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Wargame

Guerra in Ucraina, così la Cina censura le opinioni sui social

Pechino censura sui social Weibo e Douyin i commenti sulla guerra in Ucraina, sia quelli filo Kyiv che quelle filo Mosca. Una neutralità che però è solo apparente.

16 Marzo 2022 12:40 Fabrizio Grasso
Le autorità della Cina hanno rimosso post a favore o contro l’invasione della Russia da Weibo e Douyin, principali piattaforme del Paese. Una neutralità però solo apparente

Parola d’ordine neutralità. Sembrerebbe questo il dogma di Pechino che ha iniziato a censurare sui propri social sia i post a favore sia quelli contrari all’invasione russa in Ucraina. Negli ultimi giorni, infatti, la Cina ha rimosso da Weibo e Douyin, corrispettivi orientali di Twitter e TikTok, migliaia di contenuti e commenti sulla guerra. L’obiettivo è soffocare le opinioni forti e mantenere intatta la linea sottile che il leader Xi Jinping ha deciso di tenere nei rapporti internazionali. In molti però parlano di una censura squilibrata, volta a prendere di mira principalmente chi difende il popolo ucraino. In tv le informazioni non sono complete e tacciono sulla resistenza cittadina e la risposta dell’Occidente.

LEGGI ANCHE: La lettera, subito rimossa, di cinque storici cinesi contro l’attacco russo

Da Weibo a Douyin, tutti i contenuti oscurati dalla Cina sui social network

In Cina, le piattaforme social sono costantemente soggette al controllo governativo. Non sorprende, dunque, che la mano di Pechino si noti anche in una situazione delicata come quella del conflitto in Ucraina. La Bbc, riprendendo il China Digital Times, riporta che la Cyberspace Administration of China, autorità che regola la Rete, avrebbe inviato a siti web commerciali e media locali istruzioni ben precise in cui ha intimato di eliminare i dibattiti in live streaming e gli hashtag sul conflitto. Proibita anche la condivisione dei rapporti dei media stranieri e la pubblicazione di messaggi dannosi per l’uno o l’altro schieramento sui social. «È una mossa in linea con il passato», ha detto alla Bbc Sarah Cook, esperta di media cinesi.

Le autorità di Pechino hanno rimosso post a favore o contro l’invasione della Russia da Weibo e Douyin, principali piattaforme del Paese. Una neutralità però solo apparente
Una donna usa il social network Weibo su un tablet (Getty)

Al momento, le autorità del Dragone avrebbero già eliminato una lunga serie di contenuti dai social network. Douyin, il TikTok cinese, ha riportato in una nota ufficiale la rimozione di 498 video e 2657 commenti che incitavano all’odio e alla guerra. Weibo, corrispettivo orientale di Twitter, ha invece oscurato centinaia di account che deridevano la situazione in Ucraina. La piattaforma di messaggistica WeChat e il servizio live streaming Bilibili hanno eliminato 1642 messaggi considerati inappropriati e sospeso 57 profili.

LEGGI ANCHE: Come la Russia racconta in tv e online il conflitto in Ucraina

Quali contenuti sta proponendo la Cina sui media ufficiali?

Sebbene per la discussione social si punti alla neutralità, diverso è il caso delle reti ufficiali. Secondo la Bbc, i media cinesi continuano a riportare notizie sulla situazione in Ucraina, ma si astengono ancora dal parlare di guerra o invasione. Poco spazio alla resistenza popolare, quasi assente la risposta dell’Occidente al conflitto. Presenti invece alcune fake news di matrice russa, tra le quali la notizia che attribuisce a Kyiv la responsabilità dell’incendio alla centrale nucleare di Zaporizhzhia. «In Cina la censura sui contenuti dell’Ucraina è squilibrata», ha proseguito Cook. «Le voci contrarie alla posizione ufficiale del Partito sono prese di mira più di altre opinioni filo-governative».

El País English Edition – Russia’s propaganda campaign around the war in Ukraine reaches China

"[T]he Chinese Cyberspace Administration to internet companies … 'turn down the temperature on public sentiment toward the Russia-Ukraine conflict.'" https://t.co/NpqMkwDITB

— China Digital Times (@CDT) March 16, 2022

In tv non mancano poi le critiche agli Stati Uniti, considerati spesso responsabili del conflitto. Un articolo del Global Times  ha persino accusato Washington di aver tratto profitti dalla vendita di armi in Ucraina. La censura televisiva in Cina ha colpito anche le trasmissioni sportive. Secondo il China Digital Times, l’emittente statale CCTV si è rifiutata venerdì scorso, 11 marzo, di mandare in onda il messaggio di pace del presidente del Comitato Paralimpico Internazionale Andrew Parsons. Bloccata anche la diretta delle partite di calcio inglese a causa delle manifestazioni a sostegno dell’Ucraina da parte della Premier League.

Tag:Crisi ucraina
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