battaglia.