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Guerra in Ucraina, dalla Cina all’India: il ruolo delle potenze asiatiche

Cina e India strizzano l’occhio a Mosca, ma sul conflitto in Ucraina non si sbilanciano. L’apparente equidistanza si spiega con il timore di ripercussioni sul proprio sviluppo economico. Inoltre, escluse le super potenze, il Cremlino nel continente appare isolato.

9 Marzo 2022 14:029 Marzo 2022 14:18 Giovanni Sofia
Come la guerra in Ucraina sta cambiando i rapporti tra la Russia e le grandi potenze asiatiche, Cina e India in testa

Parole misurate, passi mai troppo lunghi. Una grande attenzione a evitare giudizi di condanna. L’atteggiamento di Cina e India nasconde in realtà una situazione particolarmente complessa. L’invasione perpetrata da Mosca nei confronti dell’Ucraina, scrive la Cnn, potrebbe infatti incrinare i rapporti tra le grandi potenze asiatiche. Pechino e Nuova Delhi all’Assemblea delle Nazioni Unite si sono astenute davanti alla richiesta di fermare immediatamente il conflitto esploso nel cuore dell’Europa. Di fronte alla crescente pressione occidentale e all’incedere dei bombardamenti, però, la necessità di prendere una posizione netta si è fatta più impellente. E non è detto sia totalmente favorevole al Cremlino, pur essendo alimentata da esigenze diverse rispetto a quelle che animano Stati Uniti e Occidente. Più che la volontà di salvaguardare esigenze democratiche e stato di diritto messi a repentaglio dall’invasione, Per Cina e India peserebbero infatti gli interessi nazionali e finanziari, contro cui la guerra inevitabilmente finisce per sbattere.

Come la guerra in Ucraina sta cambiando i rapporti tra la Russia e le grandi potenze asiatiche, Cina e India in testa
Putin e Xi Jinping (Getty)

Mosca e Pechino, un interscambio commerciale da 146 miliardi e l’avversione verso gli Usa

Mentre al confine ucraino si ammassavano le truppe di Mosca, a Pechino, Putin e Xi Jinping, durante le olimpiadi invernali brindavano a relazioni «senza limiti». Un rapporto trasversale e di buon vicinato, in cui l’interscambio commerciale, che vale complessivamente 146 miliardi, appare però nettamente sbilanciato. Se è vero che gli eserciti spesso si addestrano assieme lungo un confine di circa 4 mila chilometri e il Dragone è il primo partner del Cremlino, a parti invertite, Mosca non è neppure tra i primi cinque. A tenerli insieme, più dei soldi, tanti, sono in realtà le tensioni covate da entrambi verso Washington. Xi, ormai è risaputo, era a conoscenza dei piani di Putin e avrebbe chiesto soltanto di aspettare la fine dei Giochi. Da qui le difficoltà a condannare esplicitamente l’attacco e i servizi sui media locali in cui si cerca di perorare la causa del Cremlino. Ma anche le dichiarazioni di Guo Shuqing, presidente della China Banking and Insurance Regulatory Commission, che ha affermato che la Cina non parteciperà alle sanzioni. Pechino però ha forti legami pure con l’Ucraina di cui è primo partner commerciale e da cui acquista mais e orzo in notevoli quantità. Importazioni che non sarebbero state messe a rischio nel caso di un repentino cambio di regime, che tuttavia non c’è stato. Kiev inoltre nel 2017 ha aderito alla nuova Via della Seta, ritenuta «un ponte verso l’Europa». Non sorprende allora la telefonata del ministro degli Esteri cinese Wang Yi all’omologo ucraino in cui ha parlato di una Cina «profondamente addolorata» dal conflitto. O il telegramma con cui Pechino ha ringraziato Zelensky per aver garantito l’evacuazione degli studenti cinesi in Ucraina. Nelle ultime ore il Dragone si è fatto largo come possibile mediatore per una soluzione diplomatica al conflitto ed è di ieri, 8 marzo, la notizia di un colloquio sul tema con il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz.

La paura di Pechino di rimanere coinvolta nelle sanzioni alla Russia

C’è poi il rischio per Pechino di restare coinvolta nelle sanzioni. Problema non da poco al punto che l’Asian Infrastructure Investment Bank, sostenuta dal Dragone, giovedì ha sospeso ogni attività in Russia, finché non terminerà la guerra. A ingarbugliare ulteriormente la matassa, la questione Taiwan. La Cina, non è un mistero, rivendica la ‘Provincia ribelle’ come propria e non ha mai nascosto il desiderio di annetterla completamente. Un po’ come Putin con le Repubbliche separatiste del Donbass.  «L’Ucraina è un campanello d’allarme per l’Europa, il Nord America e le altre democrazie», ha commentato Steve Tsang, direttore del SOAS China Institute presso l’Università di Londra. «Si renderanno conto che devono prepararsi a eventualità considerate tramontate con la fine della Guerra Fredda».

Come la guerra in Ucraina sta cambiando i rapporti tra la Russia e le grandi potenze asiatiche, Cina e India in testa
Putin e Modi (Getty)

L’India sospesa tra l’alleanza con la Russia e il timore dell’espansione cinese

In mezzo, tra Russia e Cina, rimane l’India. La più grande democrazia del mondo è impegnata a contrastare la crescente influenza della Cina nel Pacifico. Nuova Delhi fa parte del Quad, gruppo di dialogo finalizzato a mantenere la sicurezza nell’area e composto anche da Stati Uniti, Giappone e Australia. Il suo ruolo a fianco dei partner si è fatto di recente più attivo. Dall’altra parte il 49 per cento dell’arsenale militare indiano proviene dalla Russia. Armi considerate un deterrente per evitare l’escalation di tensioni al confine con il Dragone. Non sono meno tesi i rapporti col Pakistan, a testimoniarlo la crisi esplosa nel 2019 nella regione contesa del Kashmir. Per questo l’anno prima l’India aveva stretto un accordo da 5 miliardi di dollari con la Russia per un sistema missilistico di difesa aerea. L’amicizia tra Nuova Delhi e Mosca risale al periodo sovietico quando, nel 1971, l’appoggio dei russi fu decisivo nella guerra con il Pakistan. Su questo acquisto, però, ballano sanzioni che potrebbero essere erogate dagli Stati Uniti attraverso il Counter America’s Adversaries Through Sanctions Act (CAATSA). Se si aggiungono i 20 miliardi di dollari di scambi commerciali con gli Usa, si capisce bene perché il subcontinente abbia provato a giocare su entrambi i tavoli. Il presidente indiano Narendra Modi ha parlato con Zelensky e Putin, promesso aiuti umanitari per l’Ucraina e chiesto «l’immediata cessazione del conflitto attraverso sforzi concentrati e comuni». Anche perché i bombardamenti a Kharkiv hanno ucciso uno studente universitario indiano, impegnato ad acquistare generi alimentari e si susseguono gli appelli della comunità bloccata a Sumy e vittima ultimamente di pesanti attacchi aerei.

Come la guerra in Ucraina sta cambiando i rapporti tra la Russia e le grandi potenze asiatiche, Cina e India in testa
Il ministro degli esteri giapponese Yoshimasa Hayashi e l’ambasciato ucraino Sergiy Korsunsky (Getty)

La posizione degli altri Stati asiatici nei confronti della Russia

Esclusi i due giganti, in Asia per la Russia le cose vanno anche peggio. Giappone e Corea del Sud hanno condannato Mosca, Singapore ha deliberato per le sanzioni. E se l’Associazione delle nazioni del sud-est asiatico (ASEAN) ha rilasciato una dichiarazione in cui non condannava l’invasione, otto stati su 10 all’Assemblea delle Nazioni Unite hanno successivamente votato contro. Unici ad astenersi Laos e Vietnam. Questione, ancora una volta, di interessi nazionali.

Tag:Crisi ucraina
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